martedì 20 ottobre 2020

Il pasto nudo (1991)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/10/2020 Qui - Il limite di questo film di David Cronenberg è quello che per essere apprezzato appieno richiede una buona conoscenza dell'opera e della vita dello scrittore William Burroughs (il film è infatti ispirato al romanzo Pasto nudo dello scrittore statunitense, nonché alle reali circostanze in cui Burroughs scrisse a Tangeri il suo romanzo). Chi, come il sottoscritto, non ha queste basi, rimarrà sicuramente spiazzato di fronte a quest'opera che comunque ha un fascino indiscutibile ed è prova autoriale al di fuori di ogni dubbio. Notevoli difatti le ambientazioni, non dozzinali le atmosfere, affascinante nella sua messa in scena tra buoni (e repellenti) effetti speciali e una bella colonna sonora, ma il film è sostanzialmente bloccato su una piccola idea che non riesce a maturare. E' tutto un girare intorno ad una sorta di fissazione verso il debordo delle cose, verso l'allucinazione, che ha consistenza formale, ma si guarda bene dal tentare di averne una sostanziale. Così rimangono in mente gli effetti e l'estetica della storia. Manca l'etica, che non è morale, bensì è logica, è critica ragionata, metabolizzata, di quel che si intende comunicare. Stando così le cose, inevitabilmente la sceneggiatura è ambigua, pesca da Burroughs, ma interpreta a proprio modo, limitandosi tuttavia a ripetere slogan verbali e visivi, a quanto pare con l'aiuto dello scrittore stesso, per ragioni commerciali. Alla lunga il gioco stanca, si avverte un'impotenza a comprendere ciò di cui si tratta (il difetto maggiore sta nella sua scarsa linearità, che lo rende appunto tutt'altro che facile da seguire e sicuramente per nulla divertente). E anche una certa indifferenza verso l'esito delle rappresentazioni (perché insomma il film è molto letterario e poco cinematografico, e non mi ha esaltato per niente). Attori a posto (ottimo Peter "Robocop" Weller, discreti gli altri, tra cui Ian Holm, che ci ha lasciati poco tempo fa, Roy Scheider, scomparso da una decina d'anni, e Judy Davis), forse un po' piatti, comunque buona fluidità narrativa nella prima parte. Delirio allucinato "bello" ma difficile quindi, film importante ma eccessivamente metaforico, astruso, sovraccaricato. Voto: 6 [Qui Scheda]

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