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martedì 7 maggio 2019

Logan: The Wolverine (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/02/2018 Qui - Cala, dopo 18 anni, il sipario su uno dei personaggi più interessanti ed amati della Marvel ma soprattutto degli X-Men, Wolverine alias James "Logan" Howlett, che per l'ultima volta viene interpretato da Hugh Jackman. Un sipario che viene però calato in modo davvero anticonvenzionale in Logan: The Wolverine (Logan), film del 2017 co-scritto e diretto da James Mangold. Il capitolo conclusivo della trilogia con l'attore australiano è infatti un film commovente, violento e adulto che rimette in discussione il linguaggio dei cinecomic. La pellicola difatti, che inizia inserendo fin da subito toni cupi, drammatici, maturi e brutali come mai siamo stati abituati da un film della saga, e continua introducendoci in un mondo che non siamo abituati a vedere in un cinecomic, dove fin dal primo piano sequenza si percepisce l'esplicita violenza che ci accompagnerà per tutto il film, ci trascina in un viaggio tra il western e l'orrore più viscerale. Giacché con Logan, non siamo di fronte al classico film Marvel, ma a un'opera matura (tragica, amara, disperata persino, ma soprattutto estremamente violenta), che parla di crisi e decadenza, di nichilismo e speranza. Spingendosi ben oltre Deadpool, soprattutto nei toni, il film, sicuramente una sorpresa nel panorama dei cinecomic degli ultimi anni, si getta a capofitto in una nuova dimensione, più adulta, decidendo di proporre qualcosa di nuovo non tanto dal punto di vista delle tematiche ma del modo in cui vengono trattate. Qualcosa che non si è mai visto prima nel filone dei supereroi cinematografici, a meno di non ricercarlo in prodotti di nicchia come Kick-Ass. Mai in un film della "Casa delle Idee" infatti era stata proposta una versione così abbattuta e rassegnata di un supereroe. Mai era stata offerta una visione così tetra e oscura del mondo, mai era stata così pregnante ma soprattutto tangibile, nell'aria, l'idea di una morte imminente. Certo, tanto di questo è già stato detto nel Cavaliere oscuro di Nolan, giusto per fare un esempio, e certo, lo spettatore più smaliziato potrebbe di conseguenza sostenere che non si tratta dunque di niente di poi così innovativo, ma per un "film di supereroi" e, in particolare, per un film della Marvel, è qualcosa di mai troppo scontato.