Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/06/2021 Qui - Film un po' deboluccio della saga X-Men. Sarà che la trama sa un po' di brodo riscaldato, dato che la storia riprende quella dell'episodio "Conflitto finale", sempre parlando dei film sugli X-Men. Sicuramente il punto di vista è diverso, gli interpreti sono diversi, e l'intreccio è diverso, ma ci sono dei punti in contatto che fanno sì che questa storia non sembri originalissima. Mettiamoci inoltre un ritmo un po' blando, la quasi assenza di momenti di grosso pathos, e i momenti clou giocati un po' male, ed ecco che questo film degli X-Men si rivela tra i più deludenti quanto meno dell'universo "prequel" (si salvano solo i toni e le atmosfere più cupe del solito, ma diversi momenti lasciano l'amaro in bocca). E' infatti un capitolo finale abbastanza deludente di una saga iniziata bene da Matthew Vaughn e proseguita con il giusto piglio dallo specialista Bryan Singer. Che poi, la CGI è accettabile, la regia modesta (dello sceneggiatore e produttore Simon Kinberg, al suo esordio dietro la macchina da presa) ma dignitosa, il vero problema risiede nella (sua) sceneggiatura (oltretutto piena di espedienti inutili, che si svolge nella maniera più piatta, lineare e anti-climatica possibile, senza un guizzo, un'idea che sia una, con annessi dialoghi banali e ripetitivi), soprattutto il personaggio di Jessica Chastain (che bionda non si può vedere) è privo di qualsiasi profondità. In realtà non aveva senso inserire una villain in questa storia, perché lo era già la protagonista stessa (Sophie Turner, che inoltre qui convince molto poco), senza mettere in mezzo improbabili alieni muta-forma. I personaggi, semplicemente non hanno caratterizzazione: non hanno fascino, non attirano simpatie/antipatie, nulla di nulla. Charles Xavier sembra posseduto da una personalità di Split, Magneto è confuso e non sa nemmeno lui cosa vuole, idem per Hank McCoy. Non ci sono nemmeno le fantastiche sequenze di Quicksilver che avevano salvato ed elevato (forse anche eccessivamente da me) Apocalisse (di cui questo film è sequel). Ci si diverte, nonostante tutto (l'intrattenimento d'altronde è garantito da una regia che sa valorizzare ogni centesimo del budget, con immagini luci e suoni che colpiscono lo spettatore, peccato che la sceneggiatura sia più modesta del solito, soprattutto nell'introspezione dei supereroi), ma era più che lecito aspettarsi di più. Voto: 5
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mercoledì 23 giugno 2021
X-Men: Dark Phoenix (2019)
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mercoledì 17 luglio 2019
Deadpool 2 (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/06/2019 Qui
Tema e genere: Basato sull'omonimo personaggio dei fumetti Marvel, undicesimo film della saga sugli X-Men, sequel di Deadpool (2016), Deadpool 2 è l'action fumettistico che segna il ritorno tanto atteso del mercenario chiacchierone.
Tema e genere: Basato sull'omonimo personaggio dei fumetti Marvel, undicesimo film della saga sugli X-Men, sequel di Deadpool (2016), Deadpool 2 è l'action fumettistico che segna il ritorno tanto atteso del mercenario chiacchierone.
Trama: Quando gli viene portata via l'amata Vanessa, Deadpool perde ogni ragione di vivere. Almeno finché i suoi amici gli trovano una nuova missione, e sarà così costretto suo malgrado a riflettere su ciò che significa realmente essere un eroe e a capire che spesso bisogna giocare sporco per fare la cosa giusta.
