Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/11/2019 Qui
Tema e genere: Romantica favoletta sul senso dell'esistenza, che prende spunto dai due romanzi Momenti di trascurabile felicità (2010) e il sequel Momenti di trascurabile infelicità (2015), scritti da Francesco Piccolo, co-sceneggiatore del film insieme al regista.
Trama: Paolo ha 92 minuti per ritornare sulla Terra e vivere gli ultimi momenti accanto alle persone che ama. Avrà il tempo di fare i conti con le cose importanti della propria vita, o gli torneranno in mente solo momenti di trascurabile felicità?
Recensione: Dai due romanzi di cui sopra, il solido e fidato Daniele Luchetti riesce a trarre un film che, forte di una sceneggiatura accurata, opera (come detto) del regista assieme all'autore dei romanzi, convince e si fa voler bene, nonostante qualche vezzo non proprio originale e, sulla carta, a rischio di provocare insofferenza. Se infatti l'io narrante del protagonista (un valido e ben scelto Pif, davvero bravo, come lo è sempre) si dimostra subito una discriminante narrativa troppo abusata che meriterebbe provvedimenti severi se non qualche divieto a danno di ostinati sceneggiatori che ancora se ne dimostrano schiavi, qui tuttavia l'espediente finisce per non infastidire, grazie ad una certa lungimiranza della narrazione, gradevole e ben scritta, con tratti di arguta brillantezza. E se il regista sorprende già da subito con una scena di scontro frontale davvero impressionante per il realismo sconcertante che riesce a trasmettere sullo spettatore, risulta anche molto efficace la ripresa che ne segue immediatamente la dinamica del tremendo impatto: una visione dal basso di un abisso, o di una estranea dimensione, rivolta verso l'alto, ove lo scontro sta avvenendo in tutto il suo tremendo impatto. Una scena di stampo "nolaniano" molto forte e straniante, per nulla scontata in un contesto sin troppo tipico da commedia italiana leggera e malinconica. Poi il suo racconto prende avvio, tra il genere fantastico alla "Il paradiso può attendere", e la commedia degli equivoci, rappresentandoci ancora una volta (il cinema lo ha fatto spesso) il "vestibolo" per l'assegnazione del luogo finale di destino delle anime, come un luogo affollato e pieno di una burocrazia di stampo kafkiano che diverte ma inquieta anche molto. E così Momenti di trascurabile felicità si fa, nonostante tutto, ben volere. La storia funziona soprattutto per merito (appunto) di una bella sceneggiatura e per opera dei due ottimi protagonisti: oltre al già citato Pierfrancesco Diliberto, è bravissima fino a commuovere anche la bravissima attrice e cantante Thony, dolcissima e stupenda nel ruolo della moglie che non comprende appieno l'afflato sopra le righe e certo insolito che d'un tratto contraddistingue un consorte quasi sempre distratto, pigro fino all'indolenza, un'attrice che centellina le sue apparizioni, conosciuta ed apprezzata molto pochi anni fa grazie a Paolo Virzì ed il suo bel "Tutti i santi giorni". Esilarante e necessario come sempre, qui impegnato nel ruolo strategico del burbero ma bonario traghettatore di anime, il grande Renato Carpentieri contribuisce non poco alla sostanziale riuscita di una commedia piccola, gradevole, ma anche in grado di toccare il cuore.