Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/12/2020 Qui - In un anno già particolarmente difficile di per sé, potevano forse mancare illustri dipartite? Purtroppo no, molte sono state infatti le notizie tristi per il mondo del cinema, tanti i grandi attori così come le attrici che ci han in questo 2020 lasciati, penso sia inutile in questo senso nominarli tutti. Tuttavia, io con altri colleghi blogger cinefili, abbiamo pensato bene di commemorare oggi alcuni di questi, e il nome e cognome scelto da me è stato quello dello James Bond per eccellenza, di quel Sean Connery agente 007 al servizio di sua Maestà, che il palcoscenico moltissime volte ha calcato. Ricordo con grande piacere alcuni film in cui egli è stato protagonista (o anche spalla), Assassinio sull'Orient Express, Highlander, Il nome della rosa, Gli intoccabili, Indiana Jones e l'ultima crociata, Caccia a Ottobre Rosso, Robin Hood, The Rock, Entrapment (ed altri), ma pure La leggenda degli uomini straordinari, il suo ultimo (non particolarmente memorabile) lungometraggio. Però quanti non avrò visto? Non avevo mai visto per esempio Atmosfera zero (Outland), cosicché ne ho (nonostante l'amarezza della sua dipartita avvenuta a fine Ottobre all'età di anni 90) approfittato. Ho perciò visto un thriller psicotico e claustrofobico di ambientazione fantascientifica decisamente interessante, troppo facilmente liquidato all'epoca della sua uscita come un "Mezzogiorno di Fuoco nello spazio". Descritto come un "western spaziale" con numerose (appunto) similitudini con quel capolavoro di Fred Zinnemann del 1952 (Nota: "western spaziale" descrizione tornata prepotentemente in auge grazie al fenomeno The Mandalorian), ne subì (purtroppo) le conseguenze, e in negativo, incassò infatti poco più di quanto era costato. E va bene che Atmosfera Zero è uno di quei film di fantascienza dalle meravigliose intuizioni ma tarpati da un budget non eccezionale e da qualche realizzazione poco felice (dal punto di vista tecnico ci sono difatti alcune cose che non tornano), però Atmosfera Zero è davvero un discreto film di fantascienza, che accusa un po' il passare degli anni, ma è una visione più che accettabile ancora oggi. Già, un bel thriller fantascientifico con un grande Sean Connery nella parte del "giustiziere".
Era il 1981 quando Peter Hyams, regista hollywoodiano di mestiere ed esperienza, decise di tornare al genere fantascientifico dopo averlo tangenzialmente toccato nel thriller politico "Capricorn One" del 1978, e per farlo decise di ispirarsi pesantemente alle atmosfere del capolavoro di un suo celebre collega, ovvero "Alien" di Ridley Scott uscito appena 2 anni prima. Si potrebbe dire che il film del regista newyorchese fu uno dei primi a percorrere la nuova strada tracciata dall'odissea spaziale della Nostromo e del tenente Ripley, ricalcando le atmosfere lugubri e opprimenti e le scenografie tecnologiche e al contempo decadenti del seminale capolavoro di Scott con il quale condivide persino il compositore della colonna sonora, il grande veterano Jerry Goldsmith (ecco infatti uno score perfetto, teso e ansiogeno come compete a un thriller fantascientifico come questo). Fin dall'inizio i richiami sono evidenti: apertura sullo sfondo silenzioso del vuoto spaziale con titoli di testa che iniziano ad apparire in contemporanea ai primi echi della musica del compositore Californiano scomparso nel 2004 e un'astronave che viaggia silente verso Io, uno dei satelliti di Giove sopra cui è stata installata una struttura adibita all'estrazione di titanio dalle miniere (l'ambientazione che fa da cornice è sì 100% fantascientifica, ma storia e sviluppi hanno tutti i connotati del buon vecchio giallo poliziesco). Lì è diretto lo sceriffo federale O'Niel (Sean Connery), mandato ad indagare su una serie di morti sospette di alcuni dipendenti della compagnia che detiene i diritti di estrazione del titanio dal sottosuolo. Inutile dire che non verrà accolto a braccia aperte e, in un clima di sospetto, omertà e mancata collaborazione, dovrà risolvere il caso andando incontro ad un pericolo mortale.
Se il tono generale e la fotografia della pellicola sono mutuate da "Alien", la trama come spesso viene ricordato assume i connotati di un western in assenza di gravità, con Sean Connery uomo incorruttibile e umanissimo assalito dal timore di perdere la vita e la sua famiglia e stretto tra i propri doveri professionali ed etici e gli interessi economici di una compagnia senza volto pronta ad uccidere per difendere i propri profitti (il mondo del cinema è pieno di compagnie così), circondato da un muro di inquietante indifferenza generale. Il clima di paranoia e di abbandono che si respira a pieni polmoni e la critica (come appunto il precedente "Alien" e anche "Capricorn One" dello stesso regista) ai diktat del capitalismo e alla disumanità e alienazione di un futuro che ha tradito le speranze dell'umana specie lo elevano di parecchi gradini sopra a molti prodotti sopravvalutati di genere affino. Grande regia di Peter Hyams che come al solito è maestro nel creare suspense e nel dare ritmo sostenuto alla narrazione senza tuttavia rinunciare a lunghi momenti di silenzio in cui la tensione e il senso di spaesamento sono perfino maggiori. Grandissima prova di Sean Connery, il quale infonde carisma e umanità ad un personaggio in cui chiunque può immedesimarsi, funzionali quelle offerte da Peter Boyle e Frances Sternhagen. Peccato che la sceneggiatura presenti un paio di buchi piuttosto discutibili, e che la parte finale, quella battaglia che si aspetta con tanta impazienza, si riveli deludente rispetto alle attese (dura poco e viene risolta troppo in fretta). Ad ogni modo i dialoghi sono giusti e le scene d'azione abbastanza avvincenti, e aggiunto a tutto quello di buono che c'è, siamo nel complesso di fronte ad un discreto (ingiustamente sottovalutato) thriller/western fantascientifico assolutamente da riscoprire e godere appieno. Voto: 6,5
Ecco gli altri colleghi blogger che hanno partecipato, subito dopo il banner ufficiale:
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