Recensione: Il successo del primo film dedicato al mercenario chiacchierone di casa Marvel fu una sorpresa inaspettata per tutti (anche e soprattutto per me, qui la recensione). E questo nuovo capitolo, che rimarca la linea tracciata con il primo capitolo (con la combinazione di linguaggio sboccato, citazioni e violenza fatta apposta per mandare in estasi gli adolescenti che in teoria non dovrebbero vederlo), che lascia anche tanto spazio alla comicità, all'assurdo, ma anche (e sorprendentemente) alle emozioni e ai sentimenti, non delude le aspettative. Anche se Deadpool 2 non è una sorpresa, nel senso però più sorprendentemente positivo possibile. Non è una sorpresa perché, in fondo, il primo capitolo aveva già fissato bene le regole di base di un franchise solitario che, terminato anche Wolverine, si riconferma con il sequel un cavallo di razza tra i mutanti di casa Fox (ora Disney). E si sa, Wade Wilson è un cavallo pazzo. Deadpool 2 non sorprende insomma, però conferma tutto ciò che doveva confermare: ironia, azione, sentimenti, emozioni e assoluta padronanza dei mezzi, peraltro non immensi, ma usati in modo che sembrino il doppio, in qualità e quantità. Infatti, pur non potendo più sfruttare la carta della sorpresa, come avvenne per l'uscita del primo film, la figura di Deadpool si mostra, alla sua seconda prova, in grado di eguagliare l'entusiasmo provocato al suo inizio. E lo fa non solo spingendo l'acceleratore del divertimento al massimo, ma donando al personaggio una dimensione in cui svilupparsi al meglio e in cui donargli dunque un più ampio respiro. Sembra difatti in evoluzione il protagonista Wade Wilson: non abbiamo più solo volgarità e frecciatine (che non mancano anche stavolta di colpire ovunque e chiunque con il loro irriverente piglio), ma una storia in cui ci si approccia alla maturazione del personaggio. Perciò non più solo quel bistrattato e a tratti mancante eroismo, ma una parte comica minuziosamente curata, talmente sregolata da essere il più brillante possibile. Al contempo non rinuncia a uno svolgimento appassionante e ben costruito, ritmato, equilibrato nelle parti. È insieme genio e sregolatezza. E dunque, senza fare spoiler, si ride tanto, da subito e fino alla fine, dai dissacranti titoli di testa alla James Bond alle sequenze post-credit. Si ride per un montaggio chirurgico e un citazionismo a catena, un umorismo meta-cinematografico a pioggia che non risparmia davvero ma davvero nessuno. Le citazioni e i camei (alcuni davvero incredibili), oltre a quelli dei compari della Marvel, spaziano infatti dai personaggi e situazioni della rivale DC Comics (c'è anche uno sberleffo a Batman vs Superman) a tutta la filmografia degli scorsi decenni (da Forrest Gump a Robocop, James Bond e Terminator, ma anche Frozen e Yentl). Lo stesso vale per la musica e le scelte di cast, a partire da Josh Brolin nei panni dell'antagonista Cable, che a un certo punto Deadpool apostrofa come Thanos, il nome del personaggio che Brolin interpreta nella saga degli Avengers. In tutto questo non è mai chiaro se a Deadpool interessi davvero portare fino in fondo la sua missione o semplicemente portare all'esasperazione chi ha di fronte, a furia di botte o di battute. L'unica cosa che rimane "sacra" in questo panorama è proprio l'amore di Wade per Vanessa (la sempre bella Morena Baccarin): il motore, nel bene e nel male, di ogni sua scelta. E gli altri personaggi? La Domino di Zazie Beetz (che spicca per i suoi poteri spettacolari, resi molto bene, e per il suo atteggiamento estremamente coinvolgente) è una new entry esplosiva, così com'è un piacere, a breve distanza dal suo Thanos in Avengers: Infinity War, ritrovare Josh Brolin in un'altra prova assolutamente convincente. Le scene d'azione del suo perfetto Cable sono tutte performance di statura, anche quando strappano le consuete risate garantite dai vari sparring partner. Chiudono il cerchio una nutrita schiera di personaggi di contorno, che tutt'insieme trovano una dimensione armonica, ricca ed efficace entro la quale agire: tra TJ Miller, Colosso, una X-ilarante X-Force e Julian Dennison, motore degli eventi, nessuno manca di dare il proprio piccolo ma fondamentale apporto all'opera tutta.
