lunedì 2 dicembre 2019

Commenti film

In numerosi post, soprattutto mensili, che sia quello dei peggiori che degli altri film del mese, oltre alle recensioni è capitato spesso di inserirci qualche piccolo commento ad alcune visioni effettuate nel mese/periodo in corso. Che siano questi documentari, concerti, spettacoli o film, questo post li raccoglie tutti, e li raccoglierà quando sarà possibile (il post cioè sarà in aggiornamento costante). Inseriti in ordine cronologico, faranno quindi parte dell'elenco dalla A alla Z. Il link sarà uno e uguale per tutti, ma non si abbandona niente e nessuno.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 02/11/2016 Qui - Da dire c'è ben poco, poiché i film in questione non sono quasi per niente eccezionali, tranne probabilmente uno. A cominciare da La grande bellezza in versione integrale (piena di nudi, culi e cazzate varie) che ancora una volta mi ha deluso, perché neanche la mezz'ora in più di pellicola mi ha fatto apprezzare il film, che secondo me è il più confuso, più scollegato e brutto, narrativamente parlando, di sempre, perché visivamente alcune immagini sono stupende. Ma nonostante questa volta qualcosa in più ho capito, alla fine è risultato ancora più noioso della prima volta. Anche se in ogni caso è un film azzeccato ad una giuria non italiana, perché vedere come ci siamo ridotti non è una bella cosa per noi italiani, agli altri probabilmente invece gli sarà piaciuto. E infatti solo all'estero è apprezzato dai più. Altro film visto poi è stata la puntata speciale di Sherlock, andata in onda a fine settembre e disponibile sul sito della Paramount, della serie tv con protagonista Benedict Cumberbatch, che abitualmente non seguo, anche se ho visto qualche puntata. La puntata, anzi, il film è quella del caso de L'abominevole sposa, un caso davvero interessante, inedito ma soprattutto atipico e strano, come il contesto e il luogo in cui si svolge (nella psiche di Holmes cent'anni prima). Un caso che ovviamente sarà risolto da Sherlock, ma non senza particolari difficoltà. E anche se non del tutto la storia mette in soggezione o paura, la qualità di tutti gli elementi e le tecniche, è discreta, persino migliore di un film per il grande schermo. Comunque il migliore di questi che sto descrivendo perché di peggio c'è la 'trilogia' di Jerry & Maya (fratelli o amici non si sa), due piccoli infallibili investigatori che in una fiabesca e assurda cittadina fanno il lavoro della polizia e risolvono i casi, ingegnosi i primi due pessimo il terzo, ma comunque troppo scemi per un pubblico inferiore ai 7 anni. Perché anche se tratti da romanzi per bambini, questi tre film di origine scandinava, probabilmente, sono davvero inguardabili e del tutto inutili, pieni di stereotipi che potrebbero addirittura fare male alla crescita.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 29/11/2016 Qui - A partire dalla classica ed ennesima (inutile e deludente) commedia romantica per la tv di produzione canadese, Amore sotto le stelle (Love Under the Stars, 2015), l'inflazionata storia di una ragazza che per caso e senza volerlo (sì vabbé) si innamora del padre di una bambina che ha da poco perso la madre (chissà perché lo sospettavo), e niente, la trama finisce qui, insieme alla mia di pazienza, quella di vedere sempre le solite frivolezze, le solite sciocchezze, con un finale scontato, dei dialoghi assurdi ma soprattutto il doppiaggio della bambina è da manicomio. Questa è l'ultima volta che ci casco. Un po' meglio invece accade per La giustizia di una madre (A Mother's Instinct, 2015), anch'esso per la tv di produzione canadese ma di genere thriller e molto più interessante (ma sempre brutto), anche se il finale della storia è addirittura molto più prevedibile. La storia (leggermente assurda anche se basata su fatti realmente accaduti, anche se non ci crede nessuno) di una madre che dopo il rapimento del figlio si convince della colpevolezza del vicino e siccome non ci sono prove, lo rapisce e lo fa confessare, poi lui (incredibilmente) fugge e cerca di ammazzare tutti, ma all'ultimo secondo lo stordiscono e si salvano tutti, non il film che ancora una volta come tanti thriller non suscita neanche un sussulto, un'emozione. Film davvero vuoto e insensato. Anche se mi ero ripromesso di non vedere più un film con Steven Seagal purtroppo ho visto Sniper: Forze speciali, film (del 2016) che come ovvio non esprime nulla di nuovo alle sue solite baggianate, perché anche qui fa il solito ruolo da cecchino infallibile che ammazza tutti. Un film che racconta in modo assurdo, la storia di una squadra di soccorso che si ritrova per magia coinvolto in un agguato uscendone però vittorioso, poi ovviamente succedono altre cose ma niente di così importante. Insomma, davvero pessimo, questo è definitivamente il capolinea. Ancora più brutto e deficiente è l'ennesimo disaster movie della Asylum, stavolta il film in questione ha a che fare con due aerei (uno è l'Air Force One, con a bordo il presidente, la moglie e la figlia 'Milani'?!) che non si sa perché (ah sì una tempesta elettromagnetica) stanno per scontrarsi in volo, il film si chiama infatti Air Collision, ed è uno dei film più assurdi di sempre, con effetti speciali di serie C, dialoghi di serie D, e scene da manicomio, infatti ho riso così tanto che mi serviva la camicia di forza per non spaccare tutto. Un film (del 2012) davvero senza un senso alcuno, stupido e inutile.