Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 30/10/2018 Qui - Dopo l'adattamento cinematografico di Assassinio sull'Orient Express (anche se quest'ultimo è uscito poco dopo) eccone un altro, un adattamento (a quanto pare inedito) che funziona soprattutto (come d'altronde funzionò, nonostante tutto, anche il film di Kenneth Branagh) grazie all'intricata, sconvolgente e accattivante storia. In Mistero a Crooked House (Crooked House) infatti, film del 2017 co-scritto e diretto da Gilles Paquet-Brenner, lo spettacolo è interessante e avvincente, d'altra parte la trama (che riprende probabilmente con qualche trascurabile licenza quella del romanzo Crooked House di Agatha Christie, edito in Italia col titolo "E' un problema", e che si sviluppa secondo il canovaccio dei più classici gialli che prendono ispirazione dagli scritti dell'autrice britannica, senza però scomodare i due mostri sacri dell'investigazione a essa così cari) come spesso succede nei romanzi della Christie è avvincente, i colpi di scena credibili, il finale spiazzante. La suddetta difatti, che ci racconta di come alla morte del magnate della ristorazione Aristide Leonidas la bella nipote Sofia credendo in un omicidio chiede all'ex amante detective di inserirsi nella dimora di famiglia e indagare, giunge al finale tragico in modo abbastanza inatteso, soprattutto non conoscendone nulla. E questo grazie al buon inquadramento dei personaggi, giacché in questo film sono descritti bene e senza compassione persone ricche e vuote che colmano le proprie lacune con l'interesse, le invidie e le gelosie nei confronti dei propri parenti senza barlumi di pietà salvo nella nipotina di 12 anni che però anche lei appare gravemente turbata psicologicamente, ma anche all'accurata ambientazione anni '50, come accurati sono i costumi e la fotografia. Questa produzione inglese infatti, come si vede non solo dall'ambientazione (un'ambientazione del secondo dopoguerra e lo scenario di un solenne ed elegante maniero, nella campagna londinese, "location" suggestiva ed ideale, per l'omicidio di rito e per le indagini del detective di turno) ma dagli interpreti in gran parte inglesi (tra questi Stefanie Martini e Amanda Abbington, anche se americane sono sia Gillian Anderson che Christina Hendricks), ci restituisce le classiche atmosfere "rétro" del classico "giallo all'inglese". Un giallo in cui, non solo è un gran piacere vedere scene, come quella della cena, in cui tutti questi personaggi si scannano a vicenda (scene in cui emerge tutta la cattiveria e l'acidità tipicamente inglese, e tipica anche degli scritti della Christie), ma in cui appunto efficace è l'atmosfera.
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venerdì 14 giugno 2019
Mistero a Crooked House (2017)
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giovedì 21 febbraio 2019
Dark Places: Nei luoghi oscuri (2015)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2017 Qui - Dark Places: Nei luoghi oscuri (Dark Places), film del 2015 diretto da Gilles Paquet-Brenner, un thriller cupo e dai toni horror che faceva ben sperare, e invece molto cose non funzionano e poco rimane impresso. A partire dalla storia, quella di Libby Day, trentenne che non ha mai lavorato in vita sua, visto che è vissuta di rendita sulla tragedia che ha devastato la sua famiglia, quando aveva solo sette anni infatti sua madre e le sue due sorelle sono state uccise. Della strage è stato considerato responsabile suo fratello Ben, che da allora è rinchiuso in carcere. Ora i soldi che Libby ha messo via (provenienti dagli assegni inviati da tutta l'America, commossa dal suo caso, e dai proventi del libro sulla strage che Libby ha accettato di far pubblicare) stanno finendo. Quindi la ragazza, che ha contribuito a far andare in galera il fratello con la sua testimonianza, accetta di partecipare alle indagini di un fan club appassionato di omicidi di cronaca che vuole scagionare Ben, molti infatti sono convinti che in galera non ci sia il vero colpevole, ma solo un capro espiatorio, e che quindi non sia mai stata fatta vera luce sulla strage della famiglia Day. Dall'omonimo romanzo di Gillian Flynn e sceneggiato dallo stesso autore, Dark Places, family-thriller del rimosso e del senso di colpa, non brilla certo per l'originalità del solito plot sui torbidi inganni di una provincia rurale di anime semplici e turpi delitti né tantomeno per l'appeal di personaggi scialbi e contraddittori le cui motivazioni e dinamiche psicologiche sfuggono persino alla sinossi del più aggiornato manuale di psichiatria forense, a partire dalla protagonista. Anzi, proprio per colpa della protagonista (alienata e straniante) e nonostante una mediocre regia, un buon uso (anche se eccessivo) di flashback, una narrazione fluida e scorrevole, con un cast fa quello che può, tutto è meno che coerente o credibile, a partire dai personaggi che compongono l'improbabile banda di appassionati ossessivi di cronaca nera, che si dimostra una poco credibile sequela di personaggi impresentabili e decisamente poco credibili, tutti eccentricità e movenze isteriche che diventano già da subito insopportabile se non addirittura inaccettabili.
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