Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2023 Qui - L'argomento è trito e ritrito, pertanto Robin Aubert tenta di ergersi a voce fuori dal coro confezionando uno zombie-movie anomalo, dalle tempistiche dilatate e come pervaso da una sorta di apatia probabilmente dettata da un fato in apparenza ineluttabile. Eppure i protagonisti, calati in uno scenario naturale da favola, combattono per sopravvivere ad un'apocalisse immotivata e senza passato, offerta nuda e cruda come loro, semplici elementi di un esodo verso la salvezza con cui è impossibile stabilire alcun contatto empatico. Privi di profondità e di qualcosa di caratterizzante che vada oltre la piccola infarinatura, riscuotono ben poco interesse a differenza dei loro antagonisti. Il fatto che gli zombie si raggruppino in piccole comunità, comunichino con urla agghiaccianti e adorino in religioso silenzio dei simulacri (reminiscenze consumistiche?), li rende sicuramente più degni di nota rispetto a tutto il resto. Che poi Aubert sappia fare il suo mestiere non ci piove, sia in campo aperto che nel fitto della boscaglia se la cava egregiamente costruendo scene d'impatto. Peccato per gli inserti surreali che spezzano malamente un discorso tensivo tutto sommato ben costruito. Evidente l'idea di voler creare una situazione "realistica" in cui i traumi subiti abbiano preso il sopravvento, ed infatti i dialoghi sono ridotti ai minimi termini, come bandite sono le frasi fatte, le azioni eroiche e i buonismi d'accatto. Non male l'alternanza tra quiete ed azione con inserti gore di buona fattura. Manca il coinvolgimento ma idee e messa in scena meritano attenzione. Voto: 6
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