giovedì 29 agosto 2019

Operation Avalanche (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2019 Qui
Tema e genere: L'ennesimo film (in questo caso thriller spionistico) su una delle teorie complottiste più diffuse, lo sbarco sulla Luna.
Trama: Nel 1967 quattro agenti sotto copertura della Cia vengono inviati alla Nasa per essere assunti dalla troupe di un documentario. Quello che scopriranno porterà a una delle più grandi (presunte) cospirazioni della storia americana. La paranoia prenderà il sopravvento e i problemi saranno tanti.
Recensione: Si è celebrato lo scorso mese l'anniversario dello sbarco sulla Luna, evento entrato nell'immaginario comune e indimenticabile per chi ai tempi poté assistere in diretta alle fasi cruciali dello sbarco, con le leggendarie parole di Neil Armstrong diventate un vero e proprio tormentone. Eppure tra le varie teorie del complotto ve ne è una assai diffusa che vorrebbe l'allunaggio frutto di riprese girate in studio, con il nome di Stanley Kubrick più volte tirato in ballo quale effettivo regista del finto filmato spaziale. Operazione Avalanche (come parecchi altri lavori, Moonwalkers per esempio, lì tuttavia c'era azione e si rideva) si ispira proprio a questa ipotesi, anche se ne offre una versione inedita e con un finale che smentisce da solo qualsiasi teoria del complotto lunare sul nascere, e questa è certamente una nota positiva. Il problema è che il resto, anche per colpa della formula scelta, sia ben poca cosa. La formula scelta è infatti quella del mockumentary, con riprese spesso "rubate" di nascosto ai due personaggi principali: una scelta, seppur necessaria dal punto di vista della logica narrativa per accompagnare i protagonisti in questo intrigo mystery in cui la tensione cresce progressivamente fino all'intenso finale, poco verosimile in diverse situazioni, difetto questo che lo accomuna a tanti esponenti del genere. Lo stile con camera a mano può effettivamente risultare fastidioso in più occasioni, con un senso di mal di mare questa volta nemmeno giustificato da dinamiche horror di sorta. Operazione Avalanche si pone difatti come thriller ante litteram con filtri e immagini che strizzano l'occhio alle vecchie cineprese anni '60. Una decisione senza dubbio coraggiosa per essere più fedeli possibili al determinato periodo storico, spesso però le sgranature o i colori spenti rischiano di affievolire e rendere poco chiari alcuni passaggi fondamentali ai fini degli eventi. Eventi di stampo puramente spionistici oltretutto abbastanza modesti, che a parte nel finale, non riescono a fare troppa presa e convincere interamente, facendo così risultare questo film interessante, anche originale, un film mediocre, leggermente inutile ormai (basta con questa teoria) e pletorico.
Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Il regista, produttore e sceneggiatore Matt Johnson, compare nei panni di se stesso come protagonista insieme al collega Owen Williams e le loro performance non "caricate" garantiscono una certa verosimiglianza alla messa in scena, che include anche sequenze girate in una sede della NASA e vari filmati di repertorio dell'epoca che contestualizzano l'atmosfera di spasmodica attesa di quel primo, iconico passo. Tuttavia non basta, oltretutto il gioco spionistico è modesto, troppo affidato a una tecnica semi-documentaristica troppo abusata e stancante. Poco, francamente, inquadrature inutili, spesso pletoriche, con un aggravio di situazioni inutili che non aggiungono assolutamente nulla di quanto si sa e si dovrebbe in seguito vedere/apprendere. Si poteva fare decisamente meglio.
Commento Finale: Presentato al Sundance Film FestivalOperazione Avalanche prende spunto da una delle più famose teorie cospirazioniste secondo la quale l'allunaggio del 1969 sarebbe stato realizzato ad arte sulla Terra, tramite le moderne tecniche cinematografiche. Qui la figura di Stanley Kubrick (voluto dai complottisti come effettivo regista del fake-film), pur comparente per brevi secondi, non è determinante ai fini degli eventi e il finale riconsegna la corretta versione dei fatti. I novanta minuti di visione sono pregni di una buona dose di tensione, soprattutto nel rocambolesco finale, ma lo stile "mockumentary d'epoca" risulta alla lunga frastornante e rischia di rendere non sempre chiarissimo quanto accade in scena. Per un titolo che, pur avendo discreti spunti d'interesse, non pare drasticamente coraggioso e fuori dagli schemi come le premesse iniziali potevano far presagire.
Consigliato: Si lascia guardare per tutta la sua durata, ma è consigliabile solo agli appassionati del tema.
Voto: 5

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