Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 02/07/2021 Qui - Sarà pure un film coraggioso per le scelte registiche della Susanna Nicchiarelli, in un certo qual modo sperimentate senza tanto successo già in Nico, 1988, ma questo film è un pugno direttamente nei testicoli, tanto è noioso, lento e narcisista. A mio modesto avviso ho trovato il montaggio mediocre, il taglio documentaristico in alcuni punti scontato e banale, le interpretazioni decisamente senza anima, ad eccezione della protagonista, una Romola Garai che si prende l'onere di caricarsi il film sulle spalle, ben consapevole di predicare nel deserto. Anche nei suoi momenti migliori Miss Marx non pare esprimere mai lo spirito della sua epoca, è in ritardo sui tempi, o addirittura controcorrente: puritano e molto ordinato. Non sorprende pertanto che anche le sue scelte migliori assomiglino a una tentata copia di Sofia Coppola nel ben superiore Marie Antoniette. Un 20% di questioni socio-politiche a fronte di un 80% di pettegolezzo familiare-sentimentale, le problematiche della pellicola stanno tutte qui. Perché paradossalmente sarebbe stato preferibile concentrarsi su tutto il resto (battaglie a supporto dei diritti dei lavoratori in primis), che finire con l'incardinarsi su una storia d'amore all'interno della quale Eleanor Marx risulta essere vittima, nonché succube del proprio compagno. Non mi è piaciuto (imbarazzante il balletto finale), non mi ha coinvolto e non lo rivedrò (mai) più. Voto: 4,5
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giovedì 1 luglio 2021
lunedì 11 gennaio 2021
Nico, 1988 (2017)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 11/01/2021 Qui - Si ripercorrono gli ultimi anni della musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground caduta in "disgrazia". Nico (all'anagrafe Christa Päffgen) cerca di barcamenarsi tra piccoli concerti e affetti, in primis del figlio avuto da una relazione fugace con Alain Delon. Persi la maggior parte dei fans la regista Susanna Nicchiarelli ci mostra la sofferenza di una donna che cercherà di uscire dal tunnel della droga e ritrovare la persa creatività. Il formato 4:3 di certo regala intimità a questo biopic che si voleva più personale possibile, concepito per dare integrità e dignità alla figura della donna e non del mito, frutto di una ricerca autoriale concreta (cadenzando la narrazione sulla laconicità elusiva e talora perversamente ironica di Nico, il film lambisce più volte la scialba prosaicità, salvo sterzare improvvisamente con passaggi di lunare, emozionante poesia), ma il resto è discutibile: una messa in scena scarna dal piglio quasi televisivo (salvata solo in parte dalla fotografia), una prova attoriale della Trine Dyrholm spesso forzata e a tratti fastidiosa (colpa dell'ex-modella che cantava male e faceva brutte canzoni o del pessimo doppiaggio?), un cast internazionale per lo più mediocre. Asciutto e senza troppi fronzoli sì, ma insufficiente. Voto: 5,5
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