Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2022 Qui - Tra (presunti) stupri, processi, morti, calunnie e altre graziose
faccende (nel condominio più sfigato di Roma), tutto
finirà incomprensibilmente a tarallucci e vino: non sembra un film di
Nanni Moretti (Mia madre era certo migliore) e probabilmente il fatto che è tratto da un
romanzo (omonimo) di Eshkol Nevo, evidentemente rimaneggiato anche dallo
stesso regista insieme ad altri, non è
un caso. È difficile parteggiare per qualcuno in una pellicola in cui
tutti i personaggi sono antipatici, e non solo per i difetti imposti dal
copione: i limiti di recitazione sono fin troppo scoperti e solo
Andrea Giannini, Alba Rohrwacher e Margherita Buy lasciano un buon
ricordo di sé sullo schermo. Inutile accanirsi su Moretti, perfetto nel
suo stile recitativo in
levare nelle parti leggere o surreali, ma totalmente fuori parte in un
ruolo drammatico come questo. La morale dovrebbe riguardare il perdono e
la comprensione, ma a fronte di un'opera così sgangherata anche dal
punto di vista logico (soprattutto nell'episodio che ha per protagonista
Riccardo Scamarcio, in cui non ha sostanzialmente mai senso
nulla) è
complicato
prendere sul serio qualsiasi cosa. Un film che espone tanti avvenimenti
ma in definitiva non particolarmente stimolanti. Voto: 4,5
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