venerdì 3 gennaio 2020

Escape Room (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 03/01/2020 Qui
Tema e genere: Sfruttando lo schema logico ma mai delittuoso delle Escape Room, una delle attrazioni più in voga degli ultimi anni, soprattutto tra i giovanissimi, il regista dell'ultimo (blando) capitolo della saga di Insidious, ossia Adam Robitel, ne fa un teso thriller di grande fascino ai confini dell'illegalità.
Trama: Sei sconosciuti si ritrovano in una escape room impenetrabile, costretti a dover gestire una situazione che, del tutto fuori dal loro controllo, richiede intelligenza e ingegno per trovare degli indizi e sfuggire alla morte.
Recensione: Guardando Escape Room non possono che venire alla mente predecessori più o meno noti, tra i più prestigiosi dei quali si annovera senza dubbio Saw - L'Enigmista (2004) di James Wan, di cui si ritrova la sadica meccanica narrativa del ricatto che condanna a morte i meno inclini alla sopravvivenza a tutti i costi, e il mai abbastanza celebrato Cube - Il Cubo (1997) del talentuoso Vincenzo Natali, la cui meccanica narrativa da labirinto dell'orrore si trova qui replicata quasi fedelmente. A dare però carisma all'insieme e a suscitare l'interesse dello spettatore c'è sia la tematizzazione continuamente diversa delle stanze (in certi casi veri e propri allestimenti scenografici), che garantisce infinite possibilità anche per futuri sequel, sia la grande perizia realizzativa che coinvolge un po' tutti i reparti artistici e tecnici (Adam Robitel ha puntato molto sull'estetica e il film è visivamente interessante, con inquadrature dove pulsano il rosso e il blu per una fotografia moderna e suggestiva, ogni stanza del gioco è curata nel dettaglio e la scenografia è una co-protagonista invadente ma necessaria) e che è il vero punto di forza della pellicola.

Una pellicola che, pur non brillando per innovatività, funziona bene, anche grazie al regista che gioca bene le sue (poche) carte a disposizione, appunto perché la formula di base non era propriamente originale e neanche tanto nuova (non è questo l'unico). Certo, di problemi la pellicola ne ha, anche perché il gioco non appena si fa più scoperto, anche grazie all'alternanza della trama principale con alcuni flashback incentrati sul passato traumatico dei protagonisti (descritti tuttavia superficialmente e maldestramente nella loro componente psicologica), diventa inevitabilmente più prevedibile, perdendo di appeal e lasciando che i suoi meccanismi si inceppino, fino a trascinarsi con fatica verso un finale un po' raffazzonato e contorto, ma è un film (tra gli attori coinvolti, si ricordi soprattutto il giovane Logan Miller, apprezzato soprattutto per lo sferzante e divertente Manuale scout per l'apocalisse zombie, visto anche molto di recente nel piuttosto valido ma non affatto eccezionale Tuo, Simon) che intrattiene e che funziona, almeno sufficientemente per gli standard moderni. Infatti, se sarete alla ricerca del più tradizionale degli intrattenimenti scacciapensieri, condito da alcune sequenze davvero ben orchestrate e un pizzico di divertimento, potreste non rimaner delusi da questo teso ed affascinante film.
Giudizio in sintesi: Non sarà un film che spicca per l'originalità ma questo Escape Room, sagacemente realizzato nel periodo in cui queste stanze così "logicamente" enigmatiche spopolano fra gli enigmisti, ha il suo perché.
Consigliato: Sì, agli amanti del genere ma anche a chi sia alla ricerca di un thriller particolarmente teso.
Voto: 6

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