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martedì 7 maggio 2019
Logan: The Wolverine (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/02/2018 Qui - Cala, dopo 18 anni, il sipario su uno dei personaggi più interessanti ed amati della Marvel ma soprattutto degli X-Men, Wolverine alias James "Logan" Howlett, che per l'ultima volta viene interpretato da Hugh Jackman. Un sipario che viene però calato in modo davvero anticonvenzionale in Logan: The Wolverine (Logan), film del 2017 co-scritto e diretto da James Mangold. Il capitolo conclusivo della trilogia con l'attore australiano è infatti un film commovente, violento e adulto che rimette in discussione il linguaggio dei cinecomic. La pellicola difatti, che inizia inserendo fin da subito toni cupi, drammatici, maturi e brutali come mai siamo stati abituati da un film della saga, e continua introducendoci in un mondo che non siamo abituati a vedere in un cinecomic, dove fin dal primo piano sequenza si percepisce l'esplicita violenza che ci accompagnerà per tutto il film, ci trascina in un viaggio tra il western e l'orrore più viscerale. Giacché con Logan, non siamo di fronte al classico film Marvel, ma a un'opera matura (tragica, amara, disperata persino, ma soprattutto estremamente violenta), che parla di crisi e decadenza, di nichilismo e speranza. Spingendosi ben oltre Deadpool, soprattutto nei toni, il film, sicuramente una sorpresa nel panorama dei cinecomic degli ultimi anni, si getta a capofitto in una nuova dimensione, più adulta, decidendo di proporre qualcosa di nuovo non tanto dal punto di vista delle tematiche ma del modo in cui vengono trattate. Qualcosa che non si è mai visto prima nel filone dei supereroi cinematografici, a meno di non ricercarlo in prodotti di nicchia come Kick-Ass. Mai in un film della "Casa delle Idee" infatti era stata proposta una versione così abbattuta e rassegnata di un supereroe. Mai era stata offerta una visione così tetra e oscura del mondo, mai era stata così pregnante ma soprattutto tangibile, nell'aria, l'idea di una morte imminente. Certo, tanto di questo è già stato detto nel Cavaliere oscuro di Nolan, giusto per fare un esempio, e certo, lo spettatore più smaliziato potrebbe di conseguenza sostenere che non si tratta dunque di niente di poi così innovativo, ma per un "film di supereroi" e, in particolare, per un film della Marvel, è qualcosa di mai troppo scontato.
domenica 10 marzo 2019
X-Men: Apocalisse (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/05/2017 Qui - Dell'Universo Marvel gli X-Men sono probabilmente la spina dorsale, ma io ho sempre preferito altro e preferisco ancora, soprattutto ultimamente, però dopo l'eccezionale Deadpool, facente parte del suo microcosmo (anche se a lui di far squadra proprio non va), dopo la straordinaria serie Legion, che al contrario non fa parte, anche se in futuro qualcosa in proposito sicuramente cambierà, e soprattutto dopo il riavvio della saga avvenuta prima con il discreto X-Men: L'inizio e successivamente con l'ottimo X-Men: Giorni di un futuro passato (ma anche per Wolverine e tutti i suoi film), qualcosa è cambiato in positivo, anche se come detto non sono affatto i miei preferiti, anzi, poco apprezzati e poco piaciuti, ma dopo aver visto X-Men: Apocalisse (film del 2016 diretto da Bryan Singer, alla sua quarta regia), nono film della lunga saga cinematografica dedicata agli X-Men e terzo ma (non ultimo) capitolo della saga prequel dedicata ai mutanti, che vede il ritorno, su tutti, di James McAvoy (Charles Xavier/Professor X), Michael Fassbender (Erik Lensherr/Magneto), Jennifer Lawrence (Raven Darkholme/Mystica) e Nicholas Hoult (Hank McCoy/Bestia), che in ogni caso fallisce nel suo evidente tentativo di superare il livello raggiunto dal predecessore, ritengo il suddetto più che onesto, certo con qualche pecca (forse più) ma molte cose piuttosto buone (soprattutto una), poiché per i miei gusti, il solo fatto che X-Men: Apocalypse (in originale) sfiori più volte l'orlo del kitsch, talvolta pescandovi a piene mani, e rimanga comunque un lavoro coeso, di gran gusto, stilisticamente ineccepibile perché eccessivo e ricco di trovate, lo rende a pieno diritto un film a dir poco riuscito. E pazienza se a qualcuno non è piaciuto, i gusti sono gusti.
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domenica 24 febbraio 2019
Deadpool (2016)
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