Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/04/2023 Qui - Evitando di fare paragoni con il film di Akira Kurosawa poiché si arriverebbe ad ovvie deduzioni, posso affermare che il film di Oliver Hermanus (l'aderenza al modello originale è comunque rispettata, con un pizzico di speranza in più al film del regista giapponese) si fa apprezzare per il suo modo garbato e molto "inglese" con cui si tratta dello spinoso problema con cui tutti noi dovremmo fare i conti. Il bravissimo protagonista (un certo Bill Nighy per dire) incarna alla perfezione quel passo mesto verso l'inevitabile che diventa in parte occasione di riscatto personale e familiare (fallito) e soprattutto sociale. L'ambientazione negli anni '50 fornisce al film (grazie al rigore della messa in scena e ai costumi) una patina vintage piacevole. Unica nota stonata il discorso finale del vigilante, qualcosa di retorico che stona un po' con quanto visto fino a quel momento. "Vivere" aveva bisogno di un remake? Probabilmente no ma se proprio si doveva fare direi che meglio di così era difficile. La sceneggiatura è infatti ben bilanciata, e avrebbe meritato più considerazione dall'Academy. Voto: 6,5
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