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venerdì 31 gennaio 2020

Dogman (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 31/01/2020 Qui
Tema e genere: Ispirandosi al cosiddetto delitto del Canaro, questo film drammatico, selezionato per rappresentare l'Italia ai premi Oscar 2019 nella categoria per il miglior film in lingua straniera (ma non è entrato nella short-list dei dieci film pre-selezionati), 
Trama: Un uomo tranquillo, che vive per i suoi amati cani e per la sua figlioletta, è succube di un ex pugile violento che terrorizza l'intero quartiere. E dopo varie angherie egli finirà per prendere consapevolezza su quanto negativa sia l'influenza dell'amico, immaginando una vendetta dall'esito inaspettato.
RecensioneDogman, nono film di Matteo Garrone, è l'ennesima favola nera (nerissima) della sua carriera, iniziata sotto il profilo di un "realismo poetico" e proseguita, da L'imbalsamatore (2002) in poi, con storie estreme in cui i personaggi si muovono come in un sogno, spesso un incubo, o appunto come in una favola nera. Qui c'è un uomo piccolo e mite, ovvero Marcello (interpretato da uno strepitoso Marcello Fonte, attore sgraziato e capace di infondere purezza al suo personaggio), amorevole con i cani (e con la figlia), ansioso di avere l'amicizia  delle altre persone del quartiere, debole con chi fa la voce grossa con lui come Simone. Per proteggerlo (per paura di lui), Marcello finirà anche in carcere. Al suo ritorno le cose precipiteranno, tra isolamento dei vicini e nuove angherie di Simone. Come detto, il film si ispira, liberamente, al cosiddetto "delitto del Canaro", che si consumò a Roma negli anni '80, a Garrone però non interessa ricostruire fedelmente quel delitto, che trasporta in un'altra zona e in un'altra epoca (è ambientato ai giorni nostri). Più importante, come negli altri suoi film, è il contesto e lo sfondo visivo: un panorama suburbano squallido, tra architetture orribili, costruzioni abbandonate e squarci di natura selvaggia, tanto da far pensare a un incrocio tra un western suburbano e un horror tra l'allucinato e l'onirico (grazie anche ai temi musicali che si susseguono). Attorno a Marcello (pauroso quando le cose si mettono male, ma anche desideroso di rispetto) non c'è solo Simone, violento e costantemente fuori di testa, ma anche altre persone come i proprietari di negozi e locali accanto a lui che condividono l'insofferenza ma anche la potenziale violenza nei rapporti.

venerdì 8 marzo 2019

Asino vola (2015)

Mini Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 29/04/2017 Qui - ASINO VOLA (Commedia, Italia 2015): Opera prima di Marcello Fonte, di produzione targata Rai di stampo prettamente televisivo, la pellicola è una delicata favoletta italica ambientata in pieni anni '70, Una poetica e fanciullesca opera (non brutta ma avulsa e per niente divertente) che in un lungo flash-back l'infanzia semplice e povera di Marcello, ora noto musicista (Luigi Lo Cascio), che alla vigilia di un importante concerto, rivive l'inizio del suo viaggio fantastico nel mondo della musica, da bambino povero figlio di una madre apprensiva e popolana che lo tiene d'occhio sino all'assillo e interpreta come un capriccio momentaneo l'intenzione del ragazzo di partecipare alle lezioni di musica del maestro capo banda del paese. Vissuto nel mondo della discarica nei pressi di una fiumara di un torrente, il ragazzo cresce tra i consigli saggi di un asino parlante (la voce è di Lino Banfi) ed i dispetti di una gallina saggia, pure lei parlante. Il film all'inizio si fa forte di situazioni e vicende emotivamente piuttosto coinvolgenti, soprattutto nei confronti dei bambini, ma proprio per appagare tale fascia di utenti, l'opera volonterosa e facile si porta avanti con un linguaggio elementare che personalmente ho trovato difficile da digerire ed accettare. Certo, è simpatico e fumettistico, ma tutto è abbastanza inutile se la storia non da niente, neanche un qualcosa, peccato. Voto: 5