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 20/12/2016 Qui - Partendo da un horror che partiva coi migliori auspici, un inedito horror in cui i migliori amici dell'uomo diventano mostri assetati di sangue, Night of the Wild (2015), fino a quando ci si rende conto che è prodotto dalla Asylum e tutte le buone intenzioni fanno a farsi benedire. Eppure era diretto da Eric Red, il creatore di "The Hitcher", e il cast comprendeva la bellissima Tristin Mays, invece brutto come la peste. Disgustoso e verdastro come il meteorite che cade nei pressi di una tranquilla cittadina, alterando il comportamento di tutti i cani del posto che si trasformano in belve feroci, che ovviamente attaccano e uccidono tutti, tranne la classica famiglia 'fortunata'. Ma se l'idea (che prendeva esempio dai classici eco-vengeance anni '70 e '80) risultava interessante il risultato è pessimo. Un non film con una trama sterile che annoia, con degli effetti speciali assurdi e situazioni imbarazzanti e tragicomiche da far ribollire il sangue, con un finale deludente e per niente appagante, praticamente una schifezza. Una mezza boiata è invece Swept Under, thriller del 2015 di produzione canadese che parte come un improbabile poliziesco figlio delle inflazionatissime serie tv che ormai portano agli onori della cronaca ogni figura professionale possa avere a che fare con un fatto delittuoso (lei infatti è solo esperta delle scene del crimine perché le pulisce e lui il giovane detective in completo perfetto, tipico del principiante), e finisce per essere una crime-love-story assurda e inconcludente, dato che i due, dopo il ritrovamento di un indizio sfuggito agli investigatori, che innesca un dialogo, formeranno una strana collaborazione che li porterà (forse) ad individuare il serial killer (un killer per niente credibile). In più la regia è piatta e inconsistente, e gli attori, conosciuti e affascinanti, la bella Devin Kelley e l'inossidabile Shawn Ashmore (The Following), non fanno scintille, anzi, il film scivola senza sussulti, nonostante la svolta nel finale, quando la vicenda cambia pelle e si discosta almeno un po dalla banalità. Insomma guardabile ma non da consigliare. Si salva invece ma solo perché i primi due capitoli mi erano discretamente piaciuti (li trovate qui), Antboy e l'alba di un nuovo eroe (2016), terzo, probabilmente inutile, di cui non si sentiva il bisogno, lungometraggio del piccolo supereroe danese, dai poteri di formica che lotta contro il crimine. In questo capitolo per affrontare un super criminale farà ricorso all'aiuto dei suoi amici (e di un nemico) senza i quali difficilmente potrebbe uscirne vincitore. Perché come ovvio lui vince, perde interesse invece la trama banale e superficiale come tutta la storia, stavolta non credibile anche se bella. Insomma un film per ragazzi comunque discreto che però perde brio e sostanza dai precedenti capitoli, facendo così perdere lucidità e creatività. Troppo poco per consigliarlo.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 14/01/2017 Qui - La prima pellicola è un deludente thriller on the road del 2012, che vede tra i protagonisti Christian Slater (tornato in voga con Mr. Robot) e il bravissimo Gary Oldman, ovvero La truffa perfetta (Guns, Girls and Gambling), una pellicola che sembra fare il verso a Tarantino ma senza riuscirci. Infatti è solo il classico thriller pirotecnico e caotico con pistole, ragazze e gioco d'azzardo, certo non proprio originale, eppure qualcosa di buono c'è, non tanto nella storia, comunque affascinante, quella di un sfortunato viandante che ingiustamente accusato di avere rubato un prezioso manufatto apache in un casinò si ritrova a essere cacciato da assassini, sceriffi, cowboy, indiani, nativi americani e sosia di Elvis Presley (e, purtroppo per lui, avrà solo 24 ore di tempo per chiarire la questione ed evitare di essere ucciso), quanto nell'intricato e spassoso rompicapo nel scoprire la verità. Non proprio il massimo, ma il minimo indispensabile, per una commedia che in ogni caso non ha molte pretese e, proprio per questo, gradevole e apprezzabile. Commedia comunque per palati un po' raffinati, ricca di sarcastici giochi linguistici, autoironica riguardo ai luoghi comuni, satirica e con colpi di scena a ripetizione ben dosati e ovviamente bellezze in mostra, ma non granché e facilmente dimenticabile. Il secondo invece è dannatamente brutto, poiché invece di sfruttare meglio il luogo e le grandi possibilità che Marte ha da offrire (molti grandi registi l'hanno abilmente fatto), Martian Land, film action statunitense del 2015, propone la stessa minestra riscaldata (copione trito e ritrito). Infatti nonostante il cambio di pianeta, la razza umana, che si è trasferita su Marte e vive in città simili a quelle terrestri (protette da enormi campi di forza), rischia nuovamente l'estinzione quando (incredibilmente e assurdamente) la prima gigantesca tempesta di sabbia (ma dai!) sfonda la cupola che li protegge e distrugge completamente Mars New York (!?). Gli abitanti di Mars Los Angeles perciò, dovranno cercare di fermare la tempesta, prima di essere i prossimi ad essere spazzati via. E' inutile dirvi come finisce, e inutile diventa ancor di più farvi sapere che la sceneggiatura è incolore, gli effetti speciali poco speciali e la recitazione scolastica, ma tant'è l'unica sola cosa importante è: statene alla larga, tempo sprecato.