Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/05/2023 Qui - George Clooney dirige un film classico, già visto anche dal punto di vista della sceneggiatura ma corretto. Mancano guizzi di sorta e la storia di formazione segue iter conosciuti, ma non dispiace la messa in scena sobria e il ritmo, che è lento ma non esangue. Tye Sheridan si fa rubare la scena dalla sua controparte fanciullesca, così che i personaggi più interessanti restano quelli di contorno tra un azzeccato Ben Affleck e un divertente Christopher Lloyd. Prima parte più riuscita della seconda divisa tra amori adolescenziali e scontri col padre assente. Nella media. Voto: 6
Visualizzazione post con etichetta Lily Rabe. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Lily Rabe. Mostra tutti i post
mercoledì 31 maggio 2023
lunedì 29 luglio 2019
Vice - L'uomo nell'ombra (2018)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/07/2019 Qui
Tema e genere: Atipico film biografico che segue la storia di Dick Cheney, interpretato da Christian Bale, dalla sua ascesa politica fino al ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti d'America.
Tema e genere: Atipico film biografico che segue la storia di Dick Cheney, interpretato da Christian Bale, dalla sua ascesa politica fino al ruolo di vicepresidente degli Stati Uniti d'America.
Trama: La vera storia di Dick Cheney, il vice-presidente più potente della storia americana, considerato da molti il "vero numero uno" della Casa Bianca durante l'amministrazione di George W. Bush, e di come le sue politiche abbiano cambiato il mondo.
Recensione: Narrato a volte in prima persona rivolgendosi direttamente al pubblico (un espediente già efficacemente usato dal regista nel suo film precedente), a volte da un uomo il cui ruolo si scoprirà solo alla fine con un bel colpo di scena, Vice - L'uomo nell'ombra, che segna il ritorno del regista Adam McKay dopo aver colpito pubblico e l'Academy con La grande scommessa, che tratta di un racconto di una parte della storia recente degli Stati Uniti, ma non c'entra la crisi economica, il film è infatti incentrato sulla figura di Dick Cheney, che nell'amministrazione di George W. Bush è diventato il vicepresidente più potente di sempre, è la storia (si potrebbe così dire) di una vocazione, una chiamata al potere, che Cheney sente fin da giovane e che trova la sua sponda e il suo sostegno in una moglie che da subito lo indirizza e lo sprona. Tanto Cheney è devoto alla famiglia e affettuoso con le figlie, tanto è spregiudicato nel suo comportamento pubblico: intrighi, scandali, gioco sporco, scelte che favoriscono smaccatamente i ricchi e potenti, le deportazioni e torture indiscriminate dopo la tragedia dell'11 settembre, tutto, dal bombardamento della Cambogia alla dichiarazione di guerra all'Iraq, nonostante sapesse benissimo della inesistenza delle famose armi di distruzione di massa. La tesi del regista premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale nel 2016 per quel originalissimo ed interessante film che è La grande scommessa, è che l'America sia governata da dinastie, le scelte politiche dagli anni '60 in poi sono state affidate a un ristrettissimo gruppo di persone. Un altro paese sarebbe stato possibile, suggerisce il regista quando a metà del film fa partire i titoli di coda, come se Cheney fosse stato sconfitto, ma non è stato così. La vicenda raccontata da Vice - L'uomo nell'ombra è quindi una pagina importantissima della storia recente non solo degli Stati Uniti, ma del mondo intero. L'influenza di Dick Cheney sulle vicende del primo decennio del XXI secolo è stato fortissima, in particolare per quanto riguarda l'entrata in guerra contro l'Iraq. Tra i momenti più terrificanti per la loro fredda lucidità ci sono sicuramente i focus group utilizzati per decidere la terminologia da usare per spostare l'opinione pubblica. Adam McKay insomma non risparmia nessun colpo a Cheney, ma neanche a tutti gli altri, non la classe dirigente, i ricchi, i militari, ma nemmeno la gente comune, esemplare la scena di un focus group nel quale, dopo un'accesa discussione, un liberal e un conservatore vengono alle mani sulle sorti del paese, mentre una donna è interessata solo a cosa danno al cinema, come dire, anche in America ognuno ha i governanti che si merita. La sua figura è però quella più pressata, attaccata infatti da ogni fronte, mostrandone i lati più viscidi e oscuri, creando il ritratto di un uomo davvero senza scrupoli, pronto davvero a tutto per ottenere il potere. Dall'altra parte George W. Bush, apparentemente un completo inetto, che viene facilmente raggirato dalle parole di Cheney. Una rappresentazione non certo imparziale, ma è chiaro che non sia mai stato questo l'obiettivo di McKay. Alla storia meramente politica si intreccia anche ben altro, ovvero la particolare storia d'amore tra l'inconcludente e insicuro Dick e la bella e carismatica Lynne, che poi si evolve nell'amore incondizionato verso le figlie, oltre a piccole sotto-trame di spionaggio. Perché, se il Dick Cheney politico è spietato e cinico, l'uomo sa essere un padre protettivo e amorevole, che rinuncia a correre per le presidenziali per evitare stravolgimenti nella vita della figlia minore (mi fermo qui per evitare spoiler).
Labels:
Adam McKay,
Alison Pill,
Amy Adams,
Bill Camp,
Bill Pullman,
Cailee Spaeny,
Christian Bale,
Dramedy,
Eddie Marsan,
Film biografico,
Jesse Plemons,
Justin Kirk,
Lily Rabe,
Premio Oscar,
Sam Rockwell,
Steve Carell
Iscriviti a:
Post (Atom)