Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2023 Qui - Peter Strickland ha (indubbiamente) uno sguardo particolare nei confronti dell'horror. Utilizzando un'estetica tipica degli anni settanta, fra l'altro ambientando la stessa storia, fa emergere un discorso molto legato al consumismo ponendo al centro questo vestito rosso, molto provocante, dalle caratteristiche sinistre all'interno del microcosmo dei suoi portatori. Una pellicola allucinata che quindi è un viaggio nel tempo (siamo negli anni '90, contaminati da una miriade di particolari anni '70, tra cui gli spot) tra colori pop, rimandi Argentiniani (le commesse-streghe che praticano riti sui manichini nudi) ed atmosfere Lynchiane. Ma non mancano anche incursioni nell'assurdo (i colloqui con i datori di lavoro, la nenia ipnotica del riparatore di lavatrici). Ammirevole ricercatezza, dialoghi inclusi, colonna sonora volutamente stridente, sceneggiatura a metà tra l'horror e il grottesco. Il rischio, forse, è quello di ubriacarsi tanto il film è ridondante e pregno di particolari bizzarri, infatti l'intera operazione sembra trovare come unico senso della sua stessa esistenza l'appagamento del senso estetico del regista, però è una roba talmente bizzarra ed anticommerciale che merita una visione. Lascia difatti perplessi (tutto il film non fornisce spiegazioni realmente esaustive) ma anche appunto deliziati, soprattutto se si ama l'humor nero. Peccato solo che la sceneggiatura col passare dei minuti non mantenga ciò che promette: all'inizio la tensione monta, ma l'interesse non si mantiene costante. In ogni caso, e nonostante tutto, abbastanza valido. Voto: 6+
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mercoledì 17 maggio 2023
In Fabric (2020)
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mercoledì 26 giugno 2019
Aspettando il Re (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2019 Qui - Aspettando il Re (Commedia, Film drammatico, Usa 2016): Dall'omonimo romanzo di Dave Eggers (lo stesso autore che fu alla base del mediocre The Circle), un film che parla di seconde possibilità: dopo aver fallito in America, il protagonista prova a dare una svolta alla sua esistenza, umana e professionale, andando in Medio Oriente, la burocrazia araba, però, si rivela un ostacolo piuttosto ostico e il re continua a rimandare l'incontro. Un film che si caratterizza per un buon ritmo, per una scrittura originale e una regia vivace. Le tragicomiche e surreali avventure di Alan Clay si seguono volentieri e sono piuttosto coinvolgenti. Questa sorta di Aspettando Godot diventa il punto centrale del film, occasionalmente variato dalle bevute clandestine di superalcolici in un paese dove è ufficialmente vietato, da un'addetta commerciale danese in vena di avventure sessuali, da visite alla casa avita dell'autista passando per La Mecca, ma soprattutto dall'incontro con una dottoressa che sembra comprendere il povero Clay meglio di tanti altri. Tuttavia l'opera di Tom Tykwer (Lola corre, Profumo, The International) appare troppo discontinua e frammentata (come il suo protagonista gira a vuoto in azioni senza senso che lasciano lo spettatore senza appigli), e imperdonabilmente superficiale nell'affrontare le complesse tematiche di confronto religioso e politico tra due civiltà così profondamente diverse. E la storia d'amore tra Alan e la bella dottoressa araba, un po' alla tutti vissero felici e contenti con tanto di suggello alla loro passione mediante immersione della coppia (con lei addirittura a seno nudo) nelle cristalline acque del Mar Rosso appare alquanto improbabile se non improponibile. E così mentre Tom Hanks fa il suo ma non è certamente al meglio, il regista non riesce affatto a fare del suo meglio, anzi, anche il finale, finale che in questa pellicola vorrebbe parlare dell'odierna crisi economica, ma che si limita a mettere in fila una serie di sequenze sfilacciate e mai pungenti, è deludente. E quindi Aspettando il Re, una pellicola che appunto ci parla della "solita storia" in cui un uomo lontano da casa finirà per fare un bilancio della sua vita, è un'occasione sprecata. Voto: 5
domenica 28 aprile 2019
La corte (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2019 Qui - Un'opera delicata e divertente che ruota interamente attorno (anche troppo seppur sostenuta dall'ottima interpretazione di Fabrice Luchini) al protagonista, è La Corte (L'hermine), film del 2015 di Christian Vincent (La cuoca del presidente). Il film infatti, una sorta di commedia che si divide tra il sentimentale e il dramma (non mettendo mai tristezza e regalando sorrisi), racconta del giudice Xavier Racine, uomo di legge rigido e inflessibile, maniacale e razionale, che riconoscendo nella giurata (di un processo delicato) Ditte (la fascinosa attrice olandese, Sidse Babett Knudsen) l'anestesista che lo aveva assistito durante una sua passata ospedalizzazione si innamora come un ragazzino ed inizia una corte tenace, ma non priva di garbo, nei confronti della bella signora. Ma se tutto, ruota attorno al suo protagonista, il suo centro assoluto dell'azione, il resto forse non è all'altezza, difatti nel film, Luchini è il mattatore (le sue battute e il modo con cui smonta ogni più piccolo particolare fuori posto, che rende le testimonianze un piccolo sketch, sono fantastici), gli altri invece lo seguono senza riuscire a stare al passo. Inoltre la regia appare abbastanza statica, tanto quanto la storia che non mostra grande propensione a coinvolgere lo spettatore in maniera totale e convincente.
venerdì 22 marzo 2019
Inferno (2016)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/08/2017 Qui - Terzo capitolo per le avventure cinematografiche del professore Robert Langdon interpretato da Tom Hanks, tratto dai libri della famosissima saga letteraria di Dan Brown. Questa volta (lasciatosi alle spalle svelamenti di segreti vari attorno a Cristianesimo e Chiesa Cattolica) la sfida del professore parte da una Firenze molto cupa dove si trova ricoverato in un ospedale, senza memoria curato dalla misteriosa dottoressa Sienna Brooks (Felicity Jones) mentre cerca disperatamente di comprendere i numerosi flashback che affollano la sua mente, tutti legati all'Inferno dantesco. Ma insieme si ritroveranno però a prevenire le azioni di un folle che ha intenzione di scatenare una piaga strettamente connessa appunto con l'Inferno di Dante Alighieri. Il che da un tocco di originalità e professionalità alla pellicola, peccato che Inferno, film thriller del 2016, diretto da Ron Howard, terzo adattamento cinematografico di un romanzo di Dan Brown, dopo Il Codice Da Vinci (2006) e Angeli e Demoni (2009), nonostante la regia sempre molto professionale del grande regista americano riesca a trovare più di una soluzione visiva originale, tocchi invece il suo punto più basso della trilogia. Due ore di azione confusa, dialoghi involontariamente grotteschi, Firenze, Venezia e Istanbul riprese in un modo che più da cartolina non si potrebbe e un product placement insopportabilmente sfacciato. Giacché rispetto a Il codice da Vinci la storia raccontata non sfonda perché Dante e la sua Divina Commedia sono ridotti ai minimi termini, e il film ne risente parecchio.
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