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giovedì 30 giugno 2022

The French Dispatch (2021)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/06/2022 Qui - Wes Anderson continua coerentemente con il suo cinema, come sempre impeccabile dal punto di vista della confezione. Stavolta sceglie una narrazione a episodi legati dal labile filo conduttore dell'impaginazione dell'ultimo numero di un giornale (ai titoli di coda) ma i risultati sono altalenanti: geniale quello con Benicio Del Toro e Adrien Brody, notevole la parte animata in quello con Edward Norton, privo di spessore quello con Timothée Chalamet (nonostante l'ottima Frances McDormand). Quasi tutto risulta sempre stranamente un po' freddo e si rimane con l'idea di aver visto qualcosa che ha poco da dire (ma che comunque lo dice benissimo). The French Dispatch è il classico esempio di film che possiede una discreta resa visiva, un ottimo cast, un regista stravagante e una realizzazione originale ma è decisamente lontano da ispirare una seconda visione, non avendo un gran ritmo narrativo a supporto di una storia che, alla fine della fiera, non racconta nulla di veramente intenso ed emozionante da interessare abbastanza (ma almeno abbiamo visto Lea Seydoux nuda). Intendiamoci, il film resta comunque godibile. Uno spettacolo per gli occhi, un vortice di trovate e diversi momenti riusciti (soprattutto nel primo episodio del trittico, il migliore). Nel complesso, siamo però di fronte ad un'opera "minore" del regista, soprattutto se confrontato al precedente ottimo L'isola dei cani. Voto: 6+

venerdì 30 agosto 2019

Il viaggio di Fanny (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/08/2019 Qui
Tema e genere: Il film (basato sul libro autobiografico Le journal de Fanny, scritto da Fanny Ben-Ami) è un viaggio emozionante sull'amicizia e la libertà raccontato attraverso gli occhi dei bambini.
Trama: Basato su una storia vera, il film racconta la vicenda di Fanny, una ragazzina ebrea di 13 anni che nel 1943, durante l'occupazione della Francia da parte dei tedeschi, viene mandata insieme alle sorelline in una colonia in montagna. Lì conosce altri coetanei e con loro, quando i rastrellamenti nazisti si intensificano e inaspriscono, scappa nel tentativo di raggiungere il confine svizzero per salvarsi.
Recensione: Fanny è una tredicenne ebrea, che con le due sorelle viene lasciata dai genitori in una colonia francese per minori, durante la Seconda Guerra Mondiale. Quando i rastrellamenti tedeschi s'inaspriscono, le bimbe e alcuni loro coetanei, rifugiati nella colonia, sono costretti alla fuga. Inizia così il viaggio di Fanny (e di tutti) tra peripezie, rifugi e nascondigli. Tratto dal romanzo autobiografico della stessa protagonista, Il viaggio di Fanny è la storia di chi è costretto a crescere velocemente: il passaggio dall'infanzia all'adolescenza per Fanny arriva presto (forse troppo per una bambina della sua età) a causa delle insidie e della missione di sopravvivenza. Proprio questo passaggio tra l'infanzia e l'età adulta, imposto dalle condizioni in cui si trovano i ragazzi/bambini, sembra essere la chiave di lettura del film. L'opera di Lola Dolloin è infatti piena di momenti di sconforto: fame, freddo, sonno e paura sono i principali compagni di viaggio dei bambini, ma a proteggerli c'è lei, lei che diventerà il leader del gruppo, dovrà proteggere e portare in salvo tutti gli altri bimbi e prendere decisioni sulle sorti del gruppo. Un'opera quindi di grande intensità, tuttavia se da un lato efficace è la distanza della guerra rispetto al centro del film, un paradosso se pensate che ogni azione di ogni personaggio della storia ha come motivazione principale il dover scappare dalla guerra o il voler andare a combattere, dall'altro è inefficace. Infatti, il conflitto e i bombardamenti sono presenti nell'angoscia e nella paura dei ragazzi, separati dai genitori e lasciati in questo stato di oblio e di abbandono, ma questi non vengono esplicitati. Difatti il secondo conflitto mondiale è presente quasi solo in termini di uniformi naziste. Va bene che la vicenda è raccontata dal punto di vista dei ragazzi/bambini, e quindi mostrare combattimenti o efferatezze gratuite era giustificato (anche se un po' di coraggio in più non avrebbe guastato), ma ciò viene edulcorato in maniera eccessiva. Eccessivo come l'utilizzo dell'escamotage dell'età, i protagonisti sono pur sempre dei bambini e come tali hanno la capacità di divertirsi con poco, cancellando anche solo per qualche istante l'orrore della guerra, ma alla terza scena di gioco e allegria nate con poco, si comincia a storcere il naso. Tuttavia nonostante ciò il film fa quello che deve fare. Il viaggio di Fanny racconta infatti efficacemente (seppur sufficientemente) la storia di un gruppo di bambini in fuga dagli orrori della guerra (in tal senso gli attori, partendo dai piccoli protagonisti, si dimostrano all'altezza). Senza alcuna guida né alcuno strumento se non la loro determinazione e la fanciullesca ingenuità che muove ogni bambino, i piccoli protagonisti dovranno far fronte a delle difficoltà che li costringeranno a crescere prima del previsto. E' insomma un film più importante che bello, utile più per avvicinare le nuove generazioni alle tematiche della guerra e dello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, che per chi ha già visto i grandi capolavori sullo stesso argomento, ma ci si può accontentare.

mercoledì 10 aprile 2019

Möbius (2013)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/12/2017 Qui - Di genere spy story ma di stampo classico, non particolarmente originale né tantomeno imprevedibile o con colpi di scena è Möbius, film di spionaggio del 2013 scritto e diretto da Eric Rochant, lui che vent'anni dopo Storie di spie (secondo molti uno dei migliori film di spionaggio dell'intera storia del cinema), torna a misurarsi con i meccanismi narrativi convulsi, ambigui e volutamente oscuri tipici del thriller spionistico. Lo fa combinando il gioco tradizionale degli inganni e delle false apparenze di cui il genere si nutre da sempre, con aggiornate riflessioni sul rapporto tra politica e alta finanza, ma soprattutto dando largo risalto a un coté romantico, l'appassionata seppur inverosimile storia d'amore tra un'agente americana e una spia russa, entrambi impegnati, su fronti opposti, a smascherare le malefatte di un magnate del mondo degli affari. Una vicenda quindi che si dipana, come di prammatica, tra scenari multinazionali lussuosi ed esotici, il Principato di Monaco, in primis, Mosca, Bruxelles, ecc. Peccato che, a questo spettacolo fastoso e magniloquente, seppur viene girato con sufficiente disinvoltura dal regista, manca proprio di quella densità espressiva e di quel rigore che facevano di Storie di spie una pellicola indimenticabile.