lunedì 14 dicembre 2020

Gli anni più belli (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 14/12/2020 Qui - Gabriele Muccino sembra essersi ormai impelagato col cinema nostrano, perché dopo il mediocre A casa tutti bene, ne sforna un altro, di film mediocre ovviamente. Amori e idiosincrasie, sogni e sconfitte, speranze, conquiste, disperazioni: tutto quanto ci sia di umano, troppo umano entra nel copione di questo film, che molto banalmente accosta sfera personale, intima di quattro personaggi e contesto sociale nazionale. Attraverso espedienti sentimentali/sociologici si ripercorrono infatti alcuni anni della nostra storia d'Italia, ma lo fa in maniera piuttosto raffazzonata, mettendo in scena vicende poco incisive. Gli anni più belli difatti segue pedissequamente un canovaccio piuttosto standardizzato che si basa su meccanismi facilotti e prevedibili, che riesce a prima vista ad ammaliare ma che poi ti stanca subito. Al netto della prova professionale del cast (Pierfrancesco FavinoKim Rossi StuartClaudio SantamariaMicaela Ramazzotti, ma anche, in parti laterali, Nicoletta Romanoff e la cantante Emma Marrone, al suo esordio, tutt'altro che disprezzabile, su un set cinematografico), il film fallisce nel rappresentare i personaggi con troppi cliché e una storia che non offre spunti assai coinvolgenti e simile nell'impostazione al suo modello di rifermento, che è C'eravamo tanto amati di Ettore Scola, tuttavia assolutamente irraggiungibile. Il regista buttandola sull'amarcord, (malamente) ringiovanisce e invecchia gli attori, ma non tutto funziona al meglio, film retorico, opera sentimentale ma senza sentimento. Vengono privilegiati i soliti sentimenti verso un amore finito o il tentativo di riavvicinarsi al figlio non visto da anni. Un film alla fine anche godibile (momenti belli ci sono, decenti le musiche, anche se il pezzo più importante arriva troppo tardi, nei titoli di coda) ma che si dimentica in fretta. Voto: 5

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