Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/08/2019 Qui
Tema e genere: Film a cavallo tra thriller e lo spionaggio. Una spy story classica dal piacevole gusto "retrò".
Trama: Duval (François Cluzet), contabile ex alcolista, da tempo ha qualche difficoltà a trovare un nuovo posto di lavoro. Così, quando una misteriosa organizzazione gli chiede di trascrivere delle intercettazioni telefoniche, accetta senza porre domande: rimarrà invischiato in un pericoloso intrigo che vede coinvolti i servizi segreti e le alte sfere del governo francese.
Recensione: Un thriller senza numerose e grosse scene d'azione ma piuttosto claustrofobico (infatti la vicenda si svolge per lo più interamente all'interno di un appartamento vuoto) e con un ritmo che diventa sempre più incalzante e, pertanto, avvincente per i suoi svariati (seppur non troppo imprevedibili) colpi di scena. Ben girato dal regista Thomas Kruithof, qui peraltro alla sua prima esperienza registica, il film punta molto sulle atmosfere, sulla suspense, e soprattutto sulla bravura degli attori, quali François Cluzet (Alba Rohrwacher purtroppo è stata relegata in un ruolo di secondo piano), che sicuramente ne elevano il valore e la conseguente riuscita. Mescolando sapientemente le atmosfere raggelanti del noir francese con il meccanismo hitchcockiano dell'uomo qualunque inghiottito da un intrigo internazionale che rischia di schiacciarlo, il film infatti riflette (e bene), come in uno specchio deformante, l'alienazione contemporanea e la mania persecutoria di certa pubblicistica che dipinge una società perennemente spiata da occhi invisibili e agitata da movimenti para-istituzionali con derive eversive, e questo è sicuramente un pregio. Tuttavia, non mancano le pecche in questa onesta opera d'artigianato. Se, infatti, la scelta del regista di mostrare un mondo fatto solo di dispositivi analogici, può sembrare anacronistica, invece fa parte di questo affascinante progetto "retrò" elegante e asciutto, dove la tecnologia resta tagliata fuori a vantaggio dei personaggi, che sono al centro della vicenda (come in una vecchia storia di spionaggio anni '50), il finale, con punte action, appare affrettato e in controtendenza rispetto alla tenuta generale del film, incentrato su silenzi ed ellissi. Eppure il finale seppur inverosimile è piacevole, e nel complesso è questo un buon film, un thriller classico, solido, ben scritto e diretto.
Regia: Per essere un esordio, Thomas Kruithof dimostra di possedere lucidità di sguardo ed equilibrio, costruisce la traiettoria della trama con metodo, inquadrando il protagonista con circospezione, semina precocemente indizi senza strafare, all'interno di una cornice (messa in scena) minuziosa, come può essere un appartamento deputato a luogo di lavoro asettico, spoglio e grigio.
Sceneggiatura: Un po' troppo "intricata", anche se mette bene in evidenza le capacità di un uomo comune che quando si trova "messo alle strette" sa uscirne fuori destreggiandosi tra meccanismi più grandi di lui. Poco e a niente serve la fragile alcolista Sara (la nostra Alba Rohrwacher), figura appena sbozzata dalla stessa sceneggiatura, che ha dalla sua brillanti dialoghi, che sono poi il fulcro stesso dell'impianto.
Aspetto tecnico: Il gioco d'atmosfera è riuscita ed efficace, anche grazie alla fotografia. Solo abbozzata la musica, comunque perfettamente funzionale.
Cast: Apprezzabilissimo soprattutto François Cluzet nei panni del protagonista, che esprime con realismo le emozioni del personaggio, un tipo solitario ed introverso. Comunque efficaci tutti gli altri.
Commento Finale: Opera prima del belga Thomas Kruithof, La meccanica delle ombre è un thriller di media fattura, piacevole da seguire seppur poco originale e non sempre coinvolgente al punto giusto. La messinscena però regge, anche se si gioca sempre su territori piuttosto convenzionali, e la breve durata aiuta quantomeno a non annoiarsi. Si poteva forse fare di meglio, anche perché alcune forzature sono evidenti (con passaggi anche telefonati), ma va bene così.
Consigliato: Qualche colpo di scena, qualche cambio di "visione e di "fronte" e l'ora e mezza passa via anche se il film è quasi basato esclusivamente su dialoghi. Quindi se sopportare tutto ciò e siete appassionati del genere, consigliata è la visione.