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 02/02/2017 Qui - Oltre ai 9 film visti su Sky (a gennaio), ho avuto anche il tempo di vedere (sempre su Sky ovviamente) la saga, che si compone per adesso di una 'duologia' che sicuramente diverrà trilogia e forse più, dato che il finale del secondo (come già si vedeva nel primo) lo lascia intendere chiaramente, per ragazzi intitolata V8, sì come i motori, perché V8: Si accendono i motori (2013) e il suo sequel (più o meno identico anche nella narrazione) V8: La sfida dei Nitro (2015), parlano infatti di un gruppo di ragazzini, coetanei con la passione per i motori che formano un team per gareggiare in un circuito cittadino misterioso con i loro go-cart (un po' come il manga Capeta). Cosa che mi aveva incuriosito, come anche il fatto che il regista tedesco Joachim Masannek (specializzato in film per ragazzi, genere molto apprezzato in Germania) era lo stesso della mirabolante straordinaria saga de La tribù del pallone (datata 2005-2009 con 5 film), la migliore del genere ragazzi mai vista, stupenda. Purtroppo però non al loro livello, difatti nonostante il regista sia stato capace di equilibrare il versante fantastico con il realismo, dato che molti campioni automobilistici si sono veramente formati sui go-kart e per una volta le descrizioni delle rispettive famiglie non più tanto stereotipate, tanto non convince, soprattutto la scelta di dare solo 10 minuti a entrambi i film per vederli correre (l'unica comunque cosa bella). In più i dialoghi e le situazioni improbabili e assurde, anche se in linea con il genere, sono davvero troppo insensate, insensata come la scelta di doppiare le canzoni (bruttissime davvero), bastavano i sottotitoli. Comunque in definitiva sono due film che a molti bambini-ragazzi potrebbero piacere, anche se decisamente migliore è il primo, il secondo è troppo surreale, ma entrambi addirittura meglio di certi altri film.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 16/02/2017 Qui - Ma andiamo con ordine e parliamo di un film Cop Car, che partiva con i migliori auspici, ma che per forza di cose è risultato sgradevole. Questo perché i film lenti e inesorabili, semplici e spogli, che si soffermano sui dettagli senza una trama avvolgente e privi di una qualsivoglia sostanza filmica (un po' come certi film anni '80) proprio non fanno per me. Eppure questo thriller del 2015 con protagonista Kevin Bacon (l'unico vero motivo di interesse) è stato elogiato da molti critici. Io non che giudico, però vorrei capire cosa c'hanno visto di così speciale, dato che il film racconta di due bambini di dieci anni, che se ne vanno in giro per campi snocciolando soddisfatti un notevole turpiloquio (ma "fanculo no, non si può dire: è troppo grave"), che rappresentano anche il vertice di scrittura dei dialoghi di questo film immondo, che dopo aver scoperto una macchina (apparentemente) abbandonata della polizia in un campo, così per divertimento i due la avviano e se ne vanno a zonzo per le strade assolate degli States. Quello che non sanno è che lo sceriffo (Bacon) l'aveva inopportunamente lasciata nel posto sbagliato per ultimare un lavoro sporco (che nasconde nel bagagliaio), perciò si mette sulle loro tracce con lo scopo di recuperare la vettura che gli è stata sottratta, ritrovandosi al centro di un pericoloso gioco del gatto col topo. Non male messo così, ma il problema non è la trama e neanche l'ambientazione o i temi, quanto il film stesso, senza nessuna spiegazione (nessun flashback) del motivo per cui due individui sono nel bagaglio dello sceriffo, ipoteticamente per droga o forse Hanno ucciso l'uomo Ragno, i ragazzini poi sono così ingenui e fessi da restare di stucco. Infine, proprio la fine ambigua (la fuga continua), aggiunto al fatto che il film è montato malissimo da la mazzata finale alla pellicola che vorrebbe essere un racconto di formazione in salsa splatter ma riesce soltanto a proporsi come un ridicolo thriller pasticciatissimo, privo di invenzioni e recitato da cani. Avranno visto un'altro film quindi, chissà ma non importa, ormai è fatta. Meglio andare avanti.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 27/02/2017 Qui - Neanche il tempo di metabolizzare il 2016, che già è finito febbraio, già siamo a Carnevale, anzi, domani è l'ultimo giorno, e tra un po' di giorni compio gli anni (il 13 marzo), perché sì, sono già passati due mesi, mesi in ogni caso, come questo, ricco di pellicole, anche quelle che razionalmente non dovrei vedere, ma che la curiosità (maledetta) m'impone di vedere. Ecco due esempi. Ho principalmente visto Viaggio nell'Isola dei Dinosauri (Dinosaur Island), film d'avventura australiano del 2013, solo per il semplice fatto che sono sempre stato affascinato dal mondo preistorico, ma purtroppo come volevasi dimostrare, in quanto questo è il classico B-movie per ragazzi, è davvero un pessimo film, addirittura peggio di uno dei più brutti visti, ovvero The Lost Dinosaurs, passato in tv settimane fa. Già la trama non sembrava eccezionale, eppure con una piccola fusione tra Viaggio nell'Isola Misteriosa e Jurassic Park, il film pareva accettabile, e invece la trama, che racconta di un ragazzino di tredici anni che durante un volo in aereo, si ritrova catapultato in un isola misteriosa popolata da dinosauri dove incontra una ragazza che lo aiuterà a tornare a casa, fa acqua da tutte le parti. Peccato però, perché gli effetti speciali dei rettili giganti non sono affatto mal realizzati (anzi sì), l'ambientazione per un'avventura c'è ed è buona, le cose negative del film quindi e in sostanza sono le prestazioni dei due protagonisti che possiamo anche tralasciare in questo frangente visto che non potevano dare quel qualcosa in più, ma soprattutto i dialoghi che ha volte ti danno l'istinto di spegnere ed andare a fare altro di migliore come anche alcune scene e alcuni riscontri nella trama. Insomma una ciofeca neanche divertente. Unica nota positiva la carinissima Kate Rasmussen e stop. Altro esempio di come alcuni fanno film coi piedi, è la rivisitazione in chiave dark e similmente scema di Cappuccetto Rosso, nel film 'horror' (per dire) Little Dead Rotting Hood (2016) della Asylum (sì sempre quella) infatti, gli abitanti di una piccola cittadina (con 0 cervello) scoprono che nel bosco vicino è in agguato qualcosa di molto più sinistro di semplici lupi famelici, poiché una fattucchiera vestita di rosso lascia alla nipote (che uccide e seppellisce per poi trasformala in zombie-lupo) il compito di proteggerli da una stirpe di lupi mannari con una spada e un mantello magico. Ovviamente potete immaginarvi cosa ne esce (qualcosa di terrificante cinematograficamente parlando), perché questo film con parecchie infamie e nessuna lode, è probabilmente stato scritto da sub-acculturati mentali in età prepuberale, d'altronde le classiche gnocche secondarie non mancano, come non manca la gnocca protagonista, che qui ha le sembianze di Bianca A. Santos, bellissima ragazza vista in L'A.S.S.O. nella manica e da vedere in Ouija, ma a parte questo davvero un inutile film, con pessimi effetti speciali, incongruenze ed approssimazioni madornali, dialoghi penosi e nessuna fantasia, perciò da evitare.