Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2023 Qui - Il tema è quello classico, la vendetta nei confronti di un presunto pedofilo, già affrontata in Prisoners (uscito lo stesso anno) senza però l'angoscia (e la potenza) del film di Denis Villeneuve perché attua un meccanismo più distaccato dove l'umorismo sfocia nell'assurdità del grottesco che se da un lato stempera le scene più violente (e ce ne sono, senza peraltro il minimo compiacimento), dall'altro ne aumentano a dismisura il disagio perché l'estrema cura dei dialoghi porta alla risata. Ma questo non vuol dire sia meglio riuscito, anzi, molto altalenante, porta con sé il buono di essere abbastanza originale e il male di affievolirsi ogni tot ciclicamente, però la trama è ben costruita (la regia capace, di Aharon Keshales e del Navot Papushado di Gunpowder Milkshake, notevole la qualità delle performance attoriali), quindi la sufficienza piena è d'obbligo. Un thriller drammatico niente male, e i cui sottintesi sono interessanti, il finale riuscito, però comunque gli manca qualcosa (quel qualcosa che forse Prisoners aveva in più). Voto: 6+
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