Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/01/2020 Qui
Tema e genere: Pellicola di stampo drammatico/storico (ma anche film di guerra) che narra le vicende del massacro di Peterloo del 1819.
Tema e genere: Pellicola di stampo drammatico/storico (ma anche film di guerra) che narra le vicende del massacro di Peterloo del 1819.
Trama: Nel 1819, a Manchester, in località St. Peter's Field una tranquilla manifestazione di lavoratori si trasforma in rivolta quando l'esercito britannico con il suo attacco causa numerosi morti e feriti.
Recensione: Dopo l'esperienza (non proprio felice a parer mio) del biopic su Turner, Mike Leigh torna a dirigere un film d'epoca che descrive, nei minimi dettagli, tutte le vicende che hanno portato alla manifestazione operaia a St. Peter's Field a Manchester ed i fatti che l'hanno iscritta nella storia come Massacro di Peterloo, una delle pagine più vergognose della storia britannica. La Restaurazione sancita dal Congresso di Vienna aveva come scopo la cancellazione di trent'anni di storia iniziati con la Rivoluzione Francese, ma la Storia ormai aveva preso una piega tale che la fame e gli stenti di tanti non potevano più mantenere il benessere di pochi, arroccati su posizioni a dir poco medievali. Trattati come delle bestie le classi lavoratrici vogliono rivendicare i propri sacrosanti diritti e il regista mette perciò in opera uno dei suoi film più ambiziosi. Nulla da eccepire sotto il punto di vista tecnico. La ricostruzione d'epoca (costumi e quant'altro), i primordi della Rivoluzione industriale sono resi in maniera minuziosa (il film poi, presentato in concorso a Venezia 75, si apre con la battaglia di Waterloo e si chiude con la manifestazione di Peterloo, questo il nome poi attribuito all'evento, instaurando dunque un interessante rispecchiamento tra i due eventi storici), ma soffre di evidenti sottolineature nella narrazione. I personaggi sono alquanto schematizzati e tralasciando la mezz'ora finale dedicata al massacro di St. Peter's Field (polverosa, rumorosa, impeccabile nella sua orchestrazione e visivamente splendida, la scena della manifestazione, seppur in parte didascalica, resterà probabilmente come uno dei momenti più alti del cinema di Mike Leigh), Peterloo, la Waterloo della classe abbiente inglese, si riduce a due ore di comizio continuo che appesantisce oltremisura tutto il lavoro.
Peterloo è infatti un lungo (troppo: due ore e mezza, molto impegnative) racconto storico, inizialmente molto parlato ed enfatico tra oratoria politica e schermaglie tra personaggi dai punti di vista contrapposti (c'è chi vuole le riforme e chi la rivolta e la repubblica), che descrive il periodo dal 1815 al 1819 per raccontare la susseguente crisi che gettò nella miseria ampi strati della popolazione inglese, soprattutto al Nord. Dove si chiedeva più dignità, condizioni economiche di sopravvivenza e il diritto alla rappresentanza politica. Il potere (casa reale guidata da un anziano e inetto re Giorgio III, ma anche governo, Parlamento, magistrati, esercito) vede nella repressione l'unica risposta a quelle che erano legittime richieste. Ed è così che il film fatica a interessare nella prima parte e diventa (come detto) avvincente solo alla fine, quando appunto il massacro (che è ovviamente la scena emotivamente più forte di tutto il film) si compie. L'autore difatti ci arriva dopo aver proposto una storia solo in parte appassionante, nonostante temi importanti e che non invecchiano mai, come la giustizia sociale. Oltretutto senza attori di spicco riconoscibili (il più noto, per così dire, è il bravo Rory Kinnear, nei panni di Henry Hunt), il che rende ancora più difficile far appassionare a questo film, comunque decoroso, che pure sviscera bene il concetto sul senso più profondo di democrazia, ma che di certo non si ricorderà come uno dei suoi migliori titoli.
Peterloo è infatti un lungo (troppo: due ore e mezza, molto impegnative) racconto storico, inizialmente molto parlato ed enfatico tra oratoria politica e schermaglie tra personaggi dai punti di vista contrapposti (c'è chi vuole le riforme e chi la rivolta e la repubblica), che descrive il periodo dal 1815 al 1819 per raccontare la susseguente crisi che gettò nella miseria ampi strati della popolazione inglese, soprattutto al Nord. Dove si chiedeva più dignità, condizioni economiche di sopravvivenza e il diritto alla rappresentanza politica. Il potere (casa reale guidata da un anziano e inetto re Giorgio III, ma anche governo, Parlamento, magistrati, esercito) vede nella repressione l'unica risposta a quelle che erano legittime richieste. Ed è così che il film fatica a interessare nella prima parte e diventa (come detto) avvincente solo alla fine, quando appunto il massacro (che è ovviamente la scena emotivamente più forte di tutto il film) si compie. L'autore difatti ci arriva dopo aver proposto una storia solo in parte appassionante, nonostante temi importanti e che non invecchiano mai, come la giustizia sociale. Oltretutto senza attori di spicco riconoscibili (il più noto, per così dire, è il bravo Rory Kinnear, nei panni di Henry Hunt), il che rende ancora più difficile far appassionare a questo film, comunque decoroso, che pure sviscera bene il concetto sul senso più profondo di democrazia, ma che di certo non si ricorderà come uno dei suoi migliori titoli.
Giudizio in sintesi: Accademico, elegante, assai consapevole delle sue scelte rigorose, Peterloo di Mike Leigh è un film visivamente ammaliante, narrativamente ostico. Un film tecnicamente ben fatto, ma eccessivamente prolisso. Un film che, nonostante il suo intento didattico, veicolato però dalla ridondanza e ripetitività, non raggiunge l'obbiettivo di far indignare lo spettatore, almeno non nella misura utile da riuscire a valorizzare oltremodo la pellicola.
Consigliato: Sì e no, diciamo però che è soprattutto destinato a un pubblico di stampo intellettuale.
Voto: 6
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