Visualizzazione post con etichetta Jason Beghe. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Jason Beghe. Mostra tutti i post

martedì 16 aprile 2019

Going Clear: Scientology e la prigione della fede (2015)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 18/12/2017 Qui - Un'inchiesta sulla storia e la struttura della Chiesa di Scientology (che in linea generale si conosce, ma che il regista ci fa conoscere più in profondità, riuscendo a comporre, descrivendo le particolarità pur in meccanismi già usati, semplici ma terribilmente efficaci, una descrizione a 360 gradi su tale fenomeno), attraverso le testimonianze di ex adepti che ne denunciano la natura manipolatrice e le pratiche illecite, questo è Going Clear: Scientology e la prigione della fede. Il film del 2015 diretto da Alex Gibney infatti (basato sul libro omonimo), che alterna le testimonianze di otto ex-membri di Scientology, tra cui il regista Paul Haggis (il suo Crash vinse l'Oscar nel 2006), l'attore Jason Beghe ed alcuni dirigenti dell'organizzazione (e tutti testimoniano di condizionamento mentale, sfruttamento del lavoro, coercizione, metodi di spionaggio e stalking, raccolta di dati personali a scopo di intimidazione) e la storia della chiesa, dalla sua fondazione da parte di L. Ron Hubbard, iperprolifico autore di racconti di science fiction già negli anni '40, che poi usò come basi "teoriche" per il suo culto, la sua dottrina (anche grazie alla sua "bibbia" Dianestic), continuando con la sua promozione da parte di star come John Travolta e Tom Cruise (che escono malconci da questo documentario), per finire coi primi scandali e polemiche, in particolare sotto la leadership del successore di Hubbard, David Miscavige, "dittatore" dal forte spirito imprenditoriale, che ha rafforzato la rete di protezione attorno alla setta e ha fatto sì che dopo aver rischiato una colossale multa dal fisco americano, improvvisamente quest'ultimo ha riconosciuto a Scientology lo status di religione (anche se lo status di religione è riconosciuto solo in alcuni Paesi ed è materia controversa, come viene ben spiegato nel documentario) che la esenta da ogni tipo di pagamento facendo così lievitare il patrimonio del gruppo.

lunedì 25 marzo 2019

George Romero Day - Monkey Shines: Esperimento nel terrore (1988)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/09/2017 Qui - Ho sempre desiderato una scimmietta, tipo quella de Una Notte da Leoni, ma anche quella del film Ace Ventura con Jim Carrey oppure quella "sfortunata" nel film di Indiana Jones (se odio i datteri lo si deve soprattutto per quel motivo), certamente non quella che in Monkey Shines: Esperimento nel terrore (Monkey Shines: An Experiment in Fear), film del 1988 diretto e sceneggiato da George A. Romero, di cui questa rassegna ad opera della combriccola di blogger (di cui lista trovate a fine post) gli rende onore dopo la sua recente dipartita (avvenuta il 16 luglio scorso), a causa di un esperimento alquanto controverso ha comportamenti non totalmente consoni e distruttivi. Il film infatti, del regista ex settantenne, comunemente definito Re degli zombie, giacché i suoi film prevalentemente sui morti viventi hanno ridefinito e portato i suddetti film di genere ad un livello qualitativamente più alto, è un fanta-thriller (non certamente un horror in piena regola) sul tema della violenza indotta da una sperimentazione scientifica indifferente a limiti etici e al rispetto degli individui. Monkey Shines difatti, che non avevo in ogni caso mai visto (al contrario ovviamente dei suoi piccoli grandi e geniali capolavori) è un film completamente diverso dallo zombie-movie sofisticato a cui aveva abituato il proprio pubblico. Ma a testimoniare il suo genio, sforna ugualmente uno splendido e suggestivo thriller psicologico, seppur atipico e poco "Romeriano" vista la forte componente drammatica mentre è misera quella sociale/horror, che occhieggiando nientemeno che a La Finestra sul Cortile di Hitchcock, trascina lo spettatore rapito nei meandri allucinanti della mente umana e non solo. Giacché le cose migliori della pellicola (che in ogni caso non è stata per me facilissima da vedere) sono proprio quelle inerenti al dramma vissuto dal protagonista, costretto su una sedia a rotelle per colpa di un grave incidente. Regista (molto abile anche nel definire i caratteri dei personaggi) e attore sono infatti bravi nel rappresentare la sofferenza, la rabbia repressa e l'impotenza di chi vive una situazione simile. E ne ha da vendere Allan (Jason Beghe), da prestante e atletico ragazzone a paralitico in sedia rotelle in pochissimo tempo. In balia di una madre assillante, che mette a servizio del figlio un'infermiera, ossessiva e bisbetica (Christine Forrest), che diventa una sua fida confidente, e abbandonato dalla sensuale fidanzata (Janine Turner) sprofonda nella depressione totale.