venerdì 30 agosto 2019

Effetto Lucifero (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/08/2019 Qui
Tema e genere: Film drammatico incentrato sull'esperimento carcerario di Stanford, condotto nel 1971 dallo psicologo statunitense Philip Zimbardo presso l'Università di Stanford.
Trama: Ventiquattro studenti vengono scelti per un esperimento che li trasformerà in maniera casuale in guardie e prigionieri in una finta prigione situata nel seminterrato dell'università, ma le guardie abuseranno del loro potere.
Recensione: L'importanza del contesto ambientale in cui si trovano determinati individui è fondamentale e riesce più di ogni altro fattore ad influenzarne le condotte. Il cosiddetto "Effetto Lucifero" si occupa di studiare il processo secondo cui l'aggressività dell'individuo è fortemente influenzata dal contesto in cui egli si trova. Lo sa molto bene il professore di psicologia Philip Zimbardo (lo interpreta un risoluto Billy Crudup) della Stanford University che cerca ventiquattro cavie retribuite tra giovani studenti o disoccupati, per poter provare che tra guardie e ladri, il particolare contesto in cui entrambi sono costretti a vivere, li pone dinanzi ad una deviazione di comportamento che li fa sviare dal comportamento più razionale, sia da una parte che dall'altra, accentuando i contrasti, le tensioni, e favorendo da una parte l'abuso di posizione, e dall'altro il tentativo di fuga. Il professore pianifica, distribuisce i ruoli a suo arbitrio, sceglie la location appropriata per ricreare l'atmosfera carceraria. E già dai primi giorni le guardie, stressate dalla possibilità di non essere temute, cominciano a sconfinare in comportamenti che vanno ben al di là dei limiti rigorosamente previsti e concordati con il professore stesso. E i prigionieri, vessati e maltrattati, pianificano modalità di fuga, tentativi di ribellione, opere di convincimento da parte di tutti coloro che, per varie ragioni, al contrario di loro scelgono la via della remissività per affrontare le avversità ben più ostiche di quanto preventivato. Forte di due personalità attoriali carismatiche, per quanto ancora molto giovani, come il diabolico Ezra Miller e il più angelico Tye Sheridan (non dimenticando affatto tutti gli altri), The Stanford Prison Experiment è un film sulla teoria che lascia il posto alla pratica, all'azione, all'esplicitarsi di ciò che già era previsto, ma che nella concretezza dei fatti supera ogni possibilità teorica, moltiplicandone l'effetto distorsivo e deviato. Un film, non l'unico girato su questa singolare esperienza, non ho visto gli altri, ma tuttavia questo mi sembra ben fatto e ben recitato, scioccante e terribilmente istruttivo possibilmente da vedere.
Regia: Il regista Kyle Patrick Alvarez filma con una buona dinamica, ma anche senza verve innovativa, la tensione in tutto il suo crescendo, valorizza il senso di impotenza e di soffocamento che la cattività forzata genera ed incita, e si sofferma una volta ancora, come in altri celebri ed irraggiungibili film che hanno fatto la storia (Full Metal Jacket su tutti), sul rapporto sadico e diretto verso la perversione senza controllo, tra aguzzini e perseguitati, in un crescendo di tensione che solo la caccia sadica (come tra gatto e topo) riesce a ispirare e a scandire. Seppur non benissimo, bene.
Sceneggiatura: Il regista tratta l'argomento senza interpretare il suo pensiero: grazie alla schiettezza esemplare della messinscena sembra quasi di vedere un documentario, un documentario molto interessante. Gli attori diventano manichini nelle mani della storia (una storia psicologicamente istruttiva) e, lo si può sospettare vedendone i volti e gli sguardi, la lavorazione del film li ha sicuramente segnati.
Aspetto tecnico: La fotografia e lo stile utilizzato dal regista, con giochi di ombre e luce improvvisamente incandescente, rendono bene l'inquietudine delle vittime e la prevaricazione quasi sensuale dei carnefici, con il "semplice" uso della messa in scena.
Cast: Un ottimo cast, un buon Billy Crudup e uno stupefacente Michael Angarano, ma anche gli altri attori offrono un'ottima recitazione.
Commento Finale: Claustrofobia, oppressione ma anche immedesimazione, rabbia e sentimenti perturbanti: ecco cosa provoca Effetto Lucifero, pellicola che Kyle Patrick Alvarez ha "tratto" dall'omonimo esperimento che il professore Philip Zimbardo compì nel 1971 alla Stanford University. Un caso psicologico che sconvolse realmente l'opinione pubblica e gli stessi scienziati che ci lavorarono, dimostrazione di come l'animo umano portato all'estremo dia sfogo sue più bieche sfaccettature. In ogni caso Effetto Lucifero non brilla per la suspense, ma riesce comunque a lasciare qualcosa nello spettatore.
Consigliato: E' girato in unico spazio, è abbastanza lento, ha dalla sua però la validità psicologica ed umana, dipende dai gusti e dalla voglia.
Voto: 6

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