Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/06/2021 Qui - Uno di quei film su cui risulta difficile scrivere una recensione originale, perché tutto è già stato detto, sia a favore che contro (ma principalmente a favore). Il film ha avuto un notevole impatto sulla fantascienza dei decenni a venire (punto di riferimento per opere importantissime che verranno realizzate moltissimi anni dopo, come ad esempio Blade Runner), nonché sulla cultura popolare in genere, ma è oggetto di controversie fra i critici: una parte di essi lo ritiene un capolavoro "senza se e senza ma", altri gli rimproverano difetti soprattutto nella sceneggiatura. Indubbiamente, alcuni elementi narrativi possono risultare un po' datati, soprattutto l'idea che "la mano e il cervello possono essere riuniti soltanto dal cuore", che semplifica il conflitto fra il proletariato schiavizzato e il capitalismo tirannico e crudele, mentre funzionano molto meglio elementi narrativi di derivazione espressionista, come la lotta fra la dolce Maria e il suo "doppio", il robot creato dallo scienziato pazzo Rotwang. Anche nella recitazione si avverte qualche squilibrio: piuttosto enfatico l'attore Gustav Frohlich che interpreta il giovane eroe Freder, anche Brigitte Helm e Rudolph Kleine-Rogge tendono a caricare molto le rispettive interpretazioni in linea con i dettami del muto, ma la loro intensità è preferibile rispetto all'overacting di Frohlich e regge bene anche per gli standard odierni. Tuttavia, quello che rende il film eccezionale ancora oggi è la genialità delle invenzioni visive e scenografiche adottate dal regista (Fritz Lang, anche sceneggiatore insieme alla moglie Thea Von Harbou): uno stile visivo che costruisce una città futuristica popolata da palazzi monumentali collegati fra di loro da un intrico di ponti e passaggi sopraelevati, contrapposti a un mondo sotterraneo dominato da macchinari giganteschi dove gli uomini si sentono alienati. L'effetto visivo risulta volutamente abbacinante, con un'impressione di artificialità che si sposa benissimo all'idea di società totalitaria che sta alla base della trama. Fra le sequenze memorabili, da citare almeno la visione del Moloch che si nutre di carne umana, quella della Torre di Babele, il lavoro disumanizzante provato dal ricco Freder o la creazione del robot da parte di Rotwang, quest'ultima omaggiata da tantissime citazioni in altri film su scienziati pazzi come la saga di Frankenstein. Nel complesso, un'opera di impatto ancora molto forte a più di novant'anni dalla sua uscita, dunque una pietra miliare nell'evoluzione del linguaggio cinematografico: da vedere preferibilmente nell'edizione integrale (disponibile su Youtube) di quasi due ore e mezza che reintegra molte sequenze assenti dalle copie che avevano sempre circolato. Uno dei pochi film muti che, in virtù del suo estremo dinamismo, si fa apprezzare anche dal pubblico odierno non avvezzo a questo tipo di linguaggio. Voto: 9
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