Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/04/2021 Qui - Un film, un viaggio, è difficile trovare una spiegazione al film, insieme a Inland Empire il film più difficile a mio avviso (anche se, sempre viaggio all'interno dell'animo umano si tratta), è un insieme di vari generi, sembra un noir, ma poi sfocia nel thriller, nell'horror, nel dramma, nell'erotico, è difficile trovare un genere a Strade perdute. Una cosa tuttavia è certa, che la pellicola sia a tutti gli effetti una triste e pessimista panoramica ricca di metafore sulla condizione umana e sulla sua impossibilità di realizzare i propri sogni, la propria felicità e le proprie aspirazioni, di un'umanità costretta così a rifugiarsi nei suoi oscuri meandri mentali, lì dove alberga l'inconfessabile follia. Tutto questo viene raccontato da David Lynch nel suo stile, metafisico, totalmente irrazionale, un incubo ad occhi aperti (un viaggio all'interno dell'animo umano in cui sogno, desiderio e realtà, ma soprattutto il tempo, si avvinghiano in una matassa assurda e inestricabile, dando vita ad uno spettacolo in cui nulla è certo, nulla è davvero reale, nulla si può toccare), facendo sì di Strade perdute il suo film più cattivo. La scenografia e la fotografia sono la man forte del film, alcune scene con la sintonia tra i colori e le immagini buie rendono il tutto ancora più inquietante e pauroso, notevole anche la colonna sonora, soprattutto quella iniziale, di qualità anche gli effetti speciali. Per gli attori Bill Pullman come protagonista è stato azzeccato, il suo modo d'interpretare e il modo di porsi è perfetto per questo genere di film, sensualissima la Patricia Arquette, veramente bella e provocante (da far girare letteralmente la testa), inquietante come pochi Robert Blake nella parte dell'uomo misterioso. Da sottolineare la presenza di Robert Loggia (ha già lavorato con Pullman in Independence Day) attore di discreto carisma e presenza. Non perfetto, ma gran bel film, né più né meno. Voto: 7
Nessun commento:
Posta un commento