Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - David Ayer, salvo il lodevole Fury, non si è mai dimostrato un regista particolarmente ispirato, eppure nel genere poliziesco/gangster ha pure realizzato discreto cose (ma comunque Suicide Squad non grazie a lui si salvò dal fallimento totale). Quest'ultimo lavoro è però tra i peggiori del regista statunitense, sia come regia, che come sceneggiatura. In questo racconto sanguinario e pieno di momenti forti, la storia non presenta particolari novità o caratteristiche peculiari in grado di farne risultare originalità o qualità di rilievo. Certo l'azione risulta efficacemente diretta, il ritmo piuttosto ben distribuito nel racconto, ma la routine latita ed il dialogo tra i personaggi appare assai piatto e senza alcun guizzo che possa rendere memorabile almeno uno dei personaggi, legati ai soliti cliché degni di un telefilm anonimo. Peccato perché la prima parte non mi era dispiaciuta, coinvolgente e metteva delle buoni basi. Poi sembra entri in campo un altro regista/sceneggiatore e la seconda parte è un disastro su tutta la linea, tra banalità e situazioni poco credibili (scivolando nella banalità del classico revenge movie a tema narcos). Sprecato il personaggio di Shia LaBeouf, che aveva delle carte per avere un'ottima caratterizzazione, anche il suo "Creeper" è stato buttato un po' alle ortiche. Troppe inquadrature ravvicinate, situazioni sbrigative e finale, insomma, incerto. Voto: 5
sabato 31 luglio 2021
Lacci (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Daniele Luchetti è un bravo regista a cui si devono piccoli gioiellini come l'ultimo Momenti di trascurabile felicità, ma questo film mi è piaciuto e mi ha convinto in parte. Tuttavia questo Lacci, tratto da un romanzo di Domenico Starnone, resta una prova interessante sotto molti punti di vista, in particolare per il gioco di incastri temporali svolto con bravura nel montaggio, eppure alla fine sembra più un compitino dove il regista appare un po' distratto, non completamente coinvolto o a suo agio. Su una durata di quasi due ore il film (in cui di certo allieta la presenza della bella Linda Caridi di Ricordi?) ha buone intuizioni, affascina dove riesce a trasmettere il dolente rovello di una crisi di coppia destinata a durare per circa trent'anni, ma la tenuta complessiva dell'opera è troppo discontinua e il finale piuttosto deludente le fa perdere ulteriori punti. Per quanto le due coppie Luigi Lo Cascio/Alba Rohrwacher e Silvio Orlando/Laura Morante recitino con apprezzabile impegno, non c'è sufficiente continuità tra le scene che li vedono impegnati, tanto che quando il salto temporale arriva neanche si capisce bene che stiamo assistendo agli stessi personaggi ormai invecchiati. Il finale con i due figli cresciuti e inaciditi è un'appendice che resta sostanzialmente superflua ed estranea alla storia, e colpisce principalmente nel mostrarci una Giovanna Mezzogiorno fisicamente devastata. Non vorrei essere troppo severo, ma il film rimane un'occasione parzialmente sprecata nonostante il buon livello professionale dei vari contributi tecnici ed artistici. Voto: 6
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American Skin (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Sulla scia del Black Live Matter un intensissimo dramma discretamente costruito e con dei dialoghi da brivido. E se il Joker di Todd Phillips ha come riferimento preciso il cinema di Martin Scorsese, American Skin di Nate Parker, oltre ad avere la tutela di Spike Lee in veste di produttore, guarda ai lavori di Sidney Lumet come La parola ai giurati e Quel pomeriggio di un giorno da cani. Egli (già calzante con il suo The Birth of a Nation) prende questi due film e li ingloba in un unico progetto. Un processo non soltanto ad un poliziotto che ha ucciso suo figlio e che rimanda a tanti casi successi di recente negli Stati Uniti. E' un processo ad un sistema giudiziario inefficiente come minimo e forse corrotto in molti casi. Un film del genere con un argomento del genere, la facilità di cadere nella più bieca retorica è un pericolo costante. Tuttavia il regista (qui anche attore) riesce, in un ottica di film di genere, a non far degenerare tutto, anche se qualche concessione è presente. Sono circa novanta minuti molto veloci, che pongono in maniera semplice e diretta un problema che sta diventando ultradecennale. Proprio dalle radici lontane di tale problema emergono le difficoltà di risolverlo, con le parti, in fondo, ostaggio dei propri estremismi e soprattutto con una giustizia inadeguata ad affrontarlo. Per il resto i messaggi che manda il film sono piuttosto chiari cosi come il finale sorprendente. Promosso. Voto: 6+
