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lunedì 17 maggio 2021

Waves (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/05/2021 QuiTrey Edward Shults ha dimostrato di avere indubbiamente talento in seguito ai suoi due primi film, Krisha e It Comes at Night, ed anche se nessuno dei due mi ha convinto, resto dell'idea che sia da tenere d'occhio. Cosicché ritengo un passo in avanti quest'ultimo film, un film diviso in due parti dove prima viene raccontato, in modo registicamente affascinante e originale, una storia di vita difficile piuttosto comune, già vista ma con occhi ben diversi e autoriali. Poi la scena rallenta per dare spazio, e si "apre" anche lo schermo come in "Mommy", alla love story dell'altra protagonista (sorella del primo, un ragazzo che in seguito ad un'incidente diverrà problematico e causerà dei problemi). Il tutto diventa più monotono e tecnicamente classico, un peccato perché il film nella sua originalità sorprendeva, anche se paradossalmente ho apprezzato quest'ultima parte di pellicola, esattamente la seconda metà. Il film, lodevole ma anche rischiosissimo, sembra naufragare quando si sofferma su personaggi che sfiorano la più abusata stereotipia (il padre-padrone orgoglioso ed inflessibile appare come il personaggio più a rischio tracollo, salvo poi riprendersi in parte con sfaccettature inedite e profonde). Di fatto l'interesse verso il regista rimane immutato e forte, anche se questa sua opera, per quanto certamente la più ambiziosa e strutturata tra le tre (anche a livello scenografico e di molteplicità di location), appare anche la più vulnerabile e rischiosa, ma paradossalmente è quella che mi è piaciuta di più. Valido il cast quasi interamente di colore (soprattutto Taylor Russell, la nuova "Zendaya", ma anche Kelvin Harrison Jr.Sterling K. Brown e Renée Elise Goldsberry, non dimenticando i "bianchi" Lucas Hedges ed Alexa Demie), ritmo altalenante causa eccessiva durata e il ripetersi di certe situazioni, finale agrodolce. Si poteva fare di meglio. Ma è un film valevole di una visione. Voto: 6+

lunedì 31 agosto 2020

Il mistero della casa del tempo (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/08/2020 Qui - Abbandonato o semplicemente, si spera, messo da parte il genere horror in cui si è quasi sempre ben distinto in qualità di regista sin dai tempi del valido esordio di Cabin FeverEli Roth si dà al fantasy (dopo la parentesi action con Death Wish), cercando di divenire una volta tanto il regista di tutti e per tutti. Di fatto il film (adattamento cinematografico del romanzo La pendola magica del 1973 scritto da John Bellairs ed illustrato da Edward Gorey), forte di un cast nutrito di nomi piuttosto famosi e non così scontati (Cate Blanchett su tutti, diva piena di classe e dunque qui sin sprecata, mentre Jack Black risulta sempre perennemente e coerentemente se stesso, mentre fa piacere rivedere il lynchano Kyle MacLachlan, seppur sciupato in un filmetto del genere), anziché tendere alla platea più vasta, andrebbe severamente vietato ai "maggiori di anni", tanto è puerile e futile la storiella che regge tutto il grande apparato scenico, sfavillante ma scontato, visto mille altre volte e non proprio in grado di destare nemmeno per un attimo alcun istante di meraviglia o di sorpresa. Si procede pertanto tra bambini saputelli, adulti maligni e perfidi sino alla caricatura, situazioni sopra le righe che tuttavia si ripetono stancamente senza mai riuscire un attimo a farci tornare addosso la meraviglia dell'essere o sentirsi un po' bambini. Voto: 4