Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2022 Qui - Da carcerato, per le torture inflitte nel famigerato carcere di Abu
Ghraib, a giocatore di poker per professione... il passo è breve. Così
almeno ci viene raccontato da Paul Schrader, attraverso il volto di
Oscar Isaac. Un racconto adornato d'una certa cura nella fotografia e
dalle musiche d'atmosfera che strizzano l'occhio agli anni '80, ma in
definitiva dopo mezz'ora il film (in cui il poker è metafora di vita) si
trascina in ripetitività e situazioni più o meno prevedibili. Il "colpo
di scena" finale, poi, non sorprende. Resta comunque la buona
confezione del prodotto, su questo non ci sono dubbi. Un prodotto che è
appunto un'altra parabola morale troppo trattenuta per convincere fino
in fondo, ma interessante, ben interpretata, ben più del precedente film
del regista statunitense (First Reformed), tanto da rappresentare
comunque un passo in avanti, seppur piccolo. Voto: 5,5
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