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 01/11/2017 Qui - In quest'ultimo mese di ottobre non è successo niente di importante, tutto come al solito, anche se gli alti e bassi ci sono comunque stati, così come nella mia filmografia, a film eccezionali infatti si sono contrapposti altrettante fregature, a partire da un film, End of the World - Atto Finale (Azione, Canada, USA, 2013), che anche se c'era d'aspettarselo ha deluso leggermente (anche se salvabile tra i peggiori dell'anno), perché sapevo già di esser di fronte al classico sci-fi apocalittico di serie Z, tipo quelli ormai famosi della Asylum, se non fosse per un particolare che ha reso la visione un po' più accattivante e divertente del solito, perché si fonda sul concetto che avere una ottima conoscenza dei disaster movie può essere utile per salvarvi dall'apocalisse. E alzi la mano chi non vorrebbe che i ricordi cinematografici che più amiamo possano essere usati almeno una volta per salvare vite umane? E' quello che succede qui, dove un gruppo di appassionati di apocalissi (capitanato da Greg Grunberg) riesce ad usare tutte le conoscenze che hanno appreso dai film catastrofici (e fantascientifici) per salvare il mondo da una devastante tempesta solare, anche se purtroppo a parte qualche gustosa citazione, divertenti rimandi e momenti cinefili, e sempre la stessa solfa. La storia dopotutto segue la struttura di molti altri film dello stesso genere e soprattutto dello stesso livello, con assurdi dialoghi, scarsi attori, pessimi effetti speciali e finale prevedibile. Tuttavia è meno peggio di tanti altri, anche se forse è meglio evitare, ma se comunque vorrete vederlo non aspettatevi battute folgoranti o situazioni non banali. Io in ogni caso mi son divertito, anche di più di certi film che ho visto nel mese.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 06/12/2017 Qui - C'è un film (di cui non vi ho parlato, anche per rispetto al genere) che mi ha fatto davvero schifo (che forse non avrei voluto e dovuto vederlo), perché la denuncia contro la violenza che questo film vorrebbe probabilmente fare è più violenta di ciò che voleva forse denunciare, si tratta infatti di un film (con rispetto a chi invece l'ha trovato eccezionale) osceno, orribile, malsano e ripugnante, in più non fa paura e le scene splatter e non, sono da manicomio. Alcuni avranno già capito, perché sì purtroppo mi è capitato per caso di vedere A Serbian Film e sono rimasto scioccato. Non per le scene crude, brutali e violente, quanto per l'inutilità di un film "malato" che a discapito del tema (perché se è vero che "bisogna sentire la violenza per capirla" come dice il regista, è anche vero che non bisogna mai scadere nella bestialità), ha solo infastidito, innervosito e indignato (praticamente una m**da).

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 31/01/2018 Qui - Un piccolo riassunto di due documentari di stampo prettamente televisivo che ho visto. Il primo è Agnelli, il buon e interessante biopic della HBO, andato in onda su Sky Atlantic a 15 anni dalla sua scomparsa, dedicato appunto alla storia di una figura mitica, che ha segnato la storia d'Italia, Gianni Agnelli (noto a tutti come l'Avvocato). La sua storia infatti, (di cui molto già sapevo grazie al bellissimo documentario Bianconeri Juventus Story: Il film) intrecciandosi con quella economica e politica del nostro Paese, ha segnato, come la sua dinastia, un'epoca. Un'epoca che tra successi e drammi familiari, ha fatto di lui un'icona. E il film appunto, presentato anche alla 74a Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, attraverso un ricco susseguirsi di immagini anche d'archivio e testimonianze di famigliari, amici, professionisti, collaboratori e rivali, ci rivela il suo ritratto tra pubblico e privato. Un ritratto storicamente interessante che senza troppa retorica si vede con piacere. Al contrario un po' indigesto è stato il docu-film del 2016 Ibrahimović: Diventare leggenda. Nel film infatti, si parla poco di campo, ma si preferisce più il lato umano che, seppur interessante alla lunga stanca. Anche perché il film si concentra su pochi momenti importanti della carriera di un campione, tra i più forti di sempre, che però da giovane aveva un carattere indomito. Difatti questo film documentario ripercorre la carriera del calciatore attualmente del Manchester United, "solo" dal suo debutto nel 1999 nel MALMO FF, passando per l'approdo nel calcio europeo con l'Ajax e l'incontro con il potentissimo manager Mino Raiola, fino allo sbarco in Italia nella Juventus (e stop). Nel mentre, interviste, video amatoriali e d'archivio davvero incredibili in cui Zlatan sviscera il suo passato di sacrifici e mancanze (ostacoli, solitudine e invidie), ma che però, dato il continuo utilizzo di sottotitoli, non coinvolge e non emoziona a sufficienza. Tuttavia non male perché abbastanza innocuo e minimamente gradevole a vedersi.