Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/06/2021 Qui - Storia forte, dura e diretta in quello che racconta, in una Algeria degli anni '90 dove era sempre più imperante l'esaltazione religiosa integralista della guerra civile. Film di donne, simbolo di un Paese, nella sostanza inno alla laicità ed alla libertà femminile e alla parità genere, per le quali ancora tante battaglie ci sono da combattere. Una grande opera prima della regista-documentarista algerina Mounia Meddour che narra la storia (ma in realtà parla, di riflesso, di se stessa e di quello che ha vissuto) di Nedjma (la Papicha del titolo), ragazza vivace che sogna di fare la stilista e che ama la libertà insieme alle sue amiche studentesse universitarie. Un film emotivamente potente, drammatico, di grande intensità con una grande regia e una grande prova attoriale di tutte le protagoniste, in primis della bravissima (e bella) Lyna Khoudri che domina la scena in maniera stupefacente. E va bene che si enfatizza un po' troppo, che la storia non pare costruita in modo ordinato, ma questa pellicola, presentata al Festival di Cannes 2019, vietata in patria, per motivi mai chiariti dal governo algerino, a dimostrazione del fatto che, purtroppo, la battaglia, lì, altrove e dovunque, per la laicità contro il fondamentalismo religioso e per i diritti delle donne è ancora molto lunga, è una gran pellicola. Importante testimonianza, efficace inno alla resistenza. Voto: 6,5
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