venerdì 13 agosto 2021

Wonder Woman 1984 (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - Sequel di Wonder Woman, che dal confronto ne esce come un capolavoro, non lo era, ma fu una bella sorpresa e lasciava presagire una buona via per la DC. E invece, niente (al peggio non c'è fine), un film spiazzante da quanto male è stato sviluppato. Trama piuttosto tirata per i capelli con uno svolgimento decisamente banale. La faccenda dei desideri ha risvolti simpatici, anche se l'epilogo fa cadere le braccia. La cosa più sfiziosa di questo film è forse il cameo sui titoli di coda. Di chi? Facile immaginarlo. Per il resto questo Wonder Woman 1984 mi ha deluso in quasi tutti gli aspetti (è ovvio che gli effetti speciali facciano il loro dovere egregiamente). Nel suo tentativo di emulare in parte la serie e specialmente certi film supereroi di quegli anni (Superman in primis) perde i buoni spunti che presentava, lasciati cadere di fronte ad una spettacolarità che certamente su piccolo schermo si gode solo in parte. La (sempre gnocca) Gal Gadot fa il minimo indispensabile, mentre Chris Pine è l'unico che riesce a dare maggior pienezza al suo personaggio. I villain sono più adeguati al tono leggermente più brillante rispetto al primo film, ma tendono troppo alla macchietta l'uno, mentre l'altra antagonista sacrificata con un personaggio che meritava molto più approfondimento per le potenzialità che presentava (Pedro Pascal col toupet alla Trump e la Kristen Wiig che sembra una comparsa di Cats). Poteva durare di meno, quasi due ore e mezza sembrano un'eternità, nonostante non ci si annoi (avrebbero però giovato dei tagli qua e là). Delude anche la regia, si fa quasi fatica a credere che sia la stessa regista (ossia Patty Jenkins) del primo entusiasmante episodio. In conclusione, bruttarello andante. Voto: 5

Le streghe (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - Deludente pellicola da un regista da cui ci si aspetta sempre qualcosa in più (dopotutto ha sfornato dei capolavori, lui che ultimamente con Benvenuti a Marwen fece un buon lavoro). Robert Zemeckis anche sceneggiatore insieme a Guillermo Del Toro (con un Alfonso Cuarón in più come produttore) provano a rinvigorire il romanzo di Roald Dahl aggiornandolo al giorno d'oggi con delle aggiunte random nella trama, ma il risultato, al di là della confezione lussuosa, delude. E' la regia ad essere poco incisiva e lo scontro, seppur per gran parte a distanza, tra la Octavia Spencer e la Anne Hathaway non riesce a essere incisivo più di tanto. L'interpretazione della prima è lodevole, anzi, insieme agli effetti visivi (che però rischiano di mangiarsi tutto il film) le uniche cose che si salvano, quella della seconda purtroppo no, snervante nel suo overacting eccessivo. Come al solito è la presenza di Stanley Tucci a portare qualche momento di frivolezza gradevole. Molto infantile e poco divertente è infatti questa storia di streghe e topini. Non si capisce dove voglia andare a parare (non si capisce a chi dovrebbe rivolgersi), una trama (appunto) flebile senza sorprese e tante ingenuità. Il problema di questo film è che non mi ha suscitato nessuna emozione, né paura, né divertimento, né suspense, non ricordo bene la trasposizione cinematografica precedente (quella del 1990), ma scommetto fosse migliore di questa nuova (non necessaria) versione. Peccato perché io a Del Toro e a Zemeckis vorrei pure bene, e tanto, ma questo è, un quasi fallimento. Voto: 4,5

