venerdì 17 luglio 2020

Un affare di famiglia (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 17/07/2020 QuiHirokazu Kore'eda, regista giapponese che con questo film ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes 2018, prosegue (nuovamente e dopo Ritratto di famiglia con tempesta) la sua analisi della famiglia giapponese e delle sue contraddizioni. Qui lo fa portando sullo schermo una famiglia disfunzionale che vive di espedienti e cerca ogni volta che può il sussidio statale (e fa capolino un certo sostrato politico che sottolinea le difficoltà economiche giapponesi). La tranquillità di questo nucleo famigliare sembra venir scossa dall'arrivo di una piccola bambina, accolta dalla famiglia prima con contrasti (soprattutto dal più piccolo) e poi via via accettata come parte della stessa. Ma qua e là vengono lasciati dei segnali su di una realtà diversa che poi viene esplicata nella seconda parte del film, dove si ribalta gran parte della costruzione precedente e dove il regista sembra volerci far rompere l'empatia che aveva costruito fino a quel momento. Perché l'assunto fondamentale che sta alla base della pellicola è che se è vero che non possiamo sceglierci i genitori, è altrettanto vero che "non si è madre perché si partorisce", ma è nell'amore e nella comprensione quotidiani che si costruisce la famiglia. E cinicamente Kore'eda ricorda che il denaro, e quindi le condizioni materiali di vita, è elemento altrettanto fondamentale della stabilità famigliare. Per tutto questo, per una regia posata, per la solita grande capacità del cinema orientale di rendere un'emotività sentita e mai mielosa e fine a se stessa (anche grazie ad attori di talento e di grande espressività, di grandi interpreti quali Kirin Kiki e Lily Franky), Un affare di famiglia è un film estremamente riuscito, toccante, semplice e tremendamente attuale, perché racconta una realtà che accomuna il cosiddetto "occidente" e l'estremo oriente (in questo caso giapponese). E dove i figli subiscono sempre le decisioni dei genitori che non hanno scelto. Meno coinvolgente di Father and Son, ma nel complesso leggermente migliore. Voto: 7+ [Qui Scheda]

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