Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/01/2020 Qui
Tema e genere: Un thriller spionistico fantascientifico (ma la fantascienza è marginale), politico ed attuale.
Tema e genere: Un thriller spionistico fantascientifico (ma la fantascienza è marginale), politico ed attuale.
Trama: Gli alieni hanno invaso la terra, ma un gruppo di resistenza a Chicago non si dà per vinto.
Recensione: Ne avevo lette di così tante cose positive che alla fine ci sono cascato, e ne sono rimasto scottato. Una delusione infatti (la prima del nuovo anno) quella scaturita da Captive State, che dalle premesse sembrava essere un film di forte interesse e di riuscita, ma non è così. Il film difatti, da un regista di action medio come Rupert Wyatt (suo il medio ma accattivante L'alba del pianeta delle scimmie), parte con premesse molto favorevoli, stuzzicanti, ma spreca molto presto le sue potenzialità di base, camuffandosi semplicemente sotto forma di film fantascientifico, ma scordandosi di coltivare quell'aspetto, a scapito di una vicenda di resistenza da una minaccia davvero troppo sbrigativamente e superficialmente sviscerata. Inutile affidarsi alle veloci apparizioni dei mostri alieni, resi inquietanti da un uso di effetti fulminei, validi ed efficaci per la durata di qualche attimo, ma poi scordati all'interno di una vicenda partigiana che viene sciorinata in tutta la sua consueta e già ampiamente vista burocrazia di resistenza che non lascia spazio più ad alcun momento di sorpresa o suspense. In questo senso il film appare come un tentativo ibrido scientemente pianificato di accontentare più palati, ma risultando alla fine quasi sempre inefficace a rendersi visivamente e narrativamente piacevole almeno al minimo sindacale, francamente dato erroneamente per scontato a scatola chiusa. Fantascienza, noir, spionaggio, dramma e thriller si fondono in un progetto che a posteriori può essere sicuramente definito come troppo ambizioso. Appare chiaro sin da subito che gli alieni altro non sono che un pretesto narrativo e che la loro presenza sullo schermo non risulti essere fondamentale. Idee nel film ce ne sono, come pure ambientazione e fotografia, ma la storia (più contorta di quello che è realmente, anzi, è pure prevedibile) sembra lasciare un po' tutto a metà. Gli alieni, raffigurati come simili a grossi ricci tentacolari, non sembrano né particolarmente intelligenti, né capaci di comunicare, come abbiano fatto a conquistare la Terra e a farsi amici la maggioranza della popolazione rimane un mistero. I resistenti affermano che gli alieni stanno prosciugando la terra da tutte le risorse, ma nel film come questo accada non si vede né si intuisce (e ancora, se è vero, possibile che in così pochi si oppongano?). Vera Farmiga è sempre brava e bella, ma non si capisce cosa c'entri il suo personaggio di misteriosa prostituta di mezz'età che spia tutti quelli che passano dal suo appartamento, John Goodman (che è comunque uno dei pochi punti forti del film, giacché l'attore riesce a sorreggere sulle sue spalle quest'opera ambiziosa paradossalmente troppo prevedibile nei suoi momenti salienti) nelle vesti di detective indaga, ma il fatto che sia stato collega ed amico del padre dei fratelli ribelli (uno dei due è interpretato da Ashton Sanders di The Equalizer 2 e prima ancora Moonlight) già fa sorgere dei sospetti.
Un fratello cerca di scappare in barca da Chicago all'altro lato del lago: perché? Gli alieni hanno invaso tutta la terra tranne il Michigan? Troppe cose seminate ma non fatte crescere appieno lasciano perplessi, per un film molto curato esteticamente, ma che per molti minuti lascia lo spettatore nell'attesa di qualcosa che non accade, o che accade troppo rapidamente, per poi passare oltre. Un thriller la cui tensione è assai meno di quella promessa. Un film sci-fi che parla di un'invasione aliena ma con poca fantascienza (men che meno azione) e pochi alieni. Che parla di politica ma senza la forza per riuscire a far davvero riflettere. Un film (con una sceneggiatura con troppe lacune che non mi ha coinvolto più di tanto) che ripercorre in modo poco convincente le orme tracciate dal cinema di Neill Blomkamp (e il suo gioiellino District 9), non riuscendo ad infondere lo stesso pathos. Ad una prima parte interessante ma eccessivamente lenta segue un finale troppo prevedibile. I numerosi personaggi che si susseguono sono senz'altro animati da forti motivazioni ma non riescono comunque a far presa sulla coscienza dello spettatore. Insomma un film sentito (probabilmente dal regista) ma arranca, non decolla mai. Il consiglio è comunque di recuperare (a chi non l'ha ancora visto) questo film, se non altro per godere dell'interpretazione di John Goodman e delle interessanti e decadenti ambientazioni di una Chicago nascosta. Proprio le location dove si muovono i personaggi riescono paradossalmente a colpire più di alcuni protagonisti. Sono le vie dove quotidianamente camminiamo e ci muoviamo, ignari del fatto che un giorno potrebbero rappresentare parte di uno scenario tanto nefasto.
Giudizio in sintesi: Abbastanza ben strutturato da avere voglia di guardarlo fino alla fine, anche se intuibile in corso d'opera per la piega che intraprende. Il cast è convincente, la regia non ha grandi pecche, il ritmo tiene abbastanza bene e qualche effetto speciale fa capolino qua e là risultando ben confezionato. Alla fine della fiera rimane però un film che esercita poco fascino, personalmente parlando, e che non ha grandi frecce al proprio arco, non meritando un voto troppo basso ma invogliando poco a una seconda visione. Si è fatto di meglio in questo ambito.
