Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/04/2023 Qui - All'inizio sembra una "semplice" commedia nera. Col passare dei minuti la tragedia monta sempre di più fino a un finale più nero di ciò che sembra in apparenza. La metafora è chiara (d'altronde i richiami alla guerra civile sono espliciti e ripetuti) ma si parla anche di solitudine e quindi dell'infelicità umana. Molto ironico e grottesco, carico di nonsense nella parte iniziale, dove domina un senso di profondo smarrimento per l'imprevista rottura di amicizia, il film prende pieghe più cupe e fosche, distruttive da una parte ed autodistruttive dall'altra, in una spirale senza scampo dove probabilmente l'unica speranza è fuggire ed andare in quell'Irlanda falcidiata dal conflitto civile. Il sempre ottimo Martin McDonagh gira un film sorprendente e originale che ha nei bizzarri dialoghi il suo punto di forza. Per fortuna non è solo un film di genere grottesco ma che apre a diversi significati andando a pescare da tradizioni celtiche, vecchie leggende o altro. Un mix affascinante, mai noioso e che non cade nel ridicolo malgrado alcune scelte dei protagonisti sembrino fuori di testa (o poco credibili). Gli esiti del secondo tempo, con tanto di inaspettati dettagli gore, possono lasciare perplessi, ma il tono quasi fiabesco degli ultimi snodi e il bellissimo finale sciolgono qualsiasi riserva. Aggiungiamo i bellissimi scenari e un grande (come sempre) Brendan Gleeson (ma tutti gli altri non scherzano affatto). A mio avviso non è ai livelli di In Bruges e soprattutto di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, che personalmente reputo due grandissimi film (in particolar modo il secondo), ma rimane comunque un film da vedere. Un film il cui fascino sta che nel grottesco e nell'assurdo riesce a parlare sia di una piccola dinamica umana, sia di una grande dinamica sociale. Ti incolla scena dopo scena, è ciò che il vero cinema può riservare malgrado sia una storia molto semplice e lenta. Voto: 7+
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