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sabato 1 giugno 2019

Notte Horror 2018: La mosca (1986)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/08/2018 Qui - Arriva l'estate e al cinema o alla tv ecco che fanno capolino gli horror, ma nella blogosfera (stesso periodo, stesso genere) ecco che finalmente torna anche la Notte Horror, con la sua quinta edizione, la terza a cui partecipo, dopo The Faculty nel 2016 e Stigmate nel 2017, un'edizione in cui ho deciso di vedere un film che mi duole (e colpevolmente) ammettere non avevo mai visto, e il motivo è abbastanza semplice, ovvero che non solo in tv non è passato spesso e in orari non propriamente consoni, ma perché all'epoca e poi dopo, complicato era vedere questi generi di film, solo successivamente le possibilità, con l'avvento di internet (anche perché cd o dvd di film non ho mai comprato), sono aumentate sensibilmente, non a caso ultimamente la fase di recupero è all'inizio e questo film l'ho scaricato. E non sto parlando di un film qualsiasi, ma di un cult inossidabile, di un film ottimo che travalica il genere, perché ha tante cose da dire e tante critiche da fare, una mente intelligente alla sceneggiatura e un occhio stupendo che sa girare un'oretta e mezza praticamente perfetta, senza una sbavatura, tutto è perfettamente dove e quando deve esserci. Né più né meno. Anzi il di più c'è eccome: effetti speciali che sono tanto più inquietanti oggi, e a distanza di trent'anni, della CGI fasulla e anti-realistica che certe produzioni ci propinano oggi a dosi industriali. Un film che semplicemente oggi sarebbe impossibile realizzare, che si prende i suoi tempi, che cresce di tensione piano piano, scritto con la testa e recitato bene, senza strizzatine d'occhio varie né "gigionerie" fastidiose, cupo pessimista e cattivo, disturbante dall'inizio alla fine. Parlo ovviamente del bellissimo La mosca (The Fly), film del 1986 diretto da David Cronenberg, una perla del cinema e soprattutto del genere horror per davvero. Una perla così incredibile che dopo averla scoperta, andrò dritto (quando potrò) a recuperarmi tutti i film di questo straordinario regista, che conosco poco, soprattutto mi manca completamente il vecchio Cronenberg (quello giovane invece lo conosco abbastanza giacché ho visto tutti i suoi ultimi 4 lavori). E, diamine, ne vale la pena se siamo su questo livello.

lunedì 4 marzo 2019

L'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 25/03/2017 Qui - Il nome Dalton Trumbo, prima di vedere la pellicola di Jay Roach, non mi diceva assolutamente niente. Ora invece posso dire di aver rivissuto la vita e le gesta di un piccolo grande eroe della nostra epoca. Tratto dall'omonima biografia composta da Bruce Alexander CookL'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo (Trumbo) prende le mosse nel 1947 quando, a seguito della fine della Seconda Guerra Mondiale e alla vittoria degli Alleati, i rapporti fra gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica già cominciano ad incrinarsi. Di questo si risente anche nella politica interna, con una crescente fobia di massa, abilmente alimentata dai media e da giornalisti e personaggi dello spettacolo quali John Wayne e Hedda Hopper, nei confronti del comunismo e dei suoi sostenitori. Iscritto al Partito Comunista americano fin dal 1943, Trumbo si ritrova inevitabilmente preso in causa e vedrà il suo lavoro ridimensionato. Si assiste perciò ad un dipanarsi di eventi, narrati con l'espediente di mixare momenti di finzione pura a filmati di repertorio oppure a ricostruzioni in bianco e nero appunto di fasi dei processi subiti da Trumbo e gli altri dissidenti che con lui formavano i cosiddetti 'Dieci di Hollywood', dove però si ha l'impressione che tutto sia un po' edulcorato. Trumbo infatti, ci racconta il calvario umano non solo del protagonista, ma di tutte le persone che come lui si sono trovate nella parte dei "colpevoli" nella famigerata caccia alle streghe di quegli anni. Perché in realtà scopriamo che il personaggio interpretato da un eccezionale Bryan Cranston (che ha lavorato degnamente e benissimo in All The Way, film per la tv dello stesso regista) altri non è che un geniale sceneggiatore, reo solamente di scrivere le sue brillanti storie fumando nella sua vasca da bagno.

domenica 13 gennaio 2019

The Perfect Guy (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/07/2016 Qui - The Perfect Guy è uno di quei classici thriller per la televisione, in questo caso statunitense, di stalking e ossessione verso le donne. Una trama vista probabilmente tante volte ma qui al contrario dei classici o di tante altre pellicole simili ("Obsessed", "David the stepfather", "Ossessione omicida"), c'è una certa originalità, non propriamente nel racconto, ma nel modo in cui viene raccontata e per alcuni ribaltamenti di ruolo davvero accattivanti e imprevedibili ad un certo punto, non ovviamente per quello dello psicopatico che non si discosta tanto da altri suoi simili. Comunque la pellicola racconta di Leah Vaughn, che sembra avere una vita ideale, gode infatti di una stimolante carriera e ama, ricambiata, il fidanzato Dave. A 36 anni Leah (Sanaa Lathan, classica e sensuale ragazza tutta curve di colore) si sente pronta per il matrimonio e le famiglie di entrambi sembrano felici, ma Dave (Morris Chestnut, classico omone palestrato) non è sicuro del passo. La sua fobia verso gli impegni e i suoi numerosi dubbi lo portano a rompere dolorosamente la relazione. Quando poi all'orizzonte appare il tenebroso Carter Duncan, Leah crede di avere trovato l'uomo perfetto (premuroso, romantico e focoso amante sotto le lenzuola), ignara però di come questi diventerà il suo peggiore nemico, perché basta un piccolo incidente a scatenare la sua vera natura, e di punto in bianco il principe azzurro tira fuori uno sconcertante lato oscuro che costringe Leah a prendere le distanze. Ma Carter non accetta di essere messo da parte e inizia una meticolosa e fastidiosa opera di stalking.