Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2022 Qui - Sydney Sibilia prende uno spunto come fu per (la spettacolare trilogia
di) Smetto quando voglio (Breaking Bad) ed in questo caso, con l'Isola
delle Rose ne fa una sua personale I love Radio Rock (anche citata
all'inizio). I personaggi del regista salernitano (tra i più promettenti
e capaci del nostro cinema moderno) hanno in comune determinate
caratteristiche che anche in questo film si confermano, outsider che
vengono isolati dal loro contesto quotidiano, individui dotati anche di
talento che in qualche modo grazie alla loro visione immaginaria ed
utopistica si creano a parte quel mondo che il '68 voleva cambiare. Egli
è bravo nel disegnare i personaggi, riesce a dare sempre un certo
respiro internazionale alle sue storie (è sbarcato su Netflix non per
caso), Elio Germano (che spogliatosi dai panni di Antonio Ligabue si
cala nuovamente nella parte di un sognatore fuori dagli schemi) capeggia
una buona compagine di attori sull'Isola (tra cui la Matilda De
Angelis, di Youtopia), mentre nel governo il duo Fabrizio
Bentivoglio-Luca Zingaretti fa faville (il primo consiglio dei ministri è
esilarante). Storia che non conoscevo (che viene romanzata), film ben fatto e con una bella
colonna sonora di pezzi anni '60. Buono davvero, con quel retrogusto di
malinconia, unica pecca una certa anacronisticità narrativa, e un po' di drammaticità in più non avrebbe guastato. Voto: 7
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