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 02/03/2018 Qui - Un mese di interessanti sorprese e godibili visioni, dove da segnalare c'è un bel documentario visto in prima visione su Sky ArteBack in Time, ovvero il documentario "definitivo" sulla trilogia del Ritorno al Futuro. Peccato che, seppur bello è stato rivivere emozioni, ascoltare le interviste ai protagonisti (anche alla troupe di realizzatori) e rivedere alcune famose scene (nonostante e senza il doppiaggio originale), il suddetto, diretto da Jason Aron, si concentra poco sulla trilogia in questione, indagando solo marginalmente nei retroscena della realizzazione della popolare trilogia fantascientifica, dando così forse troppo spazio a molti fan. Comunque non male ma neanche bene, solo sufficientemente interessante.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 30/04/2018 Qui - Ecco cosa, anzi, quali documentari e spettacoli ho visto grazie all'interessante (alquanto spesso) canale tematico Sky Arte di Sky. Partendo dalla serie di documentari Soundtracks: Canzoni che hanno fatto storia, una coinvolgente serie che ci permetterà (perché le puntate, 8, non sono ancora finite, anche se in verità ne ho vista solo una e non ho ancora deciso se vederle tutte) di rivivere la storia delle canzoni (indimenticabili che hanno fatto da sfondo a cambiamenti storici, sociali, culturali e politici) che hanno segnato appunto la storia della nostra civiltà. Di queste molto interessante è quella della musica che ha accompagnato gli anni della costruzione e dell'abbattimento del muro di Berlino, in cui David Bowie e incredibilmente David Hasselhoff (e tanti altri artisti) ha dato una grossa mano. Di ben altra natura (almeno parzialmente) invece il concerto evento intitolato 2 Cellos: Soundtrack, in cui nella cornice della Sydney Opera House si vede, anzi si ascolta, il duo dei 2 Cellos (di cui ne ho parlato già benissimo tempo fa, qui) in una performance indimenticabile, dove i due noti violoncellisti omaggiano il cinema eseguendo le colonne sonore dei film più celebri di sempre. Qualcosa di veramente eccezionale, come alquanto bello (interessante ed appassionante) è altresì Stanlio & Ollio: L'arte di far ridere, un'esclusivo documentario che ripercorre la vita dei mitici Stanlio e Ollio, tramite filmati tratti dai loro film più celebri, video inediti, immagini d'archivio e interviste a chi ha conosciuto da vicino il duo comico più famoso del mondo. Insomma, davvero niente male.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 22/08/2018 Qui - E' stata, la scorsa settimana di Ferragosto, una settimana di completo relax, o quasi, dopotutto in questo periodo di riposo (un po' come tutti, ma non proprio tutti) non ho fatto altro che mettere fieno in cascina, non ho fatto altro che dare una direzione alla mia programmazione cinematografica e non, e quindi non ho fatto altro che programmare post, film o serie da vedere entro l'anno. E tuttavia nonostante tutto ciò ho avuto non solo il tempo di vedere comunque parecchi film, ma anche di dare un'occhiata ad un documentario bellissimo, che tuttavia non avrei voluto mai vedere. Il documentario, prettamente televisivo, in questione infatti era quello sull'indimenticato Robin Williams, che come purtroppo sappiamo si è tolto la vita nel 2014 a 63 anni, notizia che per tutti fu uno letteralmente shock, non solo perché pochi sapevano dei suoi problemi, ma perché egli, un genio della commedia e non solo, capace di far ridere e riflettere tutti, dai più grandi ai più piccoli, dando vita a moltissimi personaggi che fanno tuttora parte dell'immaginario collettivo di intere generazioni (da Peter Pan al buffo alieno Mork, dal dottor Hunter Patch Adams all'androide Andrew Martin ne L'uomo bicentenario, e tanti altri), ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Difatti Nella mente di Robin Williams, documentario HBO diretto da Marina Zenovich e presentato al Sundance Film Festival, è un ritratto ora divertente, ora intimo e commovente di uno dei più grandi attori di sempre. Non a caso il film Come Inside My Mind, andato in onda su Sky Cinema e attualmente disponibile su Sky On Demand, ricco di interviste di colleghi e amici (David LettermanBilly CristalPam DawberEric IdleWhoopi Goldberg e il figlio Zak, che raccontano l'uomo dietro la maschera, una persona che non poteva sentirsi felice se non riusciva a far divertire gli altri) racconta tutta la vita dell'attore, dall'infanzia solitaria nel Midwest fino alla fine dei suoi giorni, passando per i suoi ruoli più iconici e per filmati d'archivio delle prime esibizioni teatrali a San Francisco. Dopotutto il documentario, che fa un ritratto dell'attore e dell'uomo e celebra la sua memorabile carriera, esplora la vita dell'artista attraverso le sue stesse parole, mostrando interviste inedite in cui spiega ciò che lo ha spinto a creare i personaggi nella sua mente e il processo creativo. E poiché scopriremo le sue lotte contro la depressione, l'alcol e la droga e vedremo gli ultimi anni con l'operazione al cuore nel 2009 e poi la tragica fine nel 2014, l'emozione è stata parecchio alta, e tuttavia proprio per questo che il documentario merita di essere visto.