mercoledì 6 marzo 2019

Risorto (2016)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 08/02/2017 Qui - Risorto (Risen), film del 2016 diretto da Kevin Reynolds, che ispirandosi al Nuovo Testamento, narra gli eventi, la storia biblica ed epica della resurrezione di Cristo, dall'altro lato della barricata, ossia dal punto di vista di un soldato romano, che a seguito della crocifissione e morte di Gesù Cristo, vengono (insieme al suo aiutante Lucio) istruiti da Ponzio Pilato per assicurarsi che i seguaci radicali di Gesù non rubino il suo corpo e in seguito dichiarino la sua risurrezione. Ma il cadavere sparisce e Clavio avvia un'indagine che mette progressivamente in dubbio le sue certezze di scettico e si fa ad un certo punto ricerca di altro genere, interrogativo che gli cambia la vita. Risorto, è una pellicola interessante sotto alcuni aspetti, dato che la prima parte fa pensare molto a L'inchiesta del 1986 (Damiano Damiani) e della successiva versione televisiva di Giulio Base del 2006con un Joseph Fiennes sfregiato nel labbro inferiore che interroga, anche con durezza, i credenti e le guardie al sepolcro con il classico scetticismo dei romani, accanto all'ex-Draco Malfoy Tom Felton. Insomma, in attesa di "La Resurrezione" di Mel Gibson, la versione di Kevin Reynolds è di fatto un remake di quel film. Poi però, dopo una prima parte eccezionale (nonostante alcune inevitabili suggestioni da "gladiatore"), dove sembra quasi di assistere ad un "giallo" (il tono da indagine difatti regge piuttosto bene), con l'indagine appunto di Clavio volta a raccogliere gli indizi utili alla 'causa', c'è il colpo di scena che trasforma il tutto in una fiction religiosa come tante, cambiando troppo radicalmente, tanto che nel secondo tempo in effetti ci sono alcuni segni di fiacca e di minor convinzione. Certo, bisogna uscire dall'empasse del post mortem, l'idea del tribuno che riesce ad agganciare tramite la Maddalena il gruppo degli apostoli, e che progressivamente si interroga fino ad ammettere di non essere più lo stesso uomo, il suo cammino di crisi, sulla carta sarebbe onesta e interessante ma la realizzazione è a singhiozzo e i contatti con il resuscitato Jeshua (anche più volte chiamato il figlio di JavhèGeova, cosa che difatti assolve il film da essere propagandistico, poiché cosa mai riconosciuta dalla Chiesa) poco convincenti.
C'è di meglio perciò, anche se si può dire che, a differenza di altri film dove ci si sofferma tanto (troppo) sul martirio di Gesù, qui almeno ci sono molte scene con il Cristo risorto. Però, anche se la seconda parte è più religiosa e fedele alla conclusione del Vangelo di San Giovanni apostolo, è più interessante la prima con l'indagine del tribuno. Certo, è importante anche la sua conversione, però la prima parte risulta più scorrevole. Dato che il film, con una certa dose di spettacolarità illustra il percorso di conversione del tribuno Claudio alla ricerca "di un giorno senza morte", alternando episodi evangelici ad altri funzionali alla storia. Altro aspetto a favore, è per lo stile adottato dal regista ed il realismo di alcune scene (soprattutto nel rappresentare i corpi dei giustiziati nelle fosse comuni e degli uomini uccisi in battaglia) che ben contrasta e fa risaltare la bellezza dell'evento centrale della fede cristiana, la resurrezione di Gesù Cristo. Il film prodotto da Columbia e Sony vanta oltre agli ottimi interpreti (tra cui il redivivo Joseph Fiennes, prova di valore la sua) l'ottima fotografia di Lorenzo Senatore (che fa rivivere magicamente la Galilea in Andalusia, Almeria per la precisione), i costumi di Maurizio Millenotti (già candidato all'Oscar per Otello nel 1986) e le scene di Stefano Maria Ortolani. Buona è infatti la fotografia, la ricostruzione dei luoghi e la sceneggiatura. Sceneggiatura dove la storia del centurione Romano, l'uomo d'armi e di sangue, procede anche con una buona caratterizzazione dei personaggi. Il film, come detto e infatti, ha un pregevole evolversi della narrazione della conversione del centurione romano, sebbene rientri in uno schema storico certamente abbastanza fedele alla letteratura sacra, ma che però, come già sottolineato in precedenza, non ha nulla di propagandistico bensì la velleità di descrivere il cammino interiore di un uomo che scopre una dimensione spirituale che sovverte ogni parametro della sua vita. Il film insomma, è davvero una bella sorpresa rispetto alle tematiche consuete alle produzioni hollywoodiane degli ultimi tempi. Il bravo regista Kevin Reynolds affronta difatti il dilemma (tra fede e storia) in maniera seria riportandoci all'epoca dei fatti, sebbene con un realismo che non lascia spazio all'immaginazione. Il volto di Gesù è quello di Cliff Curtis (curiosa la sua scelta, che non è certamente la solita faccia che vedresti attaccata alla figura del Messia), non è solo luce, le sue apparizioni sono umane come umane lo furono secondo i vangeli, apparve a Tommaso con le sue ferite ai polsi ed al costato. Perché se è vero che in genere per rispetto e devozione non si fa interpretare la parte di Gesù, bene ha fatto invece il regista a darcene un'immagine, come fece Mel Gibson nel suo famoso film 'La passione di Cristo' (e forse farà con il sequel atteso) affidando il volto al bravissimo James Caviezel. Comunque al di là delle implicazioni religiose, cinematograficamente parlando il film resta uno strano esperimento che si colloca in maniera differente rispetto agli altri pellicole già viste sul tema, e che per questo potrebbe meritare una visione. E anche se il regista, sembra dirigere due lungometraggi diversi sullo stesso argomento (non proprio il massimo), Joseph Finnnes è in parte, così anche Tom Felton e Peter Firth (Ponzio Pilato). In definitiva un film apprezzabile che si vede volentieri, sebbene riservato ad un pubblico scelto e ridotto (certamente non ad atei, agnostici e materialisti, ai quali potrebbe che risultare inaccettabile). Certo, non è Ben Hur ne La passione di Cristo, ma merita di essere visto. Voto: 6,5