Consigliato: Sì, ma solo agli amanti di un certo cinema e di certi temi, se questi però hanno pochissime pretese.
Voto: 5,5
Recensione: Ne avevo lette di così tante cose positive che alla fine ci sono cascato, e ne sono rimasto scottato. Una delusione infatti (la prima del nuovo anno) quella scaturita da Captive State, che dalle premesse sembrava essere un film di forte interesse e di riuscita, ma non è così. Il film difatti, da un regista di action medio come Rupert Wyatt (suo il medio ma accattivante L'alba del pianeta delle scimmie), parte con premesse molto favorevoli, stuzzicanti, ma spreca molto presto le sue potenzialità di base, camuffandosi semplicemente sotto forma di film fantascientifico, ma scordandosi di coltivare quell'aspetto, a scapito di una vicenda di resistenza da una minaccia davvero troppo sbrigativamente e superficialmente sviscerata. Inutile affidarsi alle veloci apparizioni dei mostri alieni, resi inquietanti da un uso di effetti fulminei, validi ed efficaci per la durata di qualche attimo, ma poi scordati all'interno di una vicenda partigiana che viene sciorinata in tutta la sua consueta e già ampiamente vista burocrazia di resistenza che non lascia spazio più ad alcun momento di sorpresa o suspense. In questo senso il film appare come un tentativo ibrido scientemente pianificato di accontentare più palati, ma risultando alla fine quasi sempre inefficace a rendersi visivamente e narrativamente piacevole almeno al minimo sindacale, francamente dato erroneamente per scontato a scatola chiusa. Fantascienza, noir, spionaggio, dramma e thriller si fondono in un progetto che a posteriori può essere sicuramente definito come troppo ambizioso. Appare chiaro sin da subito che gli alieni altro non sono che un pretesto narrativo e che la loro presenza sullo schermo non risulti essere fondamentale. Idee nel film ce ne sono, come pure ambientazione e fotografia, ma la storia (più contorta di quello che è realmente, anzi, è pure prevedibile) sembra lasciare un po' tutto a metà. Gli alieni, raffigurati come simili a grossi ricci tentacolari, non sembrano né particolarmente intelligenti, né capaci di comunicare, come abbiano fatto a conquistare la Terra e a farsi amici la maggioranza della popolazione rimane un mistero. I resistenti affermano che gli alieni stanno prosciugando la terra da tutte le risorse, ma nel film come questo accada non si vede né si intuisce (e ancora, se è vero, possibile che in così pochi si oppongano?). Vera Farmiga è sempre brava e bella, ma non si capisce cosa c'entri il suo personaggio di misteriosa prostituta di mezz'età che spia tutti quelli che passano dal suo appartamento, John Goodman (che è comunque uno dei pochi punti forti del film, giacché l'attore riesce a sorreggere sulle sue spalle quest'opera ambiziosa paradossalmente troppo prevedibile nei suoi momenti salienti) nelle vesti di detective indaga, ma il fatto che sia stato collega ed amico del padre dei fratelli ribelli (uno dei due è interpretato da Ashton Sanders di The Equalizer 2 e prima ancora Moonlight) già fa sorgere dei sospetti.
Un fratello cerca di scappare in barca da Chicago all'altro lato del lago: perché? Gli alieni hanno invaso tutta la terra tranne il Michigan? Troppe cose seminate ma non fatte crescere appieno lasciano perplessi, per un film molto curato esteticamente, ma che per molti minuti lascia lo spettatore nell'attesa di qualcosa che non accade, o che accade troppo rapidamente, per poi passare oltre. Un thriller la cui tensione è assai meno di quella promessa. Un film sci-fi che parla di un'invasione aliena ma con poca fantascienza (men che meno azione) e pochi alieni. Che parla di politica ma senza la forza per riuscire a far davvero riflettere. Un film (con una sceneggiatura con troppe lacune che non mi ha coinvolto più di tanto) che ripercorre in modo poco convincente le orme tracciate dal cinema di Neill Blomkamp (e il suo gioiellino District 9), non riuscendo ad infondere lo stesso pathos. Ad una prima parte interessante ma eccessivamente lenta segue un finale troppo prevedibile. I numerosi personaggi che si susseguono sono senz'altro animati da forti motivazioni ma non riescono comunque a far presa sulla coscienza dello spettatore. Insomma un film sentito (probabilmente dal regista) ma arranca, non decolla mai. Il consiglio è comunque di recuperare (a chi non l'ha ancora visto) questo film, se non altro per godere dell'interpretazione di John Goodman e delle interessanti e decadenti ambientazioni di una Chicago nascosta. Proprio le location dove si muovono i personaggi riescono paradossalmente a colpire più di alcuni protagonisti. Sono le vie dove quotidianamente camminiamo e ci muoviamo, ignari del fatto che un giorno potrebbero rappresentare parte di uno scenario tanto nefasto.
Giudizio in sintesi: Abbastanza ben strutturato da avere voglia di guardarlo fino alla fine, anche se intuibile in corso d'opera per la piega che intraprende. Il cast è convincente, la regia non ha grandi pecche, il ritmo tiene abbastanza bene e qualche effetto speciale fa capolino qua e là risultando ben confezionato. Alla fine della fiera rimane però un film che esercita poco fascino, personalmente parlando, e che non ha grandi frecce al proprio arco, non meritando un voto troppo basso ma invogliando poco a una seconda visione. Si è fatto di meglio in questo ambito.
Consigliato: Sì, ma solo agli amanti di un certo cinema e di certi temi, se questi però hanno pochissime pretese.
Voto: 5,5
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