martedì 15 gennaio 2019

Suite francese (2014)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 07/04/2016 Qui - Suite francese (Suite française) è un film del 2014 diretto da Saul Dibb e basato dall'omonimo romanzo di Irène Némirovsky, pubblicato postumo nel 2004, a più di sessant'anni dalla sua stesura. Oltre cinquant'anni dopo la morte di Irene Nemirovsky in un campo di concentramento, la figlia trova infatti il coraggio di leggere i diari della madre scoprendo una storia incredibile accaduta nella Francia degli anni Quaranta del Novecento. Una storia pensata e scritta in francese da una scrittrice ebrea nata a Kiev che aveva fatto della Francia la sua patria (e da un suo compatriota è stata tradita e mandata a morire a Auschwitz). La trama è incentrata sulla storia d'amore tra una donna francese e un soldato tedesco, interpretati da Michelle Williams e Matthias Schoenaerts, durante i primi anni della occupazione tedesca della Francia. Del cast fanno parte anche Kristin Scott Thomas, Sam Riley, Ruth Wilson, Lambert Wilson e Margot Robbie. Il racconto di un'amore bruciante di un uomo e una donna travolti dalla Storia. Protagonista di tale storia, raccontata in una chiave drammatico-sentimentale, è la bella Lucile Angellier (Michelle Williams) che, in attesa di notizie del marito prigioniero di guerra (che non ha mai veramente amato), trova conforto nel suo pianoforte, che vive in un piccolo villaggio un'esistenza soffocante sotto l'occhio della suocera, donna dispotica, prepotente e meschina (Kristin Scott Thomas), fino a quando, la vita della tranquilla cittadina viene sconvolta dall'occupazione dei nazisti. Con l'arrivo dei profughi parigini e di un reggimento di soldati tedeschi che prendono possesso delle abitazioni dei residenti, fa la conoscenza dell'ufficiale tedesco Bruno (Matthias Schoenaerts). Nonostante le iniziali resistenze di lei, nonostante l'iniziale diffidenza e i pericoli connessi al fraternizzare con il nemico tra i due nasce un'appassionata ma tragica storia d'amore e passione. Perché complice la musica, tra Bruno, giovane raffinato, e Lucile nascerà un vero amore. Il tenente prima della guerra era, in effetti, un musicista e inizia a comporre al pianoforte l'aria (Dolce) che darà il titolo al film. Nel corso delle giornate che passano si innamora, ricambiata, dall'ufficiale nazista. La vicenda narra anche e soprattutto la presa di coscienza politica di Lucile che, al contrario delle posizioni ideologiche aprioristiche, cresce giorno dopo giorno attraverso episodi di vita vissuta, in reazione alle ingiustizie e violenze subite dall'amico ingiuriato, all'amica molestata fino alla donna ebrea deportata. Lucile è quello che gli altri francesi non sono più: non è una delatrice (come i suoi concittadini, che non perdono occasione per vendette personali), non è un'avida, né un'ingrata. È una donna che resta umana e anzi si schiude veramente solo ora al suo essere donna e creatura umana.
Davvero, come recita la battuta più romantica del film, le uniche persone con cui la protagonista e il suo tenente hanno qualcosa in comune, sono l'una per l'altro. Attorno, la guerra ha rotto e corrotto. Ma il rivolgimento di alcuni e svariati avvenimenti condurranno i due amanti a separarsi, loro malgrado. I sentimenti dei protagonisti, almeno di quelli che ancora li posseggono, appaiono in permanente contrasto con i doveri richiesti dalle leggi di guerra. Una lotta tra ragione e sentimento. In particolare nel tenente Bruno, la sua sensibilità di uomo colto e raffinato, i suoi sentimenti sono contrastati dai doveri di militare al servizio di un regime oppressivo. In particolare nella giovane e bella Lucille i sentimenti sono contrastati dai doveri verso la sua nazione e i suoi concittadini. Fortunatamente Dibb non stravolge il materiale di partenza e dunque non c'è troppo romanticismo in Suite Francese : l'amore non è felicità, ma solo l'ultimo rifugio della bellezza (di cui la musica del pianoforte è manifestazione e strumento), in un mondo fatto di orrore e perdita della dignità. A sua volta, la bellezza del film è tutta nella serietà e nella solitudine di Michelle Williams, che si porta in faccia quel mistero che ancora avvolge l'ultimo romanzo di Irène Nemirovsky e del quale è doverosamente impossibile venire a capo. Il merito del film consiste soprattutto nel descrivere una storia romantica in una atmosfera drammatica, senza compiacimento, senza cadere nel patetico e nel sentimentale. Non un melodrammone insomma. La durissima e rigida suocera di Lucile, attraverso il dolore e la rabbia, diventa pian piano umana e alla fine riuscirà perfino a commuoversi. Questa pellicola molto romantica e a tratti sdolcinata, non risulta affatto stucchevole, bensì in alcune parti persino assai avvincente grazie all'accuratezza con cui il regista l'ha girata. In modo abbastanza secco descrive gli avvenimenti nei quali sono coinvolti drammaticamente tutti i componenti, gli occupanti e gli occupati. E' la conseguenza delle guerre che sconvolgono i  comportamenti e i destini degli uomini. La riproduzione storica ed ambientale risalente, appunto, al secondo conflitto mondiale, è molto precisa e fedele alla realtà di quell'epoca tanto da ricrearne l'esatta atmosfera di terrore, tradimenti e soprusi vari nonché profonda miseria. Solo per ciò il film possiede già di per se un suo notevole valore. Inoltre, un altro elemento a favore della piena riuscita del film è costituita dalla scelta di tutti gli attori, bravi interpreti. Valida la prova di Michelle Williams (ex Dawson Creek) che è molto portata per i ruoli drammatici, così come per l'intero cast. A mio parere sono stati poco gestiti i tempi, il finale si stringe tutto intorno agli ultimi quindici minuti, non facendo capire esattamente la reale dimensione del film ed in particolare della veridicità della storia. Detto questo trovo che sia una realizzazione convincente, capace di mantenere vivo l'interesse fino alla fine. Ho trovato le immagini molto belle, una adeguata scenografia e le inquadrature curate. Non s’indulge nella violenza ma se ne respira tanta. Si conclude il film con le ultime frasi di Lucille, che, dopo 4 anni, a guerra finita, quando probabilmente Bruno è morto, afferma che la musica la riporta sempre a lui. Anche noi, oltre che dalla vicenda, veniamo guidati dalla musica, dalla suite francese e dal resto della bella colonna sonora, il brano musicale, appositamente composto dal musicista Alexander Desplat vincitore dell'Oscar per la colonna sonora di Grand Budapest HotelIn conclusione, il film altamente è apprezzabile sebbene non lo si possa annoverare tra i capolavori cinematografici. Voto: 6,5

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