Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2023 Qui - Peter Strickland ha (indubbiamente) uno sguardo particolare nei confronti dell'horror. Utilizzando un'estetica tipica degli anni settanta, fra l'altro ambientando la stessa storia, fa emergere un discorso molto legato al consumismo ponendo al centro questo vestito rosso, molto provocante, dalle caratteristiche sinistre all'interno del microcosmo dei suoi portatori. Una pellicola allucinata che quindi è un viaggio nel tempo (siamo negli anni '90, contaminati da una miriade di particolari anni '70, tra cui gli spot) tra colori pop, rimandi Argentiniani (le commesse-streghe che praticano riti sui manichini nudi) ed atmosfere Lynchiane. Ma non mancano anche incursioni nell'assurdo (i colloqui con i datori di lavoro, la nenia ipnotica del riparatore di lavatrici). Ammirevole ricercatezza, dialoghi inclusi, colonna sonora volutamente stridente, sceneggiatura a metà tra l'horror e il grottesco. Il rischio, forse, è quello di ubriacarsi tanto il film è ridondante e pregno di particolari bizzarri, infatti l'intera operazione sembra trovare come unico senso della sua stessa esistenza l'appagamento del senso estetico del regista, però è una roba talmente bizzarra ed anticommerciale che merita una visione. Lascia difatti perplessi (tutto il film non fornisce spiegazioni realmente esaustive) ma anche appunto deliziati, soprattutto se si ama l'humor nero. Peccato solo che la sceneggiatura col passare dei minuti non mantenga ciò che promette: all'inizio la tensione monta, ma l'interesse non si mantiene costante. In ogni caso, e nonostante tutto, abbastanza valido. Voto: 6+
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