Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/08/2019 Qui
Tema e genere: Un dramma intimistico che interseca due tragedie, con una brava Jennifer Aniston.
Trama: Claire Bennett è una ricca losangelina nevrastenica affetta da dolore cronico, dipendente dai farmaci e con un tragico passato alle spalle. Vive in simbiosi con la sua colf ispanica Silvana e frequenta le riunioni di un gruppo di sostegno: durante uno di questi incontri viene informata del suicidio di una conoscente, Nina. Attratta dalla vicenda, si insinua poco a poco nella famiglia della defunta.
Recensione: Una performance rilevante quella di Jennifer Aniston in Cake, che racconta la vita di una donna di Los Angeles e della sua lotta contro il dolore cronico. In questo film la famosa protagonista della serie televisiva Friends e di numerose altre commedie americane, stupisce infatti interpretando un ruolo difficile e altamente drammatico che le ha comportato anche una sorta di imbruttimento fisico, necessario ovviamente alla parte sostenuta. La parte di una persona che dice tutto ciò che le passa per la testa senza preoccuparsi della reazione degli altri. Cinica e burbera, con il suo atteggiamento fa sorridere lo spettatore più volte ma il suo è solo un modo per proteggersi, per non mostrare le sue sofferenze e le sue paure più profonde. Il film infatti presenta molti personaggi che soffrono, ognuno per un motivo diverso, ma Claire rifiuta l'idea di essere come loro reagendo con il suo "caratteraccio". E' così che il regista e lo sceneggiatore, in modo anche umoristico, si avvicinano a questioni pesanti come il suicidio, il dolore, la separazione e la dipendenza dai farmaci. Quest'ultima si evince dal modo compulsivo con cui Claire tiene sotto controllo la sua scorta di farmaci segreti o la sua abitudine di reclinare completamente indietro il sedile del passeggero perché per lei il dolore è troppo grande per sedersi normalmente. Queste ripetizioni non sono altro che indizi, che guidano appunto lo spettatore verso la verità e che mostrano l'antieroina Aniston sotto una luce più compassionevole. Solo gradualmente veniamo a conoscenza del suo passato e soprattutto del perché è così attratta dalla famiglia di una donna del suo gruppo di sostegno che si è suicidata. A proposito della Aniston, lei che in ogni respiro e cipiglio di Claire, anche se costruiti, colpisce al cuore. Azzeccata è quindi la scelta del cast (anche se è qui anche produttrice). In tal senso bellissimo e toccante è il rapporto che si sviluppa tra lei e la sua domestica Silvana che sopporta il sua comportamento maleducato e le continue richieste, ma in più di una scena sono mostrati accenni di gentilezza da parte della protagonista che rivelano quanto in fondo sia buona e fragile. Inoltre, anche il titolo del film stesso, Cake, di cui verrà svelato il significato alla fine del film, risulta quanto mai azzeccato in seno a tutta la vicenda e soprattutto quanto mai emblematico e consono alla sua stessa atmosfera. All'atmosfera di un film in cui non succede apparentemente nulla di rilevante nella sua ora e mezza, ma che riesce a colpire alquanto forte.
Regia: Daniel Barnz, regista discontinuo (ancora ci si ricorda del bellissimo Phoebe in Wonderland, ma che dire di Beastly?) interseca due tragedie annaspando a tratti nel cercare di tenerne bilanciati i multipli fili, e così dove Cake mostra il fianco è nello sfilacciamento dei pochi rapporti sfuggenti ma determinanti per Claire, a volte troppo riversi nella propria simbologia (il fantasma di Nina, la ragazza del finale). Ma si riscatta soprattutto nel bellissimo finale, che contiene in sé la direzione della pellicola tutta, nella sua delicatezza semplice e immediatamente coraggiosa.
Sceneggiatura/Cast: Cake fa parte di quelle pellicole intimistiche ed appartenenti al cinema indipendente americano in cui la trama praticamente è ridotta a zero ed i veri protagonisti vengono ad essere gli stati d'animo, le situazioni interiori e personalissime dei vari individui e le loro reazioni. Jennifer Aniston pertanto diventa qui la "portavoce" di un malessere fisico, ed ancor più morale, che la deturpa fisicamente e pure interiormente, dal momento che, almeno all'inizio della storia, ella appare scontrosa e capricciosa. E l'attrice riesce in maniera mirabolante ed inaspettata a rendere queste sensazioni in maniera quanto mai vera, toccante, sincera e comprensibile, nonché altamente apprezzabile. E quello che più quasi sconcerta è proprio vedere manifestamente espresse le sue potenzialità delle qualità di attrice che spesso rimangono inespresse o, per lo meno, confinate a ruoli comici e sicuramente più leggeri. Non ci si stupisce così che ella fu all'epoca candidata a numerosi premi ed altrettanti ne abbia vinti perché sia le candidature che le premiazioni sono/erano meritate. Una menzione particolare, però, occorre rivolgere anche alla bravissima Adriana Barreza, già ampiamente ammirata e premiata per il suo memorabile e toccante ruolo drammatico in Babel, che interpreta la domestica messicana in maniera commovente e suggestiva. Funzionali, seppur poco caratterizzati e "utili", gli altri.
Aspetto tecnico: Qualità standard, che siano musiche, ambientazioni e quant'altro, che è già qualcosa di positivo.
Commento Finale: Cake è un film sul dolore fisico e mentale che può provocare un trauma. La pellicola si dedica soprattutto ai diversi percorsi che una persona intraprende per andare avanti e anche se la trama è banale e piena di cliché (con qualche forzatura narrativa/registica funzionale all'interrelazione del personaggio con l'esterno), rimane comunque un'eccellente prova del regista e un'ottima interpretazione di Jennifer Aniston.
Consigliato: Da non perdere per chi è interessato alle storie più intimistiche e proprie della cinematografia indipendente.
Voto: 6
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