martedì 27 agosto 2019

Ichi the Killer (2001)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/08/2019 Qui
Tema e genere: Splatter tratto dall'omonimo manga di Hideo Yamamoto.
Trama: Dopo la misteriosa scomparsa del boss Anjo, il folle e masochista Kakihara scatena una guerra fra bande per ritrovarlo. Ignora però il fatto che dietro a tutto c'è la mano di Jijii, il quale si sta servendo del fragile e sanguinario Ichi per tessere i fili di un complicato e pericoloso intreccio.
Recensione: Geniale, folle, bizzarro, ironico, prolisso, incoerente e a tratti noioso. Questo e tanto altro ancora è Ichi the Killer, spettacolo raccapricciante partorito dalla mente del diabolico Takashi Miike che qui rilegge un celebre manga. Non è un horror, ma è piuttosto splatter, anche se questo è un lavoro talmente particolare che non si sa dove collocarlo, Ichi the Killer non ha infatti un genere, lui è Ichi e basta, e ammazza un sacco. Si sa però che per film di questo "genere" si sente spesso usare la frase "per stomaci forti". E questo senza dubbio lo è, anche se Ichi the Killer non è un mero splatter privo di sostanza, è un film in cui il drammatico, lo yakuza-movie, il grottesco e lo splatter appunto, vanno a braccetto e non scadono nel banale, anche se l'eccelso è ben distante, perché seppur geniale è anche al tempo stesso, così ripetitivo e confuso da risultare a tratti letargico, e non tutte le trovate poi hanno la stessa forza dirompente. Ichi ha la faccia da debole, da uno che pare più uno studentello sfigato, piuttosto che un terribile carnefice. Ma Ichi è entrambe le cose e il regista "gioca" e sgretola lo stereotipo del temibile Killer annientatore. Si prova una certa compassione verso questo "povero" essere sfruttato e plagiato da chi cerca solo di raggiungere i propri interessi. Kakihara (interpretato da un grande già Tadanobu Asano), dalla faccia da Joker sfregiato, è un yakuza dall'animo di ghiaccio, che ricerca più il dolore fisico come piacere piuttosto che la vendetta. E' forte e freddo quanto sadico e masochista. Il sadismo e il masochismo, appunto, sono un filo conduttore dal primo all'ultimo minuto, sia nella nelle torture ai rivali, sia nella sessualità deviata. Le donne appaiono soltanto come prostitute e si respira una certa misoginia per nulla velata. La telecamera è spesso "schizofrenica" nel suo inseguire il sangue che zampilla dalle ferite mortali inflitte ai personaggi. La fotografia è curatissima e il montaggio accelera e rallenta a seconda delle azioni, nulla è lasciato al caso. Ichi the Killer è insomma un film sadico e lo spettatore è la sua vittima consapevole e consenziente, in cui il genio visionario e folle di Takashi Miike tortura la mente del suo pubblico, riuscendo a farlo ridere con una cascata di budella e sangue. Sufficienza piena di sicuro, più che piena.
Regia: Il film è girato con maestria eccezionale, le immagini sono sempre vivide, taglienti, esteticamente curate in ogni dettaglio. Lo stile di Miike è riconoscibilissimo sin dal primo secondo di pellicola, con una sequenza velocizzata che sembra uscire da un videoclip musicale. Una regia ed un montaggio schizzati che squarciano la pellicola e lo stomaco dello spettatore, che, comunque, non può fare a meno di lasciarsi andare a delle fragorose risate, grazie a delle trovate comiche senza le quali il film sarebbe stato davvero uno dei più traumatizzanti di sempre.
SceneggiaturaIchi the Killer non è un film sulla violenza, la violenza non è il fine del film ma è un semplice mezzo. La sceneggiatura infatti, comunque parecchio confusa e ripetitiva (e quindi non perfetta), vuole proprio trasmettere un messaggio che affonda le proprie radici nella filosofia pessimista: il piacere è un obiettivo irraggiungibile.
Aspetto tecnico: L'idea di puntare su scene piuttosto forti funziona, considerando anche che la realizzazione delle stesse è di un livello molto elevato e riescono a rimanere impresse nello spettatore per diverso tempo.
Cast: Kakihara, ottimamente interpretato da Tanadobu Asano è senza ombra di dubbio l'MVP della partita, battendo tutti gli altri con abbondante distacco.
Commento Finale: Cult assoluto di Miike, Ichi the Killer è l'opera che lo ha consacrato fra i fan di tutto il mondo come autore guida di un cinema estremo, delirante, eccessivo, iperviolento. A uno sguardo meno superficiale, rappresenta una lucida e intensa riflessione sul dolore (subito o provocato) che si accompagna a ogni relazione umana. Partendo dall'omonimo manga, Miike mette rapidamente in secondo piano il convenzionale intreccio yakuza per concentrarsi su una carrellata di bizzarri personaggi dalle psicologie deviate (dal carismatico Kakihara all'instabile Ichi fino all'ex poliziotto Kaneko, la figura più tragica, tormentata del film), colti nell'infruttuosa ricerca di una qualche forma di felicità. Privo di armi o scontri a fuoco, il nucleo violento passa tutto attraverso smembramenti, mutilazioni e torture sadiche, in una continua esasperazione grottesca di leggi fisiche e limiti corporei. Se si aderisce all'energica carica nichilista del film, il divertimento è assicurato, nonostante la forte ironia e i toni fumettistici nascondano, in realtà, una delle pellicole più dolenti del regista, pervasa da una intensa malinconia di fondo continuamente richiamata dallo straniante commento musicale. A tratti prolisso, ma il fascino non gli manca.
Consigliato: Da vedere? Non mi verrebbe mai in mente di consigliarlo a qualcuno ma è un film davvero interessante, soprattutto se avete stomaco.
Voto: 6,5

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