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 31/08/2018 Qui - E' passato anche Agosto, è passata probabilmente anche l'estate, tuttavia il tempo per il cinema e per la musica (a tal proposito il post sui tormentoni e le altre canzoni preferite dell'estate è già programmato) c'è sempre. E proprio questo connubio mi ha dato l'occasione di vedere un film concerto del 2014 diretto da Roger Waters e Sean Evans e basato sul tour The Wall Live (2010-2013) tenuto da Waters, intitolato per l'appunto Roger Waters the Wall. Un film che tuttavia non mi ha lasciato del tutto soddisfatto, anche perché personalmente non ho mai molto amato "The Wall". Troppo cupo, pesante, a tratti retorico. Dei Pink Floyd ho sempre preferito di gran lunga altri album, ma qui si va troppo sul soggettivo. Ciò nonostante, non ho potuto che ammirare la straordinaria messa in scena del concerto di Waters, una botta forte ai sensi, un mix frastornante di emozione e tecnologia, con effetti speciali da paura e quel muro gigantesco che viene lentamente costruito sul palco. Interessante, quindi, lo sviluppo su più livelli: da una parte un on the road con Waters che fa i conti col passato e visita i luoghi dove sono sepolti nonno e padre, entrambi uccisi dalla follia della guerra, dall'altra l'esperienza travolgente del live. Il che permette anche ai non fan di capire meglio le dinamiche e il senso complessivo di un'opera complessa e impegnativa come "The Wall", parabola sulla guerra, il senso di perdita, l'amore e la vita. Waters scava nel profondo della propria storia personale e della propria sensibilità, raccontando il dramma e l'assurdità di ogni conflitto, di ieri e di oggi, scagliandosi contro autoritarismi e condizionamenti. Un messaggio potente e tristemente attuale, in questi tempi di nuovi "muri" e sempiterne lotte. E, poi, la musica. Una superband e canzoni entrate di diritto nella storia del rock: dall'immancabile "Another Brick In The Wall" a "Comfortably Numb". Il tutto girato e mixato con suoni e immagini impeccabili, occhi e orecchie ringraziano per un'esperienza comunque "totalitaria" davvero incredibile. Un'esperienza personalmente non così intensa di quanto mi sarei aspettato ma discretamente soddisfacente.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 03/01/2019 Qui - Quest'anno, anzi, lo scorso anno ho voluto completare le classifiche finali non solo per chiudere l'anno cinematografico nel modo più onesto possibile, ma anche per permettere a questo mio classico post natalizio, di natura esclusivamente cinematografica, di uscire in tempo, per dare insomma tempo (a voi) di vedere (se lo ritenete giusto o se il mio giudizio lo permetterà, è a vostra discrezione) questi film che oggi recensisco prima dell'ufficiale conclusione delle feste. E così, prima del mio momentaneo congedo di una settimana e ovviamente dell'arrivo dell'Epifania, ecco quali sono stati i film di Natale che visto su Sky. Prima però vorrei parlarvi di un inedito cortometraggio visto sempre grazie al canale tematico della piattaforma satellitare, un cortometraggio di 28 minuti intitolato Babbo Natale deve morire. Già, questo cortometraggio di produzione Britannica del 2014, dal titolo originale Marked, ha un titolo abbastanza particolare, come particolare è appunto la trama di questo semplice, lineare ed interessante corto, un corto dolce amaro che mescolando risate e suspense, diverte e fa riflettere. In Marked infatti, una storia nella quale riecheggia la lezione di DickensKiefer Sutherland e Stephen Fry sono alle prese con crisi, fallimenti e un incontro davvero inatteso, un incontro che avrà ripercussioni importanti nella vita di questo povero cristo che ha causa di problemi economici accetta di compiere un'omicidio su commissione, salvo poi cambiare (ovviamente) idea. Beh sì, niente di originale, tuttavia tranquillamente vedibile, anche se il momento migliore è quando riecheggia Shake up Christmas dei Train, che però da solo vale la visione. Perciò dategli un'occhiata se ci riuscite. Ma adesso ecco i film.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 27/06/2019 Qui - Sono anni ormai che non vedo più film per la tv, fatti apposta per la televisione, a tal proposito li evito praticamente tutti (tranne alcuni della HBO) e in tal senso neanche li prendo in considerazione non solo per la classifica finale dei migliori o dei peggiori ma anche tra i film della lista dei scartati, ma in questo mese è capitato di vederne uno, poiché intrigato dal titolo e dalla trama, Deliverance Creek - Solo per vendetta che, ambientato verso la fine della guerra civile racconta le vicende di Belle Barlow che si trova ad affrontare delle incertezze quando cerca di difendere la terra della sua famiglia con qualsiasi mezzo, e una banca corrotta che gestisce la città, spinge Belle di diventare un fuorilegge, purtroppo però è stata una mezza (e più) delusione. Mi aspettavo un western alla Sweetwater (molto simile è lo script), un film che tempo fa mi sorprese per la sua "onestà", e invece mi sono ritrovato un film abbastanza insipido. Un film che tra dramma bellico ed heist movie, con annesso triangolo amoroso, mi ha lasciato un senso di insoddisfazione molto forte. Di certo non meno acuito da un finale troncato a metà. Un finale che ha un suo perché, esso come il film stesso era il preludio di una serie drammatica, giacché prodotto dalla Lifetime, questo film in costume tratto da un best seller di Nicholas Sparks serviva da backdoor pilot, tuttavia la serie in questi cinque anni (il film è infatti datato 2014) non è stata più prodotta, e quel finale senza degna conclusione è rimasto. E insomma è stato un grosso errore che ora però non farò mai più, film per la tv addio.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 31/07/2019 Qui - Avete amato Game of Thrones? già vi manca dopo il finale dell'ultima ed ottava stagione? Ebbene se ad entrambe le domande avete risposto sì, allora fate come me, non perdetevi il documentario che racconta il dietro le quinte dell'ultima stagione (la recensione la trovate qui) di Game of Thrones, ovvero The Last Watch che, girato da Jeanie Finlay racconta la serie più ambiziosa (e costosa) di sempre attraverso gli occhi di chi le ha dedicato dieci anni di vita. Ciò, appunto con un viaggio itinerante molto interessante che ci porta a conoscenza non solo dei grandi segreti delle star, dei produttori e dei registi della serie, ma anche di tutte le persone più o meno comuni che sono state coinvolte in questa mastodontica serie, di cui le comparse sono in qualche modo il cuore silenzioso. Un viaggio insomma davvero spettacolare, tra momenti emozionanti ed incredibili, che un fan non può non vedere. Lo trovate su Sky Atlantic o su Now Tv (e credo anche su Sky on demand), buona visione.