Titolo Originale: Lazzaro felice
Anno e Nazione: Italia, Svizzera, Francia, Germania 2018
Genere: Drammatico
Regia: Alice Rohrwacher
Sceneggiatura: Alice Rohrwacher
Cast: Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher, Nicoletta Braschi, Luca Chikovani
Sergi López, Natalino Balasso, Tommaso Ragno
Agnese Graziani, Carlo Massimino, Edoardo Montalto
Durata: 118 minuti
Migliore sceneggiatura a Cannes 2018 per il dramma favolistico di Alice Rohrwacher.
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/03/2020 Qui - Una rivisitazione in chiave favolistica di san Francesco, questo è Lazzaro felice. Una fiaba, un apologo in difesa della bontà, quella rappresentata dal protagonista, una bontà che non viene vista e capita. Un film nettamente diviso in due parti, la prima ambientata in un modo rurale senza tempo (anche se siamo negli anni '90 come si desume dai primi cellulari) e fatto di sfruttamento, e una seconda che si svolge almeno 15-20 anni dopo in una città del Nord non identificata dove prevale la marginalità. A fare da tratto comune tra le due parti è appunto Lazzaro che muore per un incidente alla fine della prima ma che torna, risorgendo letteralmente, nella seconda parte per andare a incontrare di nuovo alcuni dei suoi amici contadini, nel frattempo sfrattati dalla fattoria e abbandonati a loro stessi in una città che non conoscono, non li accoglie e non dà loro alcuna possibilità, se non vivere di espedienti. Lo sguardo fiducioso, trasognato, immune da sentimenti negativi del ragazzo (davvero molto efficace l'interpretazione dell'esordiente Adriano Tardiolo che rende con efficacia il personaggio), però, non è cambiato (il cast comprende inoltre Alba Rohrwacher, sorella della regista, Nicoletta Braschi e Tommaso Ragno). Vorrebbe essere di aiuto, ma se in campagna ci riusciva, in città deve arrendersi e riconoscere la sua impotenza. Lazzaro felice è un film con diversi spunti di interesse e con uno sguardo sull'umano che fa di Alice Rohrwacher una delle registe più interessanti di questi anni. Non tutto, però, funziona a dovere, soprattutto nel passaggio tra le due parti (molto più convincente quella ambientata in campagna che conferma quanto la regista, come già visto ne Le meraviglie, sia particolarmente a suo agio nel raccontare il mondo rurale) e per alcune scelte di sceneggiatura (quest'ultima che ha pure vinto un premio a Cannes) a volte incomprensibili (inspiegabili certe scene), nonché per un uso della metafora fin troppo evidente. Lazzaro felice è comunque un lavoro fatto col cuore, al quale è impossibile non provare una certa affezione con tutti i difetti che si porta dietro. Ma a volte, purtroppo, il cuore non basta. La Rohrwacher firma infatti la sua terza regia con più animo e coraggio (che si trasforma tuttavia in ambizione) che bravura (perlomeno in fase di sceneggiatura), però non basta (almeno secondo me) a far raggiungere la sufficienza, a farmi dire che il film mi sia davvero piaciuto, e che rivedrei. Voto: 5+
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