Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/02/2023 Qui - Non è tutto chiarissimo in questo primo lungometraggio scritto e diretto dal solo Paolo Taviani,
e inevitabilmente dedicato alla memoria del fratello (e sodale
artistico) Vittorio, da poco scomparso. Senz'altro l'età avanzata del
regista e sceneggiatore, oramai nonagenario, ha contribuito all'idea di
realizzare un film (d'Autore) così cupo, disperato e in preda alla
fissazione della morte, tutto gira attorno ad essa, infatti, in Leonora addio, e alla figura di Luigi Pirandello. Lo scrittore siciliano firmò una novella quasi omonima, della quale qui non v'è traccia, ma anche Il chiodo,
nei suoi ultimi giorni di vita: e proprio una trasposizione di
quest'ultima per immagini costituisce la mezzora finale del film. Di un
film seppur storicamente interessante, metaforicamente spassionato e
grottescamente amaro (nonché tecnicamente di qualità), poco fruibile ai
più (poiché scollegato in alcuni punti), e di conseguenza tedioso a
molti, di cui me stesso, che ha trovato inutilmente a dissolvere le
proprie perplessità per un lavoro benché sentitamente autoriale e
personale alquanto anonimo ed indeterminato. Voto: 5,5
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