Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/09/2022 Qui - Il trittico cominciato con Mediterranea (film che tuttavia non ho visto) e proseguito con A Ciambra (quest'ultimo invece sì) si chiude con l'ennesima incursione in quella terra di nessuno che è teatro di scorrerie di trafficanti di uomini, comunità rom e criminalità organizzata. Esiste infatti un filo rosso sotterraneo che lega i tre lungometraggi di Jonas Carpignano e che fa incontrare storie, ambientazioni (nuovamente la Calabria) e addirittura personaggi (ricompaiono qui in un cameo, per quanto narrativamente centrale, gli Amato del film precedente). Pur innervato da una poetica consonante, rispetto al capitolo precedente i personaggi secondari rimangono qui più sfumati sullo sfondo, sovrastati dal volto e dalla personalità dell'ottima protagonista Swamy Rotolo: questo disequilibrio penalizza la cifra dell'introspezione psicologica. E se l'incipit della festa disegna con precisione allusiva un mondo "naturalmente" omertoso, molte scelte di scrittura (la nottata col padre, il finale) tradiscono scorciatoie inconsistenti. Nonostante ciò, buon film, con un plus (in più) per l'insieme. Voto: 6+
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