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sabato 21 novembre 2020

The Little House (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/11/2020 Qui - Amori inespressi, non corrisposti, agognati senza che il coraggio per esprimerli, esplicitarli, possa almeno per un attimo chiarire una inadeguatezza sentimentale che passa oltre la giovinezza e scorre lungo tutta una vita, trascorsa con umiltà ed obbedienza a servire una famiglia agiata tra le mura di una graziosa casa dal tetto rosso, quella casa perfetta, quasi affettata, artificiosa, manierata, quasi fiabesca, che appare sempre come sfondo ed ambientazione, così diversa da tutte le altre della zona. L'ottantaquattrenne instancabile regista nipponico Yoji Yamada (terzo suo film che vedo, visto dopo Tokyo Family) dirige lo struggente e sentimentale The Little House, un film di stampo tradizionalista incentrato sulla figura di una giovane cameriera di nome Taki, proveniente dalla campagna che, impiegata come domestica in una casa borghese, diviene la testimone triste e sofferente, ma anche affidabile, di una storia d'amore clandestina tra la padrona di casa ed un giovane seducente musicista di cui la giovane risulta invano innamorata. Sullo sfondo di una sanguinosa guerra come fu il secondo conflitto mondiale, La maison au toit rouge (questo il titolo dell'edizione francese) è un accorato, sentito ritratto di una figura femminile che sceglie suo malgrado di vivere per gli altri, ed è anche la storia di un riscatto tardivo rivendicato dai nipoti della donna dopo la morte di quest'ultima. Tratto dall'omonimo romanzo di Kyoko Nakajima, un melodramma fine e raffinato, forse un po' prevedibile, ma di innegabile presa. Voto: 6,5

venerdì 31 luglio 2020

Confessions (2010)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/07/2020 Qui - Scritto e diretto da un regista (Tetsuya Nakashima) famoso per i suoi film pop e coloratissimi (questo è tuttavia il suo primo che vedo), Confessions è un film agghiacciante e allucinante, un film che procede a colpi di ralenti (fin troppo ostentati, talvolta), inquadrature geometriche e vertiginose e colori desaturati. E' un film cupo e violento (sicuramente memore della lezione del coreano Chan-wook Park e della sua trilogia della vendetta), un thriller angoscioso e inquietante, che non manca mai di far riflettere lo spettatore. Molteplici sono, infatti, i temi affrontati: dall'incapacità di comunicazione tra due generazioni (sia tra studenti e professori che tra genitori e figli), all'analisi lucida e spietata del mondo degli adolescenti, guastato da smanie di protagonismo e da fenomeni di bullismo (che, comunque, sono frutto dell'inattenzione degli educatori), alla questione della difficoltà dei legami familiari o, meglio in questo caso, della loro assenza, alle problematiche legate alla scuola, una istituzione in sfacelo, che incita alla competizione e al carrierismo più spietati, di fatto restituendo un'immagine desolante della società nipponica odierna (tema, questo, affrontato da molto cinema giapponese contemporaneo), ma forse anche di quella occidentale. Confessions (tratto da un romanzo) è tutto questo e molto altro ancora: un thriller ricco di colpi di scena (fin dallo scioccante prologo), visivamente eccezionale (anche se spesso estetizzante), un film dallo sviluppo narrativo interessante e incalzante, anche se piuttosto lontano dalla consuetudini della cinematografia occidentale. Buona la colonna sonora (che passa con disinvoltura da Bach ai Radiohead) e le interpretazioni degli attori (tra questi Yoshino Kimura di Sukiyaki Western DjangoTakako Matsu, interprete vocale di Let It Go di Frozen, per questo si è pure esibita alla cerimonia degli Oscar 2020, e Mana Ashida, "Mako Mori" da bambina in Pacific Rim). Terribile e spiazzante, ma visivamente notevole, il finale. Voto: 7