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 29/11/2019 Qui - Sono già passati tre anni da quando il "Gigante Buono" ci ha lasciati, parlo ovviamente di Bud Spencer, nostro compagno di gioco e scazzottate, che insieme al suo fidato scudiero Terence Hill, ha allietato la nostra infanzia e continua tuttora a regalarci momenti di svago assolutamente riconoscibile. Ebbene, a 90 anni dalla nascita dell'attore, dalla nascita di Carlo PedersoliHistory l'ha celebrato tramite un documentario (che ovviamente ho visto), intitolato Le mille vite di Bud Spencer. Un documentario che attraverso filmati di famiglia inediti, backstage esclusivi dei suoi film e interviste ai familiari ne ha raccontato la sua incredibile storia, passando attraverso curiosità poco note come il suo passato da imprenditore e pilota d'aerei. Lui che ha vissuto davvero mille vite diverse, anche se con il suo vero nome probabilmente ne ha vissuta solo una, quella più intima e familiare. Ed è quella di cui tratta, oltre a quella prettamente cinematografica, la suddetta emozionante finestra di approfondimento. E insomma è stato davvero bello conoscere certi aspetti che non conoscevo. Tuttavia, ancor più bello è stato, a distanza di un po' di anni dall'ultima volta, rivedere, grazie ad Italia Uno, che ne ha mandato in onda la Extended Version, Shining. A proposito di versioni e quant'altro (di director's cut per esempio), molti non gradiscono che si faccia ciò, ma io penso che se un film sia un capolavoro o un film cult, lo sia a prescindere dalla versione proposta, che questa poi sia nuova o vecchia agli occhi degli spettatori. Infatti, l'aura di film mitico, come è questa pellicola diretta dal maestro Stanley Kubrick ed interpretata magnificamente da Jack Nicholson, è rimasta intatta. Una pellicola certamente non perfetta come 2001: Odissea nello spazio, anche perché molti dubbi ancora lascia, soprattutto sul finale, ma è indubbio non dare a questo film d'atmosfera, musicalmente accattivante e dannatamente inquietante, i propri meriti. E infatti anche se non ha avuto il giusto spazio tra le mie recensioni (mancanza di posto nel calendario già prestabilito) l'avrà (insieme a tutti gli altri film antecedenti gli anni 2000 visti quest'anno) nelle classifiche finali. Perché appunto quest'ottimo film, che ha avuto un sequel in queste settimane (un'anteprima ho avuto grazie sempre ad Italia Uno, andata in onda alla fine del film), iconico come pochi, è fantastico.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 31/01/2020 Qui - Se ieri c'è stato l'ultimo post con la dicitura "I peggiori film", oggi ecco l'ultimo con la dicitura "Gli altri film", sì perché come anticipato qualcosa presto cambierà, e cambierà nel senso che, ma spiegherò comunque tutto mercoledì nella settimana di riposo, la frequenza di pubblicazione subirà un ridimensionamento e il metodo di raggruppamento sarà un po' diverso. Nel frattempo che ciò verrà spiegato e tutto partirà, approfitto di questa occasione per consigliare a cinefili ed estimatori della settima arte alcuni documentari, documentari prevalentemente riguardanti il cinema in generale, che mi son capitati di vedere in questi ultimi due mesi. Documentari che, chi piaciuti più o piaciuti meno, sono tanto interessanti. Il primo è un racconto sull'affascinante mondo di Hollywood tra gli anni '30 e '60, appunto I segreti di Hollywood, quattro puntate che raccontano il dietro le quinte di un mondo all'apparenza dorato che ha dovuto invece lottare con il gossip, la censura e lo spionaggio, e che ha affrontato "di petto" la sessualità. Il secondo è l'esplorazione al mondo del cinema fantascientifico attraverso interviste e interventi di registi, attori e produttori, tutto coadiuvato dal regista e premio Oscar James Cameron, appunto James Cameron - Viaggio nella fantascienza, sei puntate che esplorano in tutti i suoi aspetti il cinema della fantascienza, dai mondi di Spielberg e Scott al suo lato "oscuro", dalle "Robot Invasion" ai mostri, dagli alieni ai ritorni al futuro, praticamente tutto quello che riguarda il genere fantascienza. Poi due (anzi tre) documentari sugli anni '80 al cinema, prima Da Rambo a Terminator - Quando Hollywood picchiava duro, un viaggio nell'età dell'oro dei film d'azione, esplorando le dietro le quinte di grandi blockbuster come RockyRambo e Terminator, e dopo Da Chuck Norris a Bo Derek, il folle decennio della Cannon FilmsChuck Norris, Stallone, Van Damme, Bo Derek sono solo alcuni dei protagonisti dei gloriosi film di serie B anni '80 targati Cannon Films (film così tanto bizzarri e trash che la voglia di adesso vederli è tanta). Infine Ghostbusters: La vera storia, il documentario definitivo sulla storia della realizzazione del film cult diretto da Ivan Reitman nel 1984: Ghostbusters - Acchiappafantasmi. Insomma il meglio del meglio, li trovate tutti su NOW TV, buona visione.