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lunedì 2 dicembre 2019

This Is Where I Leave You (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/12/2019 Qui
Tema e genere: Commedia agrodolce basata sul romanzo Portami a casa (This Is Where I Leave You) di Jonathan Tropper, che ha curato anche la sceneggiatura.
Trama: Quando il loro padre muore, quattro fratelli adulti di origini ebree (ognuno schiacciato dalla propria esistenza) sono costretti a tornare alla loro casa di infanzia e a vivere sotto lo stesso tetto per una settimana insieme alla madre e a un assortimento vario di coniugi, ex e occasioni mancate. Confrontando le loro storie e gli status delle loro relazioni, ritroveranno loro stessi in mezzo al caos, all'umorismo, all'angoscia e ai pentimenti, che solo una famiglia può generare.
Recensione: Ricorda in parte e con le dovute proporzioni "Il grande freddo" e altri simili. In America il funerale è un evento celebrato in modo più intenso, più evocativo rispetto alle nostre convenzioni. I parenti più stretti e gli amici più intimi, fanno un discorso in cui si parla del defunto, se ne raccontano gesta, episodi, aneddoti e quant'altro. Poi si fa un pranzo sontuoso che è quasi come quello nuziale. Naturalmente in tali occasioni si possono incontrare e rivedere persone che si sono perse di vista da tempo e qui scattano perversi ed arcani meccanismi. Ci possono essere chiarimenti o al contrario emergono rancori sopiti, possono riproporsi amori mai dimenticati o ci si può accorgere di non amare più, insomma è in qualche modo il momento della verità o la resa dei conti che dir si voglia. Questo film è tutto questo e altro. Questo film sembrerebbe quindi la classica trama vista e rivista che percorre binari ampiamente sfruttati fino allo sfinimento dal cinema. Dov'è la novità allora? Per come viene raccontata la storia, per l'umanità e allo stesso tempo la malinconia che riesce a trasmette, per il modo in cui vengono affrontati i legami tra i personaggi, tutti più o meno disillusi ma allo stesso tempo decisi come non mai a dare sterzate definitive alle loro vite, per la perfetta alternanza tra situazioni comiche ed ironiche ad altre più serie. Ma soprattutto gran parte del merito è del cast corale, perfettamente assortito dove tra tutti spicca la maschera ironica e amara di Jason Bateman. Accanto a lui brilla tutto il resto del cast, da Jane Fonda a Tina Fey, dalla bravura e istrionismo di Adam Driver, alla bellezza candida di Rose Byrne, da Corey Stoll a Timothy Olyphant, da Kathryn Hahn ad Abigail Spencer. Insomma un buon film, che seppur esagera in certe (anche troppe) occasioni, si fa sufficientemente apprezzare.

martedì 29 ottobre 2019

Timeless - The Movie (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/10/2019 Qui
Tema e genere: Film per la televisione di genere fantascientifico, finale della serie televisiva Timeless.
Trama: Con un piccolo aiuto da parte dei loro stessi del futuro, Lucy e Watt (e il resto della squadra) viaggiano attraverso tre secoli e due continenti, dagli Stati Uniti della corsa dell'oro all'evacuazione di Hungnam in Corea del Nord. L'obiettivo è quello di salvare Rufus, salvare la Storia e mettere fine a Rittenhouse una volta per tutte.
RecensioneTimeless è stata una serie fortunata e sfortunata al tempo stesso: cancellata dopo la prima stagione veniva salvata dall'enorme e continuo supporto dei fan, per poi venire cancellata nuovamente. Poi un altro miracolo o, chissà, un viaggio indietro nel tempo per cambiare gli eventi e la NBC confermava un film tv di due ore per concludere tutte le trame lasciate in sospeso. Ed eccoci così a The Miracles of Christmas, non certamente un film perfetto, anzi, ma un film in cui gli autori hanno risposto a tutti gli interrogativi più pressanti lasciati in sospeso, dando così un congedo più che degno ai protagonisti di questa breve, ma travagliata storia: nello specifico i due viaggi nel tempo, il primo nell'America di Joaquin Murrieta, l'ispirazione della leggenda di Zorro ed il secondo, ai tempi della guerra in Corea, non sono stati affatto la parte più avvincente dell'episodio, ma hanno fatto comunque da palcoscenico a ciò che per lo show contava davvero. L'episodio, riprendendo proprio dal finale della seconda stagione (qui la recensione), inizia con l'incontro degli Wyatt e Lucy del futuro con quelli del presente e la consegna da parte dei primi ai secondi del famigerato diario di Lucy grazie al quale potranno salvare la vita al loro amico Rufus. Sebbene non venga mai davvero spiegato il motivo per cui le loro controparti provenienti dal 2023 non possano dire apertamente come salvare il loro amico e gli suggeriscano di scoprirlo leggendo il diario, la sensazione generale è che gli autori non si siano preoccupati troppo della logica, ma abbiano preferito che le emozioni portassero in maniera graduale i protagonisti a prendere alcune decisioni che risulteranno poi fondamentali per la loro stessa esistenza. Ebbene, era comprensibile che con un'ora e mezza circa di tempo a disposizione non c'era modo di sviluppare una storyline solida, ma alcuni elementi (della trama in primis) non sono stati proprio realizzati nel modo migliore. Infatti, oltre ad alcuni (secondo me evitabili) buchi, alcuni personaggi (ed alcune società segrete, quest'ultima sconfitta in un battito di ciglia, bastava davvero così poco?) vengono liquidati in un modo davvero troppo semplicistico (e in questo modo siamo stati anche privati della soluzione al mistero della società stessa, un vero peccato). Anche la riappacificazione Lucy-Wyatt (non proprio imprevedibile) e la storia di Jiya nel 1888 sono state sacrificate, con conseguente sacrificio anche dei singoli personaggi. Certo, era inevitabile, ma brutto vederlo.

venerdì 3 maggio 2019

The Forger - Il falsario (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/01/2018 Qui - The Forger - Il falsario (Thriller, Usa 2014): Ancora un film con John Travolta e ancora un altro buco nell'acqua (dopo Criminal Activies), perché l'attore coinvolto in uno strano mix tra thriller e il dramma (e dove il regista Philip Martin sembra non sapere che pesci prendere), riesce nuovamente a non brillare. Anche per colpa appunto di questo film classificato thriller, perché di rapine e truffatori qui si parla (di un boss, un quadro, una truffa e la polizia), che invece funziona meglio nella sua parte drammatica, quello dove il figlio, interpretato da Tye Sheridan (l'unico elemento positivo di un progetto confuso), ha un tumore. Ma la suddetta storia, che per altro non accende nessuna emozione, anche se in parte ripudia i cliché (a parte la parte "truffaldina"), non sempre funziona egregiamente (anche perché complessivamente la trama è da rivedere). La pellicola infatti stenta a decollare e quando lo fa è troppo tardi, perché il finale (seppur ben realizzato) è ormai scontato. Incredibile poi come neanche Christopher Plummer riesca a mettere una pezza bella grossa ad un film non malvagio, ma abbastanza caotico e in cui il ritmo latita parecchio. Voto: 5,5