Voto: 6
Trama: Duval (François Cluzet), contabile ex alcolista, da tempo ha qualche difficoltà a trovare un nuovo posto di lavoro. Così, quando una misteriosa organizzazione gli chiede di trascrivere delle intercettazioni telefoniche, accetta senza porre domande: rimarrà invischiato in un pericoloso intrigo che vede coinvolti i servizi segreti e le alte sfere del governo francese.
Recensione: Un thriller senza numerose e grosse scene d'azione ma piuttosto claustrofobico (infatti la vicenda si svolge per lo più interamente all'interno di un appartamento vuoto) e con un ritmo che diventa sempre più incalzante e, pertanto, avvincente per i suoi svariati (seppur non troppo imprevedibili) colpi di scena. Ben girato dal regista Thomas Kruithof, qui peraltro alla sua prima esperienza registica, il film punta molto sulle atmosfere, sulla suspense, e soprattutto sulla bravura degli attori, quali François Cluzet (Alba Rohrwacher purtroppo è stata relegata in un ruolo di secondo piano), che sicuramente ne elevano il valore e la conseguente riuscita. Mescolando sapientemente le atmosfere raggelanti del noir francese con il meccanismo hitchcockiano dell'uomo qualunque inghiottito da un intrigo internazionale che rischia di schiacciarlo, il film infatti riflette (e bene), come in uno specchio deformante, l'alienazione contemporanea e la mania persecutoria di certa pubblicistica che dipinge una società perennemente spiata da occhi invisibili e agitata da movimenti para-istituzionali con derive eversive, e questo è sicuramente un pregio. Tuttavia, non mancano le pecche in questa onesta opera d'artigianato. Se, infatti, la scelta del regista di mostrare un mondo fatto solo di dispositivi analogici, può sembrare anacronistica, invece fa parte di questo affascinante progetto "retrò" elegante e asciutto, dove la tecnologia resta tagliata fuori a vantaggio dei personaggi, che sono al centro della vicenda (come in una vecchia storia di spionaggio anni '50), il finale, con punte action, appare affrettato e in controtendenza rispetto alla tenuta generale del film, incentrato su silenzi ed ellissi. Eppure il finale seppur inverosimile è piacevole, e nel complesso è questo un buon film, un thriller classico, solido, ben scritto e diretto.
Regia: Per essere un esordio, Thomas Kruithof dimostra di possedere lucidità di sguardo ed equilibrio, costruisce la traiettoria della trama con metodo, inquadrando il protagonista con circospezione, semina precocemente indizi senza strafare, all'interno di una cornice (messa in scena) minuziosa, come può essere un appartamento deputato a luogo di lavoro asettico, spoglio e grigio.
Sceneggiatura: Un po' troppo "intricata", anche se mette bene in evidenza le capacità di un uomo comune che quando si trova "messo alle strette" sa uscirne fuori destreggiandosi tra meccanismi più grandi di lui. Poco e a niente serve la fragile alcolista Sara (la nostra Alba Rohrwacher), figura appena sbozzata dalla stessa sceneggiatura, che ha dalla sua brillanti dialoghi, che sono poi il fulcro stesso dell'impianto.
Aspetto tecnico: Il gioco d'atmosfera è riuscita ed efficace, anche grazie alla fotografia. Solo abbozzata la musica, comunque perfettamente funzionale.
Cast: Apprezzabilissimo soprattutto François Cluzet nei panni del protagonista, che esprime con realismo le emozioni del personaggio, un tipo solitario ed introverso. Comunque efficaci tutti gli altri.
Commento Finale: Opera prima del belga Thomas Kruithof, La meccanica delle ombre è un thriller di media fattura, piacevole da seguire seppur poco originale e non sempre coinvolgente al punto giusto. La messinscena però regge, anche se si gioca sempre su territori piuttosto convenzionali, e la breve durata aiuta quantomeno a non annoiarsi. Si poteva forse fare di meglio, anche perché alcune forzature sono evidenti (con passaggi anche telefonati), ma va bene così.
Consigliato: Qualche colpo di scena, qualche cambio di "visione e di "fronte" e l'ora e mezza passa via anche se il film è quasi basato esclusivamente su dialoghi. Quindi se sopportare tutto ciò e siete appassionati del genere, consigliata è la visione.
Voto: 6
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