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 31/03/2020 Qui - Purtroppo in questa settimana non ho visto niente di particolarmente bello, come potrete notare dalle recensioni, tuttavia fortunatamente (giacché in parte ha alleviato un po' di delusione) ho rivisto un film che avevo promesso di rivedere, ed il film è Il Corvo - The Crow, ed è stata un'esperienza intensa farlo. Il film infatti, anche se ha perso un po' quella sua aura romantica, al contrario di quella sua aura oscura, rimane eccezionale. Tanti gli elementi che rimangono indelebili e che ancora adesso non smettono di esprimere la sua potenza, non solo il compianto Brandon Lee, che talento che era, proprio un peccato, non solo la colonna sonora, ma appunto la storia, capace di sconvolgere ed emozionare. Personalmente rimarrà uno dei cult della vita, uno di quei film da non dimenticare mai. Al contrario di alcuni film qui ivi presenti, dimenticabili. Degli altri invece una visione la meriterebbero. Scoprite quali.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 07/04/2020 Qui - La settimana scorsa mi è rimasta così impressa la visione de Il Corvo che mi sono buttato nella visione del suo sequel questa settimana. Ebbene non è stata la stessa cosa, perché se è indubbio che tecnicamente sia un passo in avanti rispetto all'originale, The Crow 2, uscito due anni dopo, dal lato della presa e del resto sia un passo indietro. Perché va bene che l'incipit è uguale, ma né la narrazione né gli attori riescono a tenere il passo o ad raggiungere in carisma i precedenti talenti. Vincent Perez se la cava pure bene, ma il più delle volte pare un giullare che altro. Comunque il film si fa vedere (nonostante qualche inciampo), non rimane impresso come l'originale però lascia ugualmente quel senso di perdita e malinconia. Detto questo il cinema questa settimana qualcosina ha regalato.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 21/04/2020 Qui - Nelle scorse settimane ho notato dal catalogo Sky un certo film, datato anno 2012 ma stranamente in prima visione (non so il motivo e non voglio saperlo), è questo film è Dredd, in Italia con il sottotitolo Il giudice dell'apocalisse, secondo adattamento cinematografico tratto dall'omonimo personaggio dei fumetti (che in questa settimana vedrò e martedì prossimo recensirò), ed ovviamente mi è venuto in mente il primo adattamento datato anno 1995 con Sylvester Stallone nei panni del freddo Giudice. E non ho perso perciò l'occasione di rivederlo, cosa che grazie proprio all'ausilio di Sky (così come accaduto nelle settimane scorse nelle visioni dei primi due capitoli de Il Corvo) ho potuto fare. E quello che mi vien da dire ora è che Dredd - La legge sono io, nel bene e nel male, costituisce un lavoro del tutto particolare. E' un action fantascientifico con diverse virate sulla commedia che intrattiene discretamente ma che con una sceneggiatura meglio scritta e con un tono meno "leggero" avrebbe potuto raggiungere livelli decisamente più alti (le colpe sono da attribuirsi ad una trama non sempre coerente e ad alcuni eccessi che, pur essendo probabilmente frutto di una scelta mirata, finiscono con il risultare leggermente fastidiosi). A capitanare un cast di ottimi attori (fra cui è presente anche il recentemente scomparso Max Von Sydow in una piccola parte, colui che quando entra in scena giù il cappello) troviamo uno Stallone (in una versione decisamente caricaturale) perfetto per il ruolo. Come spalla ecco Diane Lane, sempre bellissima a 30 come a 54 anni (l'età in scena per Serenity), e Rob Schneider, come villain invece Jurgen Prochnow. A distanza di anni resta ancora interessante il design dei costumi e le scenografie, che rimandano molto alle metropoli futuristiche di alcuni film del passato. In conclusione il film è godibile ma la sensazione di occasione sprecata mi torna in mente ogni volta che lo rivedo, anche in questa occasione per esempio, però questo è un solido antesignano dei cinecomics odierni, spassoso e frizzante, da valere sempre la visione.

Commento pubblicato su Pietro Saba World il 16/09/2020 Qui - Mi è capitato così per caso di vedere un film horror, anzi meglio, un collage di tre cortometraggi, settimane fa, ma mi ha deluso, cosicché ne parlo qui nell'introduzione alle pellicole viste in queste prime settimane di settembre, che vi aspettano dopo questo piccolo commento ad appunto un film, un horror ad episodi (dal titolo Three... Extremes) nel complesso deludente. Un film che, mescolando il talento di tre registi estremi del cinema orientale, Fruit Chan (personalmente sconosciuto), Park Chan-wook (il gran regista di Old Boy) e Takashi Miike (che non si può non conoscere), racconta storie di disperati. Il primo, "Dumplings" di Fruit Chan, è assolutamente da dimenticare, soporifero e noioso oltre i limiti ammessi dal genere horror, perché nonostante la crudezza del plot (una donna s'inventa una cuoca di feti promettendo l'eterna giovinezza) e quindi dell'episodio stesso, esso è inutile, senza né capo né coda. Il secondo, "Cut" di Park Chan-wook, non convince dal punto di vista del plot che sembra riprendere la serie "Saw" con la variante di uno stile un po' pazzoide tipicamente asiatico (il tema della vendetta portata avanti tramite una tortura atroce da una comparsa ai danni del regista che ha la colpa di essere troppo "buono", mah). Rispetto al primo episodio si salva grazie ad una regia eccellente che rende questa seconda parte ineccepibile almeno dal punto di vista visivo. Il terzo, "Box" di Takashi Miike, è sicuramente il migliore dei tre, ma neanche questo riesce a raggiungere la sufficienza, perché il regista dirige sì l'episodio con grande stile ma rallenta in maniera eccessiva l'azione, riesce sì ad essere inquietante andando nel profondo della mente umana, ma annoia e non appassiona (tramite dei flash scopriamo il perché dello stato catatonico della protagonista causa di un incidente capitato alla sorella nell'infanzia). Nel complesso quindi mediocre, anzi, pure trascurabile. Talento insomma, qui, sprecato, perché poi basta vedere alcuni film, di Chan-wook e Miike soprattutto, per rendersi conto della loro smisurata bravura.

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