Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/02/2021 Qui - Un piccolo classico del cinema sull'adolescenza, film icona degli anni ottanta, questo è Stand by me (a cui tuttavia personalmente gli ho sempre preferito altri, ma indubbio il suo valore). Un film che sa raccontare, con estrema sincerità e semplicità, il ricordo nostalgico di un adulto (sollecitato da un evento infausto) sul periodo "perduto" della propria adolescenza, soffermandosi sulla straordinaria avventura di quattro ragazzini, che si perderanno di vista nel prosieguo della propria esistenza, ma la cui amicizia perdurerà e continuerà a legarli nelle rimembranze. Rob Reiner è abile nel narrare storie adolescenziali, connotandole di una vena amara (esemplata dalle esperienze familiari di ciascuno di essi tutt'altro che rose e fiori) ma allo stesso tempo riscattandole in virtù dei momenti magici e indimenticabili che i quattro amici hanno vissuto insieme. E' un tributo al tempo fanciullezza che, per quanto possa essere travagliato, rimane pur sempre il periodo più bello dell'esistenza di ciascun individuo. Credo che il bello di questo film sia sempre stato e stia proprio in questa semplicità dichiarata: lo si vede, trascorre leggero, quasi senza che ce ne si accorga. E se a suggello di un'operazione ben congeniata a monte come questa (dopotutto parliamo di un racconto di Stephen King, uno dei suoi pochi non horror), si segnalano una convincente selezione musicale che accompagna i diversi livelli della storia e una perfetta scelta di casting, allora il gioco è fatto (anche se perfetto comunque non è). Per me una piccola gemma, non un capolavoro (o almeno per me non lo è mai stato), ma un excursus di sicura presa in grado di riaprire pagine sopite nel tempo (lo "sbloccaricordi" per eccellenza). Voto: 7,5
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