giovedì 7 novembre 2019

Moschettieri del Re - La penultima missione (2018)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/11/2019 Qui
Tema e genere: Avventurosa commedia che ha come protagonisti la banda di moschettieri più famosi al mondo, ritratti in chiave prettamente autoironica e disincantata, il tutto ispirandosi ai celebri romanzi I tre moschettieri e Vent'anni dopo di Alexandre Dumas.
Trama: La regina chiede a D'Artagnan di riunire i suoi compagni d'arme, invecchiati e malandati, per una missione segreta.
Recensione: L'operazione del film di Giovanni Veronesi sui celebri moschettieri di Francia, kolossal all'italiana in costume con grande cast, lascia perplessi sin dall'inizio: chi ricorda grandi film del passato non trova tanto il parallelo con opere sugli eroici personaggi di Dumas ma semmai intravvede L'armata Brancaleone di Mario Monicelli come possibile modello, pur lontano anni luce per comicità e finezza linguistica (ci vuole del metodo pure nel giocare con gli strafalcioni, che qui fanno ridere molto poco), ma ci sono rimandi anche a tanti altri film, di cappa e spada e non, e riferimenti anacronistici, tra un cavallo che si chiama Zizou (noto diminutivo dell'ex calciatore francese Zinedine Zidane), Mazzarino definito "sadico" da una regina che sembra molto ecumenica e rispettosa dei diritti delle minoranze religiose, un Athos "ambidestro" ovvero bisessuale e battute sui supereroi. I suoi moschettieri sono invecchiati, malandati, cialtroni, litigiosi e anche un po' cinici (ne fa le spese anche il celebre motto "Tutti per uno, uno per tutti") ma generosi e ancora in gamba, nonostante tutto. Nel rappresentarli, Veronesi e il co-sceneggiatore Nicola Baldoni affidano al bravo Pierfrancesco Favino un D'Artagnan che parla uno strano e buffo (sulla carta) italofrancese sgrammaticato e ridicolo, all'inizio moderatamente divertente ma alla fine un po' stancante, mentre gli altri parlano con cadenze dialettali (diverse) italianissime, dal "romano" Porthos (Valerio Mastandrea) ai meridionali Athos (Rocco Papaleo) e Aramis (Sergio Rubini), anacronismi e stranezze che il finale (che vorrebbe dire qualcosa ma non dice proprio niente) giustifica e spiegare, in una cornice finale che però risulta più melensa e didascalica che suggestiva e tale da ribaltare davvero la prospettiva. La modernizzazione passa inoltre anche dalla colonna sonora, con "Prisencolinensinainciusol" di Adriano Celentano e le musiche dei Gratis Dinner (un trio di musicisti in cui fa capolino, a sorpresa, Luca Medici in arte Checco Zalone), cui si aggiunge sui titoli di coda "Moschettieri al chiaro di luna" di Paolo Conte, ma sempre nell'ottica dell'accumulo, dei fuochi d'artificio per stupire a tutti i costi ma senza un'ispirazione coerente di fondo. Se la trama, con tanto di forzature politico-religiose, è debole, quel che convince meno è la violenza a tratti truce di una commedia d'avventura. Anche se è possibile che un pubblico di bocca buona decida di accontentarsi delle schermaglie tra i 4 (ex) amici e delle tante sotto-storie proposte da numerosi personaggi di contorno, dall'ancella prosperosa facile alle gaffe e a stuzzicare D'Artagnan (Matilde Gioli) alla spregiudicata Milady (Giulia Bevilacqua), dal fedele servo muto (Lele Vannoli) al misterioso Cicognac che in realtà è una donna fan dei moschettieri fin da piccola (Valeria Solarino), ma è un calderone che aggiunge poco al tema centrale e affatica non poco. E se è apprezzabile il coraggio del ritorno a grandi progetti "fuori scala" rispetto agli standard consueti, il risultato è comunque solo un grande sfoggio di costumi, schieramento di attori (che sembrano divertirsi parecchio, ma non vuol dire che si diverta anche lo spettatore), azioni più confuse che coreografiche e tante battute, che però fanno ridere pochissimo, quasi mai, e questo è un errore imperdonabile per una commedia di tali ambizioni. Un po' meglio del pasticcio Il mio West, in cui Veronesi dirigeva l'amico Leonardo Pieraccioni insieme a Harvey Keitel e David Bowie, ma anche Moschettieri del Re (come i suoi precedenti, a parte però L'ultima ruota del carro, uno dei migliori) sembra complessivamente un'operazione poco riuscita, che punta più sull'apparenza che sulla sostanza: quando tutti citano, nei punti di forza di un film, paesaggi (splendidi: è la Basilicata camuffata da Francia) mostrati in lungo e in largo, quasi a coprire la debolezza di intreccio e azione, qualche dubbio viene (perché come si sa un film non può vivere di sole immagini). Insomma, Moschettieri del Re - La penultima missione non può essere promosso. Certo, ci sono aspetti apprezzabili e può anche intrattenere per una visione senza troppe pretese, ma ci sono davvero troppi difetti gravi per poter soprassedere.

Regia/Sceneggiatura/Aspetto tecnico/Cast: Il tentativo di Veronesi di fare della grande opera di Dumas una commedia canzonatoria non è riuscito del tutto, infatti la nota dolente di questo film sta proprio nella regia e nella sceneggiatura. La prima cade rovinosamente nelle scene d'azione, che si sviluppano a stento e in un disarmonico insieme, ulteriormente svalutate da un montaggio approssimativo e senza continuità. La seconda si perde in una narrazione lenta e confusa che a volte si dilunga in scene futili e superflue, mettendo talmente tanta carne al fuoco, da non far comprendere veramente allo spettatore la direzione che sta percorrendo. Una rivisitazione in chiave comica, che racconta più che altro il viaggio di quattro irriverenti personaggi e delle loro assurde, rocambolesche avventure, meri pretesti per fornire quelle gag che danno benzina al film, piuttosto che una vera e propria storia. Tecnicamente (come detto) si salva, anche il cast (corale), formato da un nutrito gruppo di attori di grande talento, che il pubblico ormai adora e conosce perfettamente, si salva (perché non è certo colpa loro, loro che fanno semplicemente il loro lavoro), ma resta ugualmente un film difettato.
Commento Finale: Si respira, in questa rivisitazione, una generale insipienza che non rende onore né al regista né agli interpreti, appiattiti da una trama che vacilla nella sua mediocrità. Giovanni Veronesi, nonostante abbia dimostrato in passato di saper raccontare i sentimenti e le stagioni della vita che attraversano le persone, in questo film non riesce a costruire una parte convincente dietro a questi concetti, che rimangono buttati lì e mai ripresi seriamente. Tutto questo per favorire il lato commedia che si sorregge su cliché ormai abusati e che non riescono a far ridere (si salvano un po' di battute comiche iniziali e i paesaggi magnifici, praticamente un po' tutto il primo tempo va benone, poi il film si perde in girotondi inutili e il finale sconclusionato e tragico rovina tutto). Rimane l'unicità del contesto, ma anche il senso di grande occasione sprecata.
Consigliato: Solo per il cast potrebbe non essere sufficiente, bisogna soprattutto abbassare le pretese, allora sì, ma non è detto.
Voto: 4,5

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