La vita nascosta - Hidden Life (2019)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Terrence Malick torna alla narrazione lineare in un racconto biografico di un contadino austriaco, obiettore di coscienza, che fu ucciso dai nazisti come traditore al tempo della seconda guerra mondiale. Il risultato? Valido. Dopo gli ultimi che non mi avevano troppo convinto, anzi per niente, finalmente un buon film, sulla libertà e sul senso etico e morale per la vita. Un efficace inno contro la stupidità della guerra (ma non solo), privo di strepiti, retorica ed inutili giaculatorie. Un film penalizzato certo da almeno un'ora di scene ridondanti e allungate, che appesantiscono la visione e non aggiungono nulla alla poesia delle immagini (bellissimi i paesaggi dell'Austria), ma che non tolgono incisività all'emozionalità del racconto, riuscendo ad incuriosire e coinvolgere fino alla fine, che non arriva certo a sorpresa. Il regista australiano non rinuncia infatti alle sue peculiari caratteristiche, però almeno stavolta "esagerare" non poteva, ed evanescente non è stato. La sceneggiatura è buona anche se soffre (come detto) una flessione nella parte centrale, buone anche le recitazioni dei protagonisti, su tutti ovviamente August Diehl (ultimo film per Bruno Ganz e Michael Nyqvist). Nel complesso un bel film che fa riflettere. Voto: 6,5
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Shadows (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Un film che ha un approccio iniziale interessante. Tre soli personaggi, tutti femminili per tutta la durata del film isolati in un contesto perennemente notturno perché la luce del giorno può uccidere, almeno così dice la madre. Il lavoro di Carlo Lavagna ha meno venature gotiche horror di The Nest, essendo più legato al filone post-apocalittico, eppure tra questi due film italiani ho notato alcune similitudini (tuttavia il paragone con il film di Roberto De Feo è perdente). Prima di tutto il contesto isolato ed un mondo esterno che viene negato anche allo stesso spettatore, aumentando il grado di indefinibilità su cosa ci sia di veramente pericoloso in tale mondo. Inoltre c'è una figura materna a confronto con l'indole sempre più indisciplinata delle figlie. Figura protettiva da una parte, ma anche insofferenza crescente riguardo le regole imposte. Shadows quindi gioca molto sull'alchimia dei personaggi, sull'ambivalenza di luoghi e personaggi, protettivi e castranti allo stesso tempo. Il gioco a volte mostra la classica coperta corta, non esente da prolissità e con un twist finale abbastanza prevedibile. Comunque è pur sempre un prodotto riuscito, che i suoi aspetti positivi conta, da rispecchiarsi specialmente nella buona prova delle tre (straniere) attrici. Voto: 6+
Greenland (2020)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2021 Qui - Un genere, il disaster movie, che ha visto tempi migliori (sarebbe anche ora di smettere), che dopo un (mio) viaggio tra la Norvegia e la Corea, ritorna a casa America, il risultato è quello tipico del posto, mediocre. Che poi in verità questo Greenland (diretto da Ric Roman Waugh) è poco disaster, dato che punta più sui buoni sentimenti e il rapporto familiare che non sulla minaccia incombente. Nel complesso resta un film godibile che parte bene con una certa dose di angoscia e ansia ma che poi mano mano si perde nelle incongruenze (forzature qua e là, alcune anche piuttosto lampanti) e in certe scene fini a se stesse e non sviluppate come dovrebbero. Gerard Butler (qui reclutato per salvare non tutto il globo coi miliardi di umani ma soltanto il figlio diabetico e la moglie cornificata) se la cava e a suo agio in questo genere di pellicole (da Geostorm a Greenland il passo è breve), sacrificata Morena Baccarin, mentre il finale è consono, anche se poteva interrompersi con le sequenze dei ricordi del bambino, sarebbe stato un finale poetico e commuovente senza mostrare altro, lasciando allo spettatore immaginare se la razza umana si sarebbe estinta o meno, così facendo è invece (come) uno dei tanti. Alla fine guardabile ma dimenticabile. Voto: 5
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