Non succede, ma se succede... (2019)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - Per la regia spesso brillante e spigliata di Jonathan Levine, un esperto di commedie indiavolate (che qualche sbaglio l'ha però pure fatto, si ricordi di Fottute!), ed a volte pure autore con sprazzi di efficace e malizioso piglio narrativo che ricorda, qui in particolare, lo stile sfrontato e disarmante dei fratelli Farrelly dei tempi di Tutti pazzi per MaryLong Shot (titolo originale più indicativo di quello un po' insensato italiano) si trasforma poco per volta in una commedia sempre in bilico tra comicità a grana spessa, se non proprio greve, e quel politically correct camuffato per il suo esatto contrario. Di fatto il film ha momenti esilaranti che funzionano bene, e si giova di due protagonisti superlativi e che insieme funzionano clamorosamente bene: Charlize Theron, statuaria più che mai, ma capace di ridicolizzarsi e umanizzarsi anche restando un'icona di perfezione, ed un Seth Rogen pungente e masochista come appare nelle migliori produzioni cameratesche made in Judd Apatow o James Franco. Forse non propriamente originale per il soggetto e per come si sviluppa, ma il film di Levine appare (non per caso) come un prodotto gradevole, spigliato e dinamico, che intrattiene senza sforzi anche facendo uso di dialoghi e situazioni, a volte, un po' enfatici. Nonostante la durata, superiore alle 2 ore, il film scorre piacevolmente (il buon ritmo sopperisce a certe lungaggini), risultando così una commedia simpatica dove alla fine ci si accorge che non si è riso sguaiatamente ma si è sorriso in attesa del lieto fine. Voto: 6+

Lucky (2017)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - Paura, è questo il sentimento nuovo ed inesplorato con cui è costretto a fare i conti Lucky, novantenne che si considera quasi invincibile. La paura del vuoto, l'attesa di un epilogo già scritto che aspetta di essere vissuto. Lucky, fumatore e bevitore abitudinario, amante dei quiz e dei cruciverba, vede la sua routine quotidiana scossa da una scoperta del tutto inaspettata, una crepa nella sua natura invulnerabile: la vecchiaia. Negli 88 minuti che raccontano pochi giorni della sua vita, Lucky conduce con sé lo spettatore in un viaggio interiore che passa per esperienze e situazione della sua quotidianità. La fotografia, che sfrutta la luce naturale tipica dei paesaggi rurali degli States fa da cornice alle vicende ordinarie vissute dal protagonista che, grazie al confronto con gli altri personaggi riesce a maturare una riflessione, cruda quanto vera, sulla fugacità della vita e sulla mortalità. Come riacquistare l'equilibrio nel vivere, superando la paura della morte e affrontando l'ingiustizia che sembra la vita: è una delle domande a cui John Carroll Lynch tenta di dare una risposta con il suo primo film alla regia. E lo fa offrendoci una chiave, una strategia, una via, che ci appare scontata, quasi banale, tanto semplice quanto potente: sorridere. Un film (simile ma diverso dal bellissimo Una storia vera di David Lynch, qui presente come attore) sull'arte dell'invecchiare che tutti noi prima o poi sperimenteremo, inevitabilmente lento, ma mai noioso. Grazie a dialoghi ben scritti e a un cast talentuoso, il film riesce a mantenere l'interesse pur in assenza di grandi colpi di scena, l'umorismo agrodolce non è mai ruffiano e il film risulta un esercizio onesto e sentito. E quindi buon esordio alla regia per uno dei migliori caratteristi attuali del cinema americano, ed ottima performance di Harry Dean Stanton, quasi profetico, al suo ultimo (memorabile) film. Voto: 6,5

Tenet (2020)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 13/08/2021 Qui - Esperimento riuscito a metà: nel senso che Christopher Nolan ancora una volta ha voluto sperimentare qualcosa mai visto prima, nella sua fissa col tempo e le costruzioni temporali presenta qualcosa volutamente ingarbugliato e di difficile fruizione, e in questo c'è riuscito, ma non è riuscito nel successo perché aldilà del progetto ambizioso quel che resta dello spettatore a fine visione è l'inebetimento di un sonoro martellante, la sensazione del vuoto e del WTF che lascia il film (un film non riuscito ma non per il suo essere troppo complicato ma per volerlo essere per forza). Insomma dal mio punto di vista "tanto fumo e poco arrosto", i capolavori di Nolan restano altri, questo resterà un esperimento originale al quale però difficilmente ci si affezionerà. Questa volta egli infatti nel ricercare il rompicapo perfetto è uscito un po' fuori tema confezionando un prodotto certamente originale ma poco avvincente. Come se non bastasse, egli riesce a costruire un muro invisibile fra lo spettatore e i personaggi. Tutto risulta freddo, asettico, privo di umanità. Non ci è consentito empatizzare con nessuna delle vicende dei protagonisti. Potrebbe succedergli qualsiasi cosa e non ne saremmo colpiti. Al regista manca proprio la capacità di farci sentire fisicamente i corpi degli attori. Come delle bellissime statue esposte in un museo che non possono essere toccate (in questo senso la  caratterizzazione dei personaggi non è delle migliori, nonostante le ottime prove attoriali, e di tutti). La sensualità è quindi bandita, perché altrimenti tutto potrebbe risultare "vero". Lo spettatore deve quindi essere sovrastato dalla potenza di fuoco del cinema Nolaniano, ricco di budget ma povero di cuore. Dopo il bellissimo Dunkirk mi aspettavo un altro approccio dal regista inglese che con questo Tenet firma sicuramente il suo film peggiore, anche se resta una pellicola interessante e di qualità, che merita la visione. Voto: 6

mercoledì 4 agosto 2021

Geekoni Film Festival: Le avventure di Rocketeer (1991)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 04/08/2021 Qui - Torna, a distanza di due anni dall'ultima volta, la rassegna cinematografica a tema ragazzi rinominata (giustamente e funzionalmente) Geekoni Film Festival, rassegna che, organizzata dalla cricca di blogger Nerd (la Geek League) di cui faccio anch'io parte, con il nickname Pan Fury, arriva quest'anno alla sua terza edizione, edizione che se non fosse per me, con la collaborazione di altri, non si sarebbe probabilmente mai svolta, ma ci siamo riusciti (certamente un bell'incentivo è stato il banner che ho creato per l'occasione, che troverete a fine post, che omaggia inequivocabilmente un caposaldo del genere "per ragazzi", ovviamente film degli anni '80, impossibile non conoscere, in tal senso ricordiamo il regista Richard Donner scomparso un mese fa). E dopo Labyrinth e successivamente Un maggiolino tutto matto, questa volta la mia scelta è ricaduta su di un film alquanto particolare, su di un'avventura ben congeniata che sa divertire, su di un film di fantascienza ambientato negli anni della seconda guerra mondiale nel complesso godibile. Appunto su (questo) The Rocketeer (tratto dal fumetto omonimo creato nel 1981 da Dave Stevens, l'opera più famosa dell'apprezzato fumettista e illustratore morto prematuramente nel 2008 a 53 anni), uno dei primi cinecomic, quando i cinecomic non si sapeva cosa fossero, ed anche uno degli ultimi/pochi film Disney che a dispetto del target non rinunciava (come adesso) alle sparatorie, agli inseguimenti, ai cattivi viscidi ed ai Nazisti per fare un film di questo genere. Un film dalle maestranze di tutto rispetto, dei pezzi da 90, mica pizza e fichi. Al timone ovviamente la Disney, che non ha mai badato a spese per i suoi innumerevoli film, soldi in questo caso spesi abbastanza bene, il film ha raggiunto (proprio quest'anno) i 30 anni ma non li dimostra, il merito è dell'aspetto tecnico della pellicola, di prim'ordine, in cabina (di regia) Joe Johnston, che ha sfornato qualche film discutibile (il recente Lo schiaccianoci e i quattro regni per esempio) ma che ha pure regalatoci quel piccolo cult di Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, uscito due anni prima a questo e presumibilmente divenuto trampolino, e soprattutto quel grande piccolo cult di Jumanji (quattro anni dopo), però non solo questi due, alla sala comandi gli sceneggiatori Danny Bilson, Paul De Meo (già penne dietro la serie televisiva cult The Flash) e William Dear, alle frequenze (musicali) James Horner, vi dicono niente Titanic ed Avatar?, infine l'equipaggio, con Alan Arkin, Oscar al miglior attore non protagonista nel 2007 per Little Miss Sunshine, con Timothy Dalton, uno dei tanti James Bond cinematografici, con Terry O'Quinn, il John Locke della serie tv Lost, con Jennifer Connelly, vincitrice di un Premio Oscar nel 2002, con i caratteristi Paul Sorvino e Margo Martindale, con il giovane Billy Campbell. Il risultato? Un film decisamente figo, figo il casco (e il costume), figo il zaino a razzo e fighissima la ragazza (come fa girare la testa Jennifer non la fa girare nessuna, all'epoca poi ventenne